Masters 1000 Miami, Nadal ufficializza il forfait per prepararsi alla terra rossa

Rafa Nadal non giocherà il Masters 1000 di Miami, è ufficiale: "Non posso fare cambi di superfici drastici e così avrò tre settimane di tempo prima del rosso".

Ogni grande stagione che si vive oltre i 30 anni necessita – almeno nel circuito maschile – di una gestione attentissima delle energie, per cercare di prolungare sia lo stato di forma che la carriera, prevenendo gli infortuni. Federer, nel 2017, ha fatto da maestro. Djokovic ha dimostrato di saperlo fare lo scorso anno, quando nella caccia al Grand Slam ha rinunciato praticamente a qualsiasi torneo eccetto quello olimpico a Tokyo. Nadal sta provando a fare lo stesso. Lo spagnolo è ancora in gara ad Indian Wells, ma dopo sei mesi di inattività ha giocato moltissimo. Viene da 17 match e tre tornei vinti consecutivamente tra l’Australia ed il Messico, e questa sera giocherà gli ottavi di finale in California, contro Reilly Opelka. Intanto, però, è arrivata l’ufficialità del suo forfait nel secondo Masters 1000 della stagione a Miami.

Così chi aspettava Nadal in Florida è rimasto deluso. Il numero 4 Atp non si fa vedere a Miami dal 2017, anno della quinta ed ultima finale persa. Una competizione, in cui, come detto anche per l’Australian Open, forse l’iberico avrebbe meritato di più per la qualità di gioco espressa. Ed invece non ha mai potuto abbracciare il trofeo, trovando per cinque volte un avversario più forte nell’ultimo atto. Gli unici veri rimpianti sono quelli del 2005, quando Nadal era avanti di due set contro Roger Federer (vincitore al quinto), e del 2015, quando Novak Djokovic lo superò al tie-break del terzo parziale.

Ma di tempo ne è passato, e ora le priorità sono altre. La salute conta più della possibilità di vincere tutti i Masters 1000, anche perché all’appello, oltre a Miami, manca anche Shanghai, dove ugualmente perse la finale nel 2017 (ancora dal rivale svizzero) senza mai più giocarci. Il forfait era già nell’aria dopo l’inaspettata impresa all’Australian Open, e si è fatto sempre più probabile dopo la vittoria ad Acapulco. Già prima dell’esordio ad Indian Wells, contro Sebastian Korda, Nadal aveva fatto capire che prima o poi avrebbe avuto bisogno di una pausa. “Il piede mi preoccupa ogni giorno,” – aveva detto – “devo trovare un equilibrio tra i momenti in cui gioco e quelli in cui sto fermo“.

In seguito all’ufficialità, Nadal è tornato a parlare con ancora maggiore chiarezza in merito alla scelta, senza nascondersi. “Non ho giocato a Miami negli ultimi anni. Ho quasi 36 anni e ho giocato molto di più di quanto mi aspettassi all’inizio della stagione“. Dunque, come spesso accade ai giocatori più longevi, la scelta è conservativa, l’iscrizione iniziale è comunque subordinata alla fatica pregressa con cui si arriva al torneo. E Nadal, quest’anno più che mai, è giustificato: quello del 2022 per lui è il miglior inizio di stagione di sempre. Ancora di più se si pensa che il Masters 1000 avrebbe inizio tra una settimana esatta, ed invece lui è ancora pienamente in corsa per Indian Wells, dove ha già vinto tre volte in passato.

Rafael Nadal Indian Wells 2022

Sul fisico, pesa anche la questione tecnica: “Per il mio corpo non è buono cambiare velocemente superficie. Se giocassi a Miami non avrei tempo per recuperare e per il passaggio alla terra battuta“. Basti pensare che l’amato torneo di Monte-Carlo, dove Nadal ha vinto undici titoli, inizierebbe appena due settimane dopo la trasferta a Miami, il 10 aprile. Tutto questo rientra nella pianificazione studiata dal 36 volte campione Masters 1000 per non sovraccaricare il piede e le ginocchia che gli hanno dato enormi problemi in carriera. “Devo fare tutto passo dopo passo. Non posso fare passaggi drastici come in passato. Per questo ho deciso di fermarmi e concedermi tre settimane prima che la stagione su terra inizi“. Nel Principato, Nadal non vince dal 2018, e l’anno scorso è stato estromesso da Andrey Rublev nei quarti di finale, quindi la voglia di rivalsa sarà sicuramente moltissima. Attenzione alla concorrenza, però, perché quest’anno ci saranno tutti i Top 10. Tra i primi 50 ne mancheranno solo sette. A Miami, come accade sempre più spesso, dovranno invece rinunciare ad avere tutti i Big 3.

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