Roger Federer svela i segreti dei suoi incredibili successi

Intervista esclusiva: Roger Federer rivela come, all’età di 33 anni, è riuscito a vincere cinque titoli ATP, per un totale di 68 vittorie in questa stagione, che gli hanno permesso di raggiungere le ATP World Tour Finals. Traduzione di Simone Marasi

È stato il titolo della BBC, l’International Sports Personality, deciso dal voto del pubblico l’ultima vittoria dello svizzero. Già popolare come Babbo Natale, Roger Federer sta beneficiando ora di un’ondata extra di emozioni che riguarda i grandi atleti nella fase finale della stagione.

Una scena già vista, come nello scorso novembre quando sembrava che la sua fine fosse vicina. Ora, con Roger che partecipa alle Finals con una piccola chance di ridiventare numero 1, alcuni pensano che possa continuare a giocare fino al 2018.

Come fa a fare ciò, dunque? In una sua intervista esclusiva con il Telegraph Sport, Federer mette in evidenza i punti chiave che gli anno permesso di ottenere 68 vittorie e cinque titoli nella stagione.

“Stefan (Edberg, ndr) voleva che giocassi più partite e che giocassi tornei più regolarmente.” – ha detto Federer, che ha partecipato a ben 17 eventi nel 2014, senza contare quelli della finale di Coppa Davis del mese prossimo, mentre Djokovic è arrivato a 15.

BRITAIN TENNIS ATP FINALS

“Mi ha inoltre raccomandato di continuare a giocare, mentre prima lo facevo solo all’avvicinarsi di un torneo. Penso che attualmente questo mi aiuti a mantenere un certo ritmo. Quando si opera una scelta di questo tipo, devi perseverare per vedere se funziona. Per me lo ha fatto, perché non ho più avuto più problemi ricorrenti alla schiena”.

Il 2014 di Federer è stato pieno di avvenimenti, inclusa la nascita dei gemelli a maggio, niente in confronto al lungo e travagliato 2013. In quell’anno infatti era affetto da un dolore spinale cronico, ma riuscì comunque a mantenere la sua corsa ininterrotta di 15 anni ai Grandi Slam. Lui non è uno che chiama il proprio fisioterapista in campo, né uno che se la prende con il proprio corpo se fallisce un colpo, in modo che il mondo esterno lo consideri solo come un giocatore leggendario naturalmente in fase calante della propria carriera.

“A metà dell’anno scorso ero forse come Murray all’inizio di quest’anno”, dice ora Federer. “Lo sai che non sei al 100%, ma non si può dire nulla perché non si sa se si è in grado di giocare meglio in futuro. Per fortuna si è scoperto che entrambi eravamo lontano dal nostro meglio”.

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C’era una differenza importante perché solo uno di loro necessitò di un’operazione alla schiena. Quando degli ex-giocatori parlano entusiasti della gloriosa carriera di Federer, invidiano il fatto che lui non sia mai andato sotto i ferri.

A 33 anni infatti Roger è ancora agile e svelto, “meglio della maggior parte dei 20enni attuali”, secondo Greg Rusedski, “perché non ha mai basato il suo tennis sul logoramento da fondo campo, che caratterizza tanto il tennis moderno. Vuole vincere punti in fretta, anche a costo di perderne alcuni altrettanto velocemente. Certo, una volta è rimasto in campo quasi 5 ore nella finale di Wimbledon del 2008, ma gli si può perdonare dato che quella è passata alla storia come la partita più bella mai giocata.”

“Io credo che quando si sta giocando in modo offensivo bisogna essere meno reattivi”, dice Federer. “Se si reagisce a tutto quello che succede diventa molto difficile. I migliori giocatori possono giocare sia in attacco che in difesa. Penso che Nadal e Murray sono prevalentemente difensivi ma sono anche grandi attaccanti. Lo stesso vale per me e Djokovic, più offensivi, che abbiamo ottenuto tanto anche in fase di difesa”.

Lo stato fisico di Federer sembra essere una dote innata. Persino lo scrittore David Foster Wallace lo definisce così: “Roger Federer è uno di quei rari, soprannaturali atleti che sembrano essere esentati, in parte, da certe leggi fisiche… una creatura il cui corpo è sia carne e, in qualche modo, luce.

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Federer è un’anomalia in questo senso, perché mentre molti altri giocatori giustificano le loro sconfitte con dei problemi fisici, quando lui perde semplicemente guarda avanti.

“Ho sempre detto che la critica può essere usata come carburante”, spiega. “Per me già essere in campo è sufficiente e se perdo in finale dirò frasi del tipo: ‘E’ stata una buona settimana’”.

“È vero che la generazione di Djokovic, Murray e Nadal ha fatto di me un giocatore migliore, in particolare Rafa, perché il suo modo di giocare è diverso da chiunque altro. Non dico che quella generazione mi serviva per tenermi in gioco; sono qui solo perché mi piace il tennis e competere in uno stadio contro grandi giocatori. Lo sarei stato anche giocando solo con la precedente con giocatori tipo Roddick, Ferrero, Safin e Hewitt. O anche giocando con Raonic e tutti questi ragazzi.”
 Traduzione a cura di Simone Marasi

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