ATP Finals – Tante ombre e poche luci

Partiamo da una premessa, ovvero lo scandaloso tempismo con cui il CTS si è espresso sulla capienza massima consentita per il Pala Alpitour di Torino: due giorni prima pare davvero inaccettabile, un esercizio di potere al limite del ridicolo, soprattutto se confrontato con situazioni analoghe e deroghe sempre e solo verso lo sport nazionalpopolare, il calcio (vedi la deroga al 100% della partita decisiva della nazionale contro la Svizzera a Roma due giorni prima, per non parlare della deroga alla presenza del pubblico per la finale di Coppa Italia di maggio o per gli Europei di calcio). Come se le persone che presiedono quel comitato non facciano parte di questo mondo, come se non sapessero le difficoltà logistiche di un evento di questa portata, sia per chi lo organizza sia per chi a questo evento vuole assistere. E non facciamo fatica ad immaginare che se si fossero chiamate Finals di calcio forse ci sarebbe stato un trattamento diverso. Ma tant’è, forse il calcio porta più consensi del tennis.

Detto questo, non si può non criticare la gestione dell’organizzazione a fronte di questa decisione che, seppur irricevibile per le tempistiche e per le modalità, era pur sempre una direttiva dall’alto.

Riavvolgiamo il nastro. La vendita dei biglietti è partita proprio un anno fa, con stupore di molti (vedi qui) per il larghissimo anticipo, soprattutto considerato il periodo storico: ricordiamo che a novembre del 2020 eravamo nuovamente in lockdown, festeggiare il Natale sembrava una conquista impossibile e il vaccino era ancora un miraggio.

Sul tema si è anche espresso Binaghi “è prassi consolidata in tutti i tornei di tennis del mondo che la prevendita inizi con largo anticipo. Tanto per fare riferimento ai nostri “competitor” di questa primavera sulla terra battuta: gli Internazionali d’Italia hanno aperto la prevendita da mesi e hanno incassato due milioni e mezzo di euro di biglietti. Monte-Carlo e Madrid hanno già iniziato la prevendita. Il Roland Garros la apre a metà gennaio”.
Nessuno però le apre con un anno di anticipo, verrebbe da controbattere. E tutti quelli che hanno comprato i biglietti un anno fa hanno fatto un vero e proprio atto di fede, almeno questo va riconosciuto.
Atto di fede che non è valso a nulla, perché in molti si sono poi visti annullare proprio quei biglietti. E la fede ha davvero vacillato.
Viene da pensare che si sia partiti con così largo anticipo per l’esigenza e la volontà, legittima se vogliamo, di fare subito cassa. E che si sia riusciti perfettamente nell’intento. Sempre Binaghi “è giusto che si sappia che in alcuni settori il 60% è stato superato lo scorso dicembre. Il boom delle Finals all’inizio è stato clamoroso: abbiamo incassato tre milioni di euro di biglietti nelle prime 24 ore. Un boom tale che i settori più popolari sono andati oltre il 60% nel giro di tre settimane”.
Un successone per le casse degli organizzatori, non c’è che dire. E allo stesso tempo Binaghi ci dice che i “credenti” erano molti di più di quelli che immaginavamo, se è vero che sono stati venduti, a spanne, metà dei biglietti totali disponibili nel giro delle prime tre settimane.

La gestione del caos generato è stata davvero rivedibile, soprattutto nella scarsa, per non dire nulla, comunicazione: agli occhi dei malcapitati i biglietti erano stati annullati senza un reale criterio. Nei gruppi Facebook si rincorrevano notizie e aggiornamenti: “io ho comprato i biglietti il 5 dicembre 2020 e mi sono stati annullati”, “io il 5 maggio e posso entrare”, “secondo me hanno dato priorità ai biglietti che costavano di più”, “secondo me hanno dato precedenza a chi ha scaricato il segnaposto prima”, ecc… Ci mancava solo che girasse la notizia che alle ATP Finals si fosse qualificato pure Zoff.
La scarsa comunicazione aggiunge caos al caos. E allora è lecito domandarsi come mai gli organizzatori non erano preparati a questa evenienza. Erano troppo ottimisti da non preparare un piano B?
Piano B inesistente, come dimostra poi la sconcertante mail ricevuta nei giorni successivi:

Gentile cliente,
mediante una razionalizzazione della distribuzione degli ingressi nella giornata di domani, primo giorno del torneo, quando il limite della capienza consentita del 60 per cento sarà ancora in vigore, per fare accedere più spettatori possibile sempre nel rispetto delle linee guida per l’organizzazione di competizioni ed eventi sportivi aperti al pubblico, per il contenimento della pandemia da COVID 19, e dei protocolli di sicurezza previsti dall’organizzazione e approvati dalle autorità competenti, Le confermiamo la validità dei suoi biglietti per [GIORNO] SESSIONE POMERIDIANA/SERALE e quindi potrà accedere alla manifestazione.

Ottimo, aspetta che riprenoto l’albergo e il treno! Ah, no mi sa che non faccio in tempo comunque, peccato.
Benissimo, adesso dico al mio capo che prendo nuovamente ferie! Ah, il mio capo dice che non posso lasciare l’ufficio scoperto con così poco preavviso.

Ma la cosa che lascia più perplessi di tutti è: “ma allora mi stai dicendo che, anche se la capienza è al 60%, non ti preoccupare in qualche modo facciamo, tanto il CTS non ci vede
Ma se il CTS vedesse le immagini televisive o qualche foto delle sessioni serali (come questa sotto), si accorgerebbe che la capienza era più vicina al 100% che al 60%. E allora come si spiega? Sono state fatte entrare più persone in barba ad un decisione del comitato tecnico scientifico?

