Agassi: “I giovani non possono più aspettare, il cambio generazionale deve avvenire subito”

Il tema del passaggio generazionale nel mondo del tennis tiene banco da ormai molti anni. La pandemia e il bizzarro 2020 sembravano aver inviato segnali forti a riguardo con Thiem vincitore degli US Open, Medvedev lanciatissimo che trionfava alle ATP Filnas di Londra e Tsitsipas in grande spolvero ad inizio 2021 che ha vinto il Master di Montecarlo.
C’è stata però la finale degli Australian Open 2021, fin qui evento clou di questa stagione, che ha invece riportato tutti con i piedi per terra rafforzando il concetto di un cambio generazionale ai vertici del tennis non così vicino, non tanto per il risultato finale ma per il modo in cui Djokovic ha superato proprio Medvedev. Se a tutto ciò aggiungiamo il periodo di appannamento dei due tennisti più lanciati (Thiem e Medvedev)  ecco che ci troviamo (di nuovo )senza outsider per i Big 3 (Federer naturalmente ancora tutto da valutare).
È vero, questi ragionamenti hanno un senso soprattutto per i tornei dello Slam e per la classifica Atp all’interno di un discorso di continuità che manca a molti tennisti, per quanto riguarda i Master 1000 e tutti gli altri tornei il passaggio generazionale sembra esserci stato e non da quest’anno (gli ultimi due 1000 ne sono una conferma), ma rimane innegabile che i favoriti dei tornei principali restano i soliti noti.

Sull’argomento si sono espressi in tanti, l’ultimo a farlo in ordine di tempo un pezzo da novanta del mondo del tennis, un certo Andrè Agassi. Personaggio unico, tra i più affascinanti della storia di questo sport, Agassi  ha vestito i panni sia del giovane rampante che voleva rovesciare l’élite del tennis della sua epoca, sia del veterano a fine carriera, aggrappato alla sua storia (e al suo talento) che non voleva lasciare spazio alle nuove leve.
“È chiaro che i giovani stanno crescendo. Il titolo di Tsitsipas a Montecarlo ne è la prova, così come le ultime performance di Medvedev, Zverev o Thiem. Penso che questi tennisti abbiano già capito che non possono rimandare il passaggio generazionale, non possono permettersi di rispettare così tanto i Big 3 e non iniziare a vincere gli Slam fino al ritiro di essi. Devono fare un salto di qualità che permetta loro di raggiungere la vetta in modo permanente”.
Battere I Big 3 per se stessi ma anche per il movimento tennistico, perché secondo Agassi per i più giovani capire che si possono superare i migliori dopo tanti anni rappresenta uno stimolo che li farà crescere: “Per me è stato così-continua l’ex campione statunitense- quando sei molto giovane devi credere che sia tutto possibile e per questo non c’è niente di meglio che vedere qualcun’altro battere i migliori. Sono diventato professionista a 16 anni ed a 18 ero già tra i primi 3 in classifica. Non ho vinto un Grande Slam fino a 22 anni, ma nel frattempo ho visto tanti altri giovani giocatori migliorare le loro prestazioni, gente come Courier, Sampras o Chang, sono stati in grado di vincere partite e tornei importanti prima di me e questo è stato un grosso stimolo. Una volta che qualcuno lo ha dimostrato diventa possibile, rafforza la fiducia in se stessi e la sostituzione dei migliori diventa più fattibile”.
Infine Agassi elogia i Big 3 con cui ha avuto la fortuna di misurarsi anche sul campo: “Abbiamo visto tre ragazzi vincere un totale di 58 Grand Slam in 14 anni. È pazzesco. Si sono combattuti per molti anni, dividendosi quasi tutti i titoli. Riuscite a immaginare se non fossero coincisi nel tempo? Cosa sarebbe successo? Se uno non avesse avuto la competenza degli altri….”

 

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