Il 2017 di Federer in cinque perle

Le più belle partite dello svizzero nella stagione appena terminata. Dalla finale degli Australian Open a quella di Shanghai.

Scorrono i titoli di coda sulla stagione 2017 e Roger Federer, pur avendo smarrito la classica ciliegina da collocare al centro della sua eccellente torta, ha dato appuntamento a tutti all’anno nuovo dicendosi più che soddisfatto di come sono andate le cose. La delusione per aver mancato un titolo prestigioso – quello del Masters, che sarebbe stato il settimo per lui – non ha dunque inquinato il giudizio su quanto di straordinario lo svizzero sia riuscito a fare in un 2017 che era iniziato all’insegna dell’incertezza e si è via via trasformato in un ragionato percorso a tappe che l’ha visto quasi sempre protagonista.

A livello puramente statistico, Federer ha chiuso la stagione con un bilancio di 52 vittorie, 5 sconfitte e 1 incontro non disputato (il quarto di finale con Nick Kyrgios a Indian Wells); solo nel suo triennio migliore – dal 2004 al 2006 – il numero 2 del mondo aveva fatto registrare percentuali migliori del 91,23% di quest’anno, aggiornando il suo record in carriera a 1132-250, pari all’81,91% di incontri vinti.

In questo articolo abbiamo voluto spulciare tra le 52 vittorie del 2017 per estrarre quelle che, a nostro avviso, sono state le migliori. Eccole, in ordine cronologico.

AUSTRALIAN OPEN – FINALE

Federer-Nadal 6-4 3-6 6-1 3-6 6-3

Forse una delle partite più importanti nella storia del tennis. I due grandi rivali, reduci entrambi da un 2016 a mezzo servizio e avaro di soddisfazioni, si ritrovano di fronte nella finale del primo major stagionale, laddove i dominatori del recente passato (Murray e Djokovic) hanno palesato i primi sintomi di una crisi che li accompagnerà per il resto della stagione. Per i precedenti (23-11 in favore dello spagnolo) e per le fatiche accumulate durante il torneo (vittorie al quinto con Nishikori e Wawrinka), Federer parte sfavorito. Nadal, nei giorni precedenti, ha sofferto sia con Alexander Zverev che in semifinale con Dimitrov ma sembra in grande spolvero. Fin dalle prime battute si capisce che il nuovo corso di Federer può essere indigesto al maiorchino perché, grazie ai suggerimenti di coach Ljubicic e alla nuova racchetta che gli viene in aiuto nel passaggio dalla teoria alla pratica, la diagonale rovescio (di Roger) contro dritto (di Rafa) non è più una tassa da pagare. Anzi. Tuttavia, quando la sfida sconfina nel territorio dello spagnolo – leggi quinto set e oltre le tre ore di gioco -, in pochi sono ancora disposti a puntare su Federer. Di questi, almeno una metà disertano quando Nadal centra il break e sale 3-1 nel set decisivo. Invece proprio da lì parte la più clamorosa mezzora di tennis dell’anno, se non della vita di Roger Federer.

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MIAMI – SEMIFINALE

Federer-Kyrgios 7-6 6-7 7-6

Lo stupore continua. Dopo Melbourne – e dopo l’inattesa sconfitta a Dubai per mano di Donskoy – Federer vince a Indian Wells senza perdere un set (e battendo nuovamente Nadal, negli ottavi) e torna a Miami per mettere a segno il clamoroso “Double Sunshine” – ovvero la vittoria nei due 1000 americani di primavera. In semifinale, Roger trova il giovane australiano Nick Kyrgios, dal quale ha perso l’unico confronto diretto sulla terra di Madrid nel 2015 in tre tie-break. A Crandon Park la storia si ripete. Federer è stato a un punto dall’eliminazione nel turno precedente, contro Berdych, ma il ceco non ha sfruttato l’occasione e ha perso. In semifinale Kyrgios mette in evidenza tutto il suo talento tenendo Roger sulle spine per oltre tre ore. Nick non avrà match-point ma sarà avanti per due volte di un mini-break nel tie-break decisivo; un doppio fallo di Kyrgios e l’ace conclusivo di Federer mandano l’elvetico in finale, dove batterà per la terza volta in stagione Nadal.

