US Open, in bilico la partecipazione di Novak Djokovic

Ancora in dubbio la partecipazione di Novak Djokovic agli US Open: a tenere banco ancora una volta la mancata vaccinazione contro il Covid-19. Australia-bis in vista?

Si arricchisce di un nuovo capitolo la saga che vede protagonista Novak Djokovic da una parte e, nella fattispecie, la legislazione statunitense in materia di prevenzione Covid-19 dall’altra.

Dopo la querelle tra il serbo e gli Australian Open, che ha tenuto con il fiato sospeso appassionati e non ad inizio stagione, adesso a tenere banco è la possibile o meno partecipazione dell’ex numoer 1 del ranking ATP all’ultimo Slam dell’anno.

Ad addensare le nubi su un possibile esordio a New York di Novak Djokovic il nuovo comunicato rilasciato dagli organizzatori. Ad oggi, infatti, per entrare negli Stati Uniti dall’estero è necessario, da disposizione del Center for Disease Control, essere vaccinati contro il coronavirus.

Novak Djokovic durante le semifinali degli US Open 2021 (Garrett Ellwood/USTA)

In questo momento, i possessori dei biglietti validi per gli US Open non sono tenuti a mostrare la prova della vaccinazione contro il Covid per poter entrare all’interno dell’impianto. Tuttavia, i viaggiatori provenienti dall’estero dovranno essere regolarmente vaccinati per entrare negli Stati Uniti e assistere alle partite” si legge sul sito ufficiale del torneo.

Intanto le prime avvisaglie, seppur non troppo significative, di una mancata partecipazione di Novak Djokovic arrivano via social. Nella locandina con cui l’account degli US Open presenta la nuova edizione infatti manca il serbo. Presenti Serena Williams – pronta a dare il definitivo addio alle scene proprio davanti al pubblico di casa – Naomi Osaka, Iga Swaitek e la vincitrice in carica Emma Raducanu per la WTA mentre per l’ATP appaiono Nick Kyrgios, Carlos Alcaraz, Rafa Nadal e Daniil Medvedev.

Resta ancora uno spiraglio per il giocatore capace di trionfare a Flushing Meadows già tre volte – nel 2011, nel 2015 e nel 2018 – che continua intanto ad allenarsi in attesa di ricevere buone notizie. Il tempo però stringe e il rischio di rivivere quanto accaduto in Australia è sempre più alto.

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