Un Roland Garros da ricordare (ma non da illudersi)
Dopo la maratona di cinque ore e mezza persa in finale contro Carlos Alcaraz al Roland Garros, Jannik Sinner ha cercato di mostrarsi positivo: “Mi concentro sugli aspetti positivi, è stata la mia miglior partita sulla terra”, ha detto. Ma non tutti sono convinti dalla versione del numero uno del mondo.
Lo psichiatra Paolo Crepet, intervenuto in un’intervista ad Agi, ha liquidato quelle parole come “balle da mental coach”, un tentativo – comprensibile ma poco realistico – di addolcire l’amarezza. “È come se, dopo essere stata lasciata dal ragazzo della sua vita, una ragazza si focalizzasse sui weekend romantici e non sul dolore che prova. Non è credibile”, ha osservato.
La rabbia giusta, la chiave per ripartire
Crepet, che ha seguito con attenzione la finale parigina e ora attende il rientro di Sinner ad Halle contro il tedesco Yannick Hanfmann, individua nella rabbia la chiave per la rinascita. “Scenderà in campo armato della miglior rabbia possibile, quella che si porta dietro da Parigi. Se ben gestita, lo renderà ancora più forte”, ha spiegato.
Non una rabbia distruttiva, quella che spinge a prendersela con arbitri o con se stessi, ma un’energia controllata che può trasformarsi in crescita e consapevolezza. Secondo Crepet, è proprio la sconfitta a permettere a un atleta di confrontarsi con i propri limiti: “Chi vince sempre non ha la possibilità di migliorarsi”. E Jannik, uscendo da Parigi “non se n’è andato con la strafottenza del vincitore, ma sapendo che dovrà dare ancora di più”.
Genitori, indipendenza e il caso Siglinde
Crepet ha elogiato l’educazione ricevuta da Sinner, sottolineando l’importanza della libertà concessagli dai genitori: “Sono l’esempio di come lasciare un figlio libero di sbagliare possa portarlo al successo”. In vista di Wimbledon, lo psichiatra ha fatto anche una previsione curiosa su mamma Siglinde: “Credo che lei deciderà di non andare, perché è meno abituata a quel mondo e a quelle emozioni”.
Un’assenza che non peserà sul tennista altoatesino, abituato all’autonomia e poco incline a cercare conferme dal box durante i match. “Non è un mammone”, ha sottolineato Crepet, “e Cahill è il coach perfetto per lui, imperturbabile come lui”.
Verso Wimbledon con nuove consapevolezze
Ora l’obiettivo di Sinner è voltare pagina, con Halle come prima tappa e Wimbledon all’orizzonte. La sconfitta con Alcaraz non è solo una ferita ancora fresca, ma anche un’opportunità per fare un salto di qualità mentale. Se davvero saprà incanalare la “miglior rabbia possibile”, come suggerisce Crepet, il campo potrebbe presto restituirgli quello che Parigi gli ha negato.