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HALLE – FINALE

Federer-Alexander Zverev 6-1 6-3

Dopo aver saltato per intero la stagione sulla terra rossa – non senza perplessità da parte di molti suoi tifosi, che lo ritengono in grado di ben figurare anche su quella superficie – Federer concentra le sue energie per ben figurare sull’erba con l’ottavo titolo di Wimbledon nel mirino. Dopo l’esordio scioccante di Stoccarda, in cui lo svizzero cede in tre set (con match-point annesso) a Tommy Haas, ad Halle Federer mostra di aver smaltito buona parte della ruggine accumulata durante la lunga sosta e in finale travolge Alexander Zverev. Il giovane tedesco, candidato da molti a diventare il numero 1 del futuro, deve affrontare un presente quasi insopportabile e viene liquidato in meno di un’ora di gioco. Roger è pronto per i Championships.

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WIMBLEDON – QUARTI DI FINALE

Federer-Raonic 6-4 6-2 7-6

Lo svizzero torna nel luogo che più gli è caro (insieme a Basilea) e dopo un anno ritrova colui che gli inflisse l’ultima sconfitta del 2016. Il canadese Milos Raonic a Wimbledon difende la finale conquistata l’anno precedente proprio battendo Federer in cinque set ma stavolta le cose vanno in modo diverso. Roger è velocissimo ad incamerare i primi due set (appena 59 minuti) ma nel terzo Raonic riesce a tenere il passo del 7 volte campione di questo torneo. Federer concede ben 5 palle-break, le annulla tutte e si rifugia nel tie-break dove parte male (0-3) prima di alzare il livello del suo gioco e trovare cinque punti consecutivi che mettono virtualmente la parola fine alla sfida. In semifinale Roger giocherà con attenzione contro Berdych mentre la finale con Cilic sarà semplificata dalle difficoltà fisiche ed emotive del croato.

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SHANGHAI – FINALE

Federer-Nadal 6-4 6-3

Una partita magnifica non tanto per la qualità assoluta espressa da Federer quanto per aver ribadito la supremazia dello stesso su Nadal, nel frattempo tornato n°1 del mondo (a proposito: era dalla vittoria nel round-robin delle ATP Finals 2015 di Londra contro Djokovic che Roger non batteva più il n°1 del ranking ATP). L’estate americana ha portato quasi solo amarezze allo svizzero. La scelta di anticipare il rientro a Montreal può essere la causa del mal di schiena che non gli impedisce di raggiungere la finale in Canada (sconfitto da Zverev) ma lo condiziona nelle settimane successive. Federer salta Cincinnati, agli US Open raggiunge i quarti senza brillare e perde con Del Potro per poi fermarsi di nuovo. Il rientro semi-ufficiale alla Laver Cup non toglie del tutto le perlessità sul suo stato di forma ma nel 1000 cinese soffre solo nel primo set della semifinale con il giocatore più caldo del momento, Juan Martin del Potro. Dall’altra parte, Nadal (che viene dalla vittoria a Pechino e non perde da 16 incontri) sembra imbattibile ma la finale è la replica quasi esatta di quella di Miami. Roger non concede nemmeno una palla-break e strappa tre volte la battuta allo spagnolo, conquistando il secondo titolo in carriera a Shanghai. Roger andrà poi a Basilea, per mettere a segno l’ottavo titolo, ma la stanchezza accumulata lo consiglierà di ritirarsi da Bercy per essere al meglio a Londra. Invece nemmeno al Masters Federer brilla come vorrebbe; conquista la semifinale con tre vittorie ma qui perde, come detto, da Goffin.

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