Sampras: «Mantenere la vetta mi ha accorciato la carriera»

L'ex numero 1 al mondo si è confidato con il sito dell'ATP raccontando della sua storia, in cima alla classifica, delle qualità necessarie per mantenersi a tali livelli, a come il finale della sua carriera ne abbia risentito.

Sono passati 25 anni da quando Pete Sampras conquistò per la prima volta la vetta del ranking ATP. L’ex tennista americano, di origine greca, è il secondo giocatore di sempre per numero di settimane al numero 1 e colui che ha terminato più volte la stagione in cima. E allora in un interessante intervista riportata proprio dal sito dell’ATP, Pistol Pete ha voluto condividere la sua esperienza, da prima che diventasse numero 1, a come è riuscito a rimanervi.

SOGNO – «Tutti i bambini a cui piace il tennis sognano di essere numero uno al mondo. Però l’obiettivo per me è sempre stato quello di vincere Wimbledon, essere citato nell’albo d’oro di Laver e Rosewall. Diventare numero 1 è stata una ciliegina sulla torta. Rimanerci è stato decisamente più difficile: c’è bisogno di cuore, mente e talento. Devi vincere anche quando non giochi bene, devi superare grandi sfide, possedere una forte volontà per superare le avversità. Solo chi ha queste doti riesce». Nel caso di Sampras, la vittoria di Wimbledon è stata fondamentale per far definitivamente decollare la sua carriera: «Mi sentivo pronto per la cima del ranking. Quando ci sono arrivato ero soddisfatto, ma solo quando ho vinto a Londra ho potuto ritenermi a pieno livello meritevole dello scalino più alto. Col mio allenatore Tom Gullikson ci siamo sentiti in grado di poter lavorare per vincere tanti Slam. Decisamente, dopo Wimbledon ho capito che potevo non essere uno dei tanti, che avevo quelle doti necessarie. Poi inizi a parlare con i media, le interviste…tutto ti fa capire cosa significa veramente essere il numero uno al mondo. Banalmente poi si tratta di vincere partite e grandi tornei».

RECORD IMBATTUTO – Sampras riesce tutt’ora a detenere un record, probabilmente l’unico che Federer non è stato in grado di sottrargli: terminare la stagione per ben sei volte in cima alla classifica: «Sapevo, quando giunsi in cima, che avrei dovuto effettuare tanti sacrifici, lavorare duramente e affrontare sfide difficili per rimanere tanto lassù. Ci sono stati momenti in cui ho perso la prima posizione, è successo con Agassi, Rafter, Rios…ma alla fine di ogni anno sono riuscito a recuperare. Sapevo quali erano i momenti in cui rischiavo di più, di quando potevo spingere per prendere molti punti». Infine, Sampras fa anche capire che l’essere stato in cima così tanto tempo gli ha succhiato le energie necessarie ad avere una carriera più lunga: «La volta che ho davvero lavorato duramente per tornare numero è stato nel 1998, quando ho vinto e perso la prima piazza per più volte nel corso dell’anno (con Marcelo Rios, ndr). Ho giocato anche più del solito: volevo battere il record di Connors di cinque anni consecutivi terminati al numero 1, un record che significava molto per me. Quando sono sceso in classifica, nel novembre 2003, non ero triste. Sentivo di non dover dimostrare più nulla. Tutte le energie necessarie, la volontà, lo slancio, gli sforzi per mantenermi al top del ranking non c’erano più. Sicuramente hanno anche accorciato la mia carriera».

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