L’Australia della Davis tra amore, polemiche e Hewitt

Il team capitanato dall'ex numero uno del mondo vuole riconquistare l'Insalatiera dopo quattordici anni di digiuno. I presupposti sono ottimi, ma non tutto potrebbe andare nel verso giusto.

Gli australiani sono innamorati della Coppa Davis. È un dato di fatto. Lo si evince dalle parole di Nick Kyrgios, il Balotelli del tennis che con la vittoria su Sam Querrey ha conquistato il punto decisivo per l’approdo alle semifinali dei canguri: “Questa competizione mi fa bene. Amo allenarmi con i miei compagni, giocare a tennis in team con loro e anche guardarli mentre giocano”. In realtà, non potrebbe essere altrimenti per una nazione che ha alzato ventotto volte l’Insalatiera, e che ora ha una squadra formata quasi interamente da NextGen ATP. La nomina a capitano di Lleyton Hewitt (avvenuta nell’ottobre 2015) ha fatto crescere nei giovani aussie la voglia e il desiderio di far parte di un team così importante, e di ritornare ad alzare un trofeo che manca dal 2003 quando a riceverlo in primissima linea c’era proprio l’ultimo numero 1 ATP d’Australia. I fasti degli anni 50-60, in cui i gialloverdi conquistarono per ben quindici volte la Coppa, sono ben lontani, ma il raggiungimento della seconda semifinale in tre anni è la prova tangibile di questo ritorno alla vecchia volontà di potenza. “Io non prego nessuno per giocare con questi colori. Deve essere un onore e un privilegio far parte di questa squadra e voglio che i ragazzi siano completamente devoti alla causa”. La chiarezza del capitano, quella che mette a tacere qualsiasi tipo di polemica è ciò che serve per tornare ai livelli che competono a una delle più gloriose formazioni del tennis mondiale. Lleyton sembra averlo capito perfettamente (in quel caso, le sue parole erano destinate a Bernard Tomic, che in febbraio non aveva risposto alla convocazione alla Davis per motivi “di calendario”).

Australia Coppa Davis

A settembre, l’Australia sfiderà il Belgio di Goffin che ha eliminato l’Italia ai quarti, e anche in quel frangente Hewitt avrà a disposizione una ben nutrita schiera di talenti. Dopo il sopracitato Kyrgios, ai quarti di finale erano stati convocati anche gli esperti Sam Groth e John Peers, insieme con l’altra NextGen Jordan Thomson. Inoltre, Hewitt avrà probabilmente a disposizione anche Thanasi Kokkinakis, talento classe 1996 che era stato fermato nel 2016 da un problema alla spalla e uno al muscolo pettorale, per i quali si è dovuto sottoporre a interventi chirurgici. Ora Thanasi è al numero 454 del ranking ATP (prima dell’infortunio è stato anche al 69), ma visti i recenti miglioramenti nella sua condizione fisica potrebbe essere la carta a sorpresa di Hewitt. Discorso a parte quello che riguarda Bernard Tomic. Dopo le polemiche con Tennis Australia a causa di un presunto mancato sostentamento alla carriera tennistica della sorella Sara, Bernard, che in realtà già nel 2015 si era messo contro la Federazione sostenendo che le decisioni venissero spesso prese “a tavolino”, sta incontrando insidie notevolissime: a inizio stagione il suo dichiarato obiettivo era quello di entrare in top ten, ma ora si trova al numero 93 della classifica ATP. Tuttavia, in tempi non sospetti, Hewitt è stato esaustivo anche riguardo questo argomento; in febbraio, oltre alle parole di cui sopra, ha infatti aggiunto: “Non so se Bernard sarà più convocato in Coppa Davis”. La risposta di Tomic non si è fatta attendere, il quale ha definito la lotta per l’Insalatiera come non rientrante nelle sue priorità. Eppure, visto il clima di estrema positività che si respira nel team australiano, potrebbe trarne dei benefici, così come lo stesso Nick Kyrgios che ha definito la Davis “utile anche per la mentalità e lo sviluppo del tennista”. E se lo dice uno come lui…

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