Chiamatelo “RN10”

Rafael Nadal ha conquistato il decimo titolo sia a Montecarlo che a Barcellona. Sulla via per la terza stella, quella più prestigiosa, lo spagnolo farà tappa a Madrid e Roma. E non sembra conoscere ostacoli

Se parlassimo di calcio italiano, questa per lui sarebbe la stagione delle stelle. Infatti, come in Italia viene assegnata la stella ogni dieci titoli conquistati, se così fosse nel tennis Rafael Nadal potrebbe già appuntarsene al petto due: Montecarlo e Barcellona.

Così, mentre Cristiano Ronaldo delizia i tifosi del Real Madrid (di cui lo stesso maiorchino è tifoso storico) abbattendo i record di marcature nella Champions League, “Rafa” ritocca i suoi primati e ribadisce di essere il più grande di sempre sulla terra rossa. Tanto per intenderci, sulla superficie in oggetto il trentenne di Manacor perde, stando alle statistiche, meno di un incontro ogni dieci (il suo record infatti è di 375 vittorie e 34 sconfitte) e nel 2017 questo non è ancora accaduto.

Questo è un momento davvero particolare per il tennis maschile di vertice. Dopo un paio di stagioni in cui sembrava essere iniziato il loro declino, Nadal e Federer sono tornati a dominare. Lo svizzero l’ha fatto nei primi tre appuntamenti importanti, peraltro battendo in ciascuno di essi proprio Nadal, mentre lo spagnolo ha iniziato alla grande la sua ennesima travolgente campagna sulla terra.

Per cercare di capire se (e se sì, dove) Rafael Nadal potrà trovare semaforo rosso sul rosso, siamo andati a vedere cos’è successo nelle stagioni precedenti. Nel 2016, Rafa iniziò la sua frequentazione nei due appuntamenti sudamericani di Buenos Aires e Rio de Janeiro e in entrambi i casi perse in semifinale (rispettivamente da Thiem e Cuevas); in Europa invece, proprio come ora, alzò i trofei di Montecarlo e Barcellona prima di cedere a Murray (Madrid) e Djokovic (Roma) ed essere costretto al ritiro al Roland Garros.

Anche nel 2015 l’iberico mise in bacheca due titoli ma il suo rendimento fu decisamente inferiore. Perse infatti due volte con Fognini (Rio e Barcellona) e con Djokovic (Montecarlo e Parigi) oltre a Murray (di nuovo Madrid) e Wawrinka (Roma); le vittorie di Buenos Aires e Amburgo servirono solo ad addolcire la pillola, piuttosto amara. Per ritrovare il Nadal (quasi) imbattibile sulla terra rossa bisogna tornare indietro di tre anni; nel 2014 infatti, compensò nel migliore dei modi i ko inattesi di Montecarlo e Barcellona (con i connazionali Ferrer e Almagro) trionfando a Madrid e, soprattutto, al Roland Garros.

Secondo alcuni opinionisti, la grandezza attuale (e in prospettiva) del maiorchino è direttamente proporzionale alla “piccolezza” dei suoi avversari. Con Federer impegnato a ricaricare la batteria per la stagione sull’erba (anche se lo svizzero pare abbia garantito la sua presenza al Roland Garros, sembra azzardato ipotizzarlo protagonista nello slam a lui più ostico e per giunta senza un minimo di preparazione specifica), i nomi più credibili sono sempre gli stessi (Murray, Djokovic e Wawrinka) ma nessuno di loro sembra in condizione di impensierire il mancino di Manacor.

Da quando è diventato n°1 del mondo, Andy Murray sembra faticare più del previsto a ricoprire il ruolo con autorità. Nel 2017 il britannico ha vinto un solo titolo (a Dubai, dove peraltro ha rischiato seriamente l’eliminazione prematura contro Kohlschreiber) e rimediato cinque sconfitte di cui almeno un paio clamorose (Zverev a Melbourne, Pospisil a Indian Wells). Murray è l’uomo che ha battuto Nadal gli ultimi due anni a Madrid (finale 2015, semifinale 2016) ma, qualora dovessero incontrarsi, è assai probabile che stavolta il proverbio venga smentito e ci possa essere il due senza il tre.

La crisi di Novak Djokovic sembra non conoscere confini. Il serbo ha vinto appena due degli ultimi dodici tornei disputati (Toronto 2016 e Doha 2017) ma ciò che preoccupa maggiormente i suoi tifosi è l’involuzione palesata da Nole nell’espressione del suo tennis. La forza dell’ex numero 1 è sempre stata quella di riuscire a ribaltare il fronte e trovare il modo di trasformare la fase difensiva in offensiva, oltre a possedere nel complesso colpi estremamente solidi e gambe eccezionali. Negli ultimi mesi Djokovic è parso invece sfiduciato, distratto, talvolta timoroso e incapace di imprimere il proprio marchio sulle partite. Tuttavia, Nole resta (per caratteristiche tecniche e psicologiche) il giocatore che più di ogni altro è in grado di mettere in difficoltà Nadal.

Più di Wawrinka, del quale comunque bisogna sempre diffidare ben sapendo che in qualsiasi torneo può accendere la luce e mettere al buio chiunque altro si trovi oltre la rete, potrebbe essere l’australiano Nick Kyrgios un cliente pericoloso per Rafa nel torneo di casa. A Madrid le condizioni di gioco sono più veloci e nelle due occasioni in cui Nick ha preso parte al 1000 spagnolo si è sempre distinto (sconfisse Federer nel 2015 e Wawrinka e Cuevas un anno fa) in positivo. Per il resto, le sfide recenti hanno detto che i giovani più accreditati al momento, Thiem e Alexander Zverev su tutti, non sono ancora attrezzati per reggere l’urto con l’uomo delle stelle.

L’obiettivo di Nadal è scontato: ripetere l’impresa del 2010, unica stagione in cui riuscì