Grigor Dimitrov resta l’incompiuto, per ora

Grigor il predestinato, l’erede di re Roger, ha fatto ben sperare, a Montecarlo, che il suo momento fosse davvero arrivato. Non che il talento e la classe del giovane campione bulgaro fossero state mai messe in discussione, basta guardarlo giocare per capire la qualità del suo tennis. Ma, finora, è stata la quantità a mancare, o meglio i risultati, quelli importanti, quelli che gli permettano di mettere la freccia e uscire dal blocco dell’11 posto nel ranking mondiale.
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Le vittorie contro Djokovic a Madrid nel 2013, e contro Murray a Wimbledon lo scorso anno, testimoniano senza dubbio tutto il potenziale del bulgaro. Tuttavia il presupposto essenziale per abitare i piani alti della classifica è proprio la continuità di risultati, il saper mantenere un elevato livello di gioco per un lungo arco di tempo. Questo è ciò che il bulgaro ancora non ha raggiunto a differenza dei suoi rivali, se si pensa che Djokovic non perde un match dal torneo di Dubai. 

Il Dimitrov visto a Montecarlo aveva offerto quella speranza, il “finalmente è la volta buona” che in molti attendono, forse da troppo tempo. Forse proprio il suo essere il predestinato è il problema, troppa aspettativa, troppo peso sulle spalle. Chissà?

Nel  primo Mille in Europa della stagione, il primo su terra, Dimitrov ha giocato in modo convincente, travolgendo anche il numero uno italiano Fabio Fognini agli ottavi (un Fognini in ripresa dopo un periodo difficile e cinque sconfitte al primo turno, per poi franare di fronte all’eccentrico Gael Monfils, decisamente in forma, nonostante i problemi all’anca che hanno messo in discussione la sua partecipazione al torneo. Monfils che, sulla terra, ha giocato da moderno terraiolo, remando da fondo e dando l’impressione di poterlo fare per due giorni di fila.
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Dimitrov di fronte al “muro” si è fermato, come la speranza che il grande salto fosse prossimo venturo. La promessa, anche questa volta, è rimasta tale. Le aspettative per il “signor” Sharapova sono tante e continuano a essere tali. Certo, a 24 anni, qualche promessa in più, il predestinato, avrebbe dovuto mantenerla.

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