Quella volta che: Serena Williams vs Carlos Ramos

Quella volta che durante la finale femminile degli Us Open 2018 Serena Williams si ritrovò a dover lottare per far valere la propria onestà. Tra warning, penalty points e penalty game, la regina statunitense non riuscì a vincere davanti al suo pubblico, pervasa dalla rabbia e dal dolore per alcune decisioni arbitrali definite da molti discutibili.

“Il pavimento tremava, il tetto tremava, i fischi erano assordanti. Non sentivo nulla.” sono queste le parole di Chris Evert, la 6 volte campionessa a New York, che in quel giorno della finale del 2018 doveva consegnare il trofeo alla vincitrice. Sul podio Naomi Osaka, accanto a lei Serena Williams, intorno a loro tifosi sconvolti e amareggiati per via dell’esito del match, ma soprattutto a causa di ciò che è successo alla beniamina di casa, ciò che per molti è stato poi il motivo della sconfitta di “The Queen”; sconfitta che le ha impedito di conquistare il suo 24esimo titolo del Grand Slam. Durante la premiazione, Naomi Osaka –anche lei sconcertata dagli avvenimenti del match – è triste e incredula di come abbia vinto quest’importante finale. Il suo discorso si riferisce ad un trofeo vinto sì per merito – aveva giocato un primo set impeccabile – ma anche per le scelte di Carlo Ramos, giudice di sedia dell’incontro, che durante il match ha punito la Williams varie volte, l’ultima con un penalty game in un momento critico; “ladro” questa la parola che la Williams ha rivolto a Ramos ripetutamente, prima di chiudersi in un silenzio assordante.

Ma cosa è successo durante la finale?

Serena Williams era partita molto bene nel primo set, ma Naomi Osaka non si era fatta intimidire dal gioco della statunitense e dal pubblico che la incitava dopo ogni scambio, giocava con coraggio e molta concentrazione, connubio che le ha regalato percentuali altissime nel primo parziale. La tennista nipponica, grazie al suo gioco, è riuscita a mettere in seria difficoltà The Queen, conquistando cinque game consecutivi, tra cui due break, portandosi in meno di mezz’ora sul punteggio di 5 giochi a 1. Il limite di Serena nel primo set sono stati sicuramente i doppi falli e gli errori non forzati – 4 doppi falli, 14 errori non forzati e appena il 44% di punti sulla seconda di servizio – il risultato del set è inevitabile: 6-2 per Osaka in poco più di mezz’ora. Momento saliente del primo set, aggiuntosi successivamente agli avvenimenti del secondo e che è pesato molto sulla forza mentale della Williams, è stato un warning per “coaching”, con il quale la statunitense è stata sanzionata dal giudice di sedia Carlos Ramos. Era una chiara violazione per il giudice portoghese: Patrick Mouratoglu, seduto in tribuna – storico coach di Serena all’epoca – le stava dando chiari segnali per migliorare la difesa in campo. Nonostante la voglia di Serena di spiegare a Ramos che non avesse ricevuto alcuna suggerimento da Mouratoglu, per il giudice di sedia non c’erano dubbi. Nel secondo set Serena rientra in campo più determinata e finalmente riesce a strappare il servizio all’avversaria nel quarto gioco, ma viene immediatamente ripresa dalla nipponica con un controbreak ben giocato, da qui in poi il blackout: Serena Williams ha frantumato la racchetta per la rabbia ed è stata sanzionata con un secondo warning: da regolamento, con la seconda sanzione, è scattato il penalty Point. La statunitense si era lasciata prendere dal nervosismo, la situazione era degenerata e Serena non riusciva a calmarsi, aveva iniziato a protestare in maniera prolungata con Ramos, accusandolo di averle rubato un punto: gli ha rivolto l’epiteto “thief” – ladro – e il portoghese l’ha sanzionata con un “verbal abuse” concedendo un game a Naomi Osaka, che si è portata sul 5-3 nel secondo set. A questo punto Serena, in preda a una crisi di nervi, si è letteralmente scagliata contro Ramos: “Non ho mai rubato in vita mia, sono una mamma, ho una bambina e tu mi derubi. Ogni volta è la stessa storia. Lo fai perché sono una donna? Ti devi scusare con me!” Dopo questo confronto molto acceso, Serena è tornata in campo, visibilmente scossa e frustrata, è bastato poco ad Osaka per chiudere il parziale decisivo per 6 giochi a 4, conquistando gli Us Open 2018. Molte sono state le domande sorte dopo la partita e c’era sicuramente il bisogno di fare chiarezza sull’intera questione. Durante la conferenza stampa post-match Serena Williams è tornata sull’argomento: “Non si può tornare indietro, ma è difficile pensare che non gli direi di nuovo che è un ladro, perché ritengo che mi abbia portato via un game. Ma ho visto uomini insultare arbitri senza conseguenze. Sono qui a combattere per i diritti delle donne e per la parità. Darmi un game di penalità è stato un gesto sessista, perché se glielo avesse detto un uomo non lo avrebbe mai punito. Continuerò a combattere per tutte le donne, per essere trattate alla pari. Spero che dopo quanto accaduto oggi, la prossima donna che alzi la voce non subisca le mie stesse conseguenze” queste le parole di Serena.