Dunque, allo stato dell’arte, le persone che vanno oltre il 60% non possono entrare.” ha dichiarato sempre Binaghi.
Magari, però, il 60% fa riferimento alla capienza massima del Pala Alpitour e non ai posti allestiti. Invece no, sempre a detta del presidente della Federtennis:
Il Pala Alpitour, che ospita le Nitto ATP Finals, da un punto di vista impiantistico è stato progettato e costruito non per 12.804 persone, che sono quelle che noi avremmo avuto in caso di riempimento totale, ma addirittura per 17.500 spettatori. E quindi ha un coefficiente di sicurezza molto maggiore perché ha impianti di aerazione, impianti di estrazione aria, ha servizi e aree che sono stati dimensionati per questo numero. Il paradosso è che se noi, stasera, anziché giocare a tennis avessimo fatto un torneo di padel avremmo potuto soddisfare queste persone che oggi non possono entrare. Perché al posto del campo da tennis avremmo potuto continuare a collocare seggiolini e quindi avremmo applicato la percentuale del 60% non a 12.800 ma a un numero più alto, quasi 17.000.

A questo punto una domanda è lecita: come è possibile allora che ci fosse il pienone? Perché quelle mail inviate ai possessori dei biglietti annullati quando ancora si aspettava la conferma del CTS sulla richiesta di ampliare la capienza?

Ma la gestione dei biglietti non è l’unico aspetto rivedibile di questa prima edizione torinese della ATP Finals.
Se il buongiorno si vede dal mattino, già domenica mattina la coda chilometrica presente davanti al Pala Alpitour non faceva presagire nulla di buono.
Tre accessi diversi, a seconda dei settori, ma un collo di bottiglia unico: il controllo del Green Pass era demandato ad una, o massimo, due persone per settore. Solo che per entrare al palazzetto era necessario avere con sé: biglietto, segnaposto, QR code con la registrazione per ogni singolo evento, mascherina FFP2. Molta gente al primo controllo non sapeva cosa doveva presentare: serve il biglietto? il QR code? Tutti i documenti? No il green pass… Ah, allora aspetta che lo cerco. E nel frattempo si accumulava ritardo: era troppo difficile immaginare di mettere un cartello visibile da lontano con scritto “Controllo Green Pass”? O di mettere più persone ai controlli?
Il risultato è che c’è gente che è ha fatto coda di un’ora e mezza (sotto la pioggia) e che è entrata nel palazzetto a prima partita iniziata (il doppio).
Ci è mancato solo che per entrare ci facessero giocare ad un due tre stella e la trasformazione in Squid Game era completata.

Una volta entrati, in effetti il colpo d’occhio del campo di allenamento nella hall del Pala Alpitour e la possibilità di vedere i giocatori allenarsi così da vicino è stata davvero una bellissima sorpresa. Voto 10.
Per il resto, chi aveva un biglietto in Tribuna Nord e voleva usufruire dei servizi doveva uscire fuori e poi rientrare in un altro settore, e con la pioggia non è davvero divertente. E per rientrare dovevi nuovamente presentare il biglietto. “Ma io ero solo andato in bagno…
Se invece volevi comprare dell’acqua e non avevi un accesso VIP per le aree lounge dedicate agli sponsor, una volta digerita la scelta classista, dovevi sempre uscire fuori dove era collocato un piccolo gabbiotto per cibo e bevande, oppure potevi raccogliere l’acqua piovana con l’ombrello e dissetarti.
E a proposito di acqua, in alcuni settori pioveva del soffitto, ma vale il detto “ATP Finals bagnate, ATP Finals fortunate”.

Se invece avevi acquistato un biglietto anche per la sessione serale, dovevi fare una nuova coda sempre all’esterno del palazzetto (e sempre sotto la pioggia, ma che sfortuna): non era possibile prevedere un flusso diverso? Un controllo dei nuovi biglietti all’ingresso di ogni settore?

Infine, una nota sullo spettacolo. Chi scrive ha avuto anche la fortuna di assistere alla Finals a Londra. Se è vero che lo spettacolo di luci iniziale e l’ingresso dei giocatori in campo è davvero spettacolare (voto 10 anche qui), per il resto l’intrattenimento del pubblico durante i cambi di campo è leggermente sottotono, soprattutto se paragonato con quello londinese. Ma è pur vero che siamo qui per una partita di tennis, quindi è un dettaglio di poco conto.
La delusione più grande, invece, è per i gadget del torneo. Nella O2 Arena c’erano stand ogni 10 metri, dove portarsi a casa un ricordo personale dell’evento. A Torino, invece, solo due piccoli stand. Situati dove, indovinate un po’? Sempre all’esterno del palazzetto. Probabilmente è stato fatto per non creare assembramenti, non lo sappiamo. Ma sono gli stessi assembramenti per un coda in bagno o per assistere agli allenamenti dei giocatori.

L’impressione “finals” di questa prima edizione del master sotto la Mole è deludente, vista con gli occhi di un appassionato. Ed è la stessa amarezza che si ritrovava intercettando i discorsi delle tante persone accorse da tutta Italia, “questo è l’ultimo anno che vengo a Torino”. Noi speriamo di no, perchè ci sono ancora 4 anni per migliorare. E perché Torino e il tennis sono bellissimi.

I tifosi, gli appassionati di tennis, come per ogni sport, sono, insieme agli atleti, gli attori protagonisti e andrebbero considerati quasi sullo stesso piano e trattati con lo stesso riguardo con cui ci si prende cura di Novak Djokovic. Non solo come persone che pagano un biglietto, mucche da spremere, utenti di un servizio.
Ecco, se devo esprimere un desiderio per le prossime edizioni, è questo: che a tutti i tifosi venga data maggiore importanza, se non la stessa riservata per i primi 8 giocatori al mondo, facciamo quella del numero 9?

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