Chi ha ragione?

Invece di celebrare la vittoria di una giovane e talentosa campionessa, il mondo del tennis si è ritrovato a dover domare un polverone di polemiche: “E’ stata una giornata orribile. La situazione degenerò con effetti su tutte e tre le parti coinvolte” ha detto la 18 volte campionessa Slam Chris Evert, presente durante e dopo la finale. La gente si è schierata dalla parte di Serena, ma c’era anche chi appoggiava le scelte di Ramos. Serena Williams gioca a tennis pubblicamente da più di 20 anni e non ha mai barato, Perchè avrebbe dovuto iniziare adesso? Questa la domanda che si ponevano in molti. “Serena si meritava il beneficio del dubbio, che molte volte alle donne nere non è concesso” queste le parole di tantissimi tifosi, intervistati dopo l’accaduto, e ancora “Ramos l’aveva punita perchè aveva avuto l’audacia di rispondergli a tono”. Molti parlavano di sessismo, altri pensavano che Ramos avesse semplicemente fatto il suo lavoro seguendo alla lettera le complesse regole del tennis, da lui però non c’è mai stata una dichiarazione ufficiale dopo l’accaduto. Christopher Clarey del New York Times afferma che Ramos “si è avvicinato presto all’arbitraggio, era il suo sogno quando viveva in Portogallo, già a 16 anni trattava gli eventi locali in TV” Ramos è conosciuto anche per essere stato sempre molto rigido con il regolamento, si è imposto anche quando altri giudici di sedia avrebbero sorvolato. Norm Chryst, giudice di sedia in pensione, afferma che dopo la finale femminile del 2018, ha scritto a Ramos per dirgli di aver fatto un buon lavoro: “Quando l’ho conosciuto negli anni ’90 pensavo che fosse troppo rigoroso con le scelte in campo, adesso penso sia migliorato sotto questo aspetto” Palma Chryst, che conosce Ramos da più di 25 anni, sostiene che sia un “eccellente giudice di sedia, segue le regole, non fa favoritismi ed è molto professionale”. Dunque, tra i giudici di sedia che hanno arbitrato alcune delle partite di tennis più importanti della storia, Carlos Ramos è visto come un buon arbitro, con ottime doti comunicative e che soprattutto conosce il regolamento, ma un po’ troppo rigoroso.

Anche Patrick Mouratoglu si è espresso riguardo la violazione per Coaching: “Ho fatto quel gesto perchè sentivo che Serena fosse nei guai. Provavo una forte emozione perchè sapevo quanto quella partita fosse importante per lei e volevo aiutarla perchè è il mio lavoro, per questo ho fatto questo gesto che lei alla fine non ha nemmeno visto. E’ stato senza dubbio coaching, ma lei non ha visto nulla, era la prima volta che facevo una cosa del genere”. In ogni caso il problema principale si è presentato quando Ramos ha sanzionato Serena per la seconda volta – dopo aver rotto la racchetta – perchè questo secondo warning le è costato un penalty Point, ma lei non lo sapeva ancora, in quanto pensava che fosse il primo, e dunque che non ci sarebbero stati provvedimenti riguardanti il punteggio nei suoi confronti. Pam Schriver, ex campionessa di doppio, afferma che “era molto agitata in quel momento, non aveva sentito il penalty Point” questo spiega la confusione della giocatrice a stelle e strisce dopo la comunicazione del “15-0”, ciò che sicuramente contribuì ad aumentare la controversia. Serena pensava che Ramos, dopo il primo warning per coaching si fosse scusato e che quindi avesse ritirato la violazione, cosa che in realtà non era avvenuta. Quando le persone ripenseranno alla finale femminile dello US Open del 2018, cosa ricorderanno maggiormente? Questa finale, dall’esito peggiore della storia del Grand Slam, ha costretto Serena Williams a chiedere giustizia e delle scuse da parte di Carlos Ramos. “Mi devi delle scuse” le parole della tennista rivolte al giudice di sedia a fine partita. L’esito del match si è trasformato subito in uno scandalo dove chiunque esprimeva la propria opinione, soprattutto sui social media, schierati dalla parte di Serena, ma anche dalla parte di Ramos. L’unica speranza è che controversie simili non si ripetano più, perchè lo sport deve essere simbolo di momenti di unione e felicità, caratteristiche che durante questa finale – sicuramente da dimenticare – sono mancate.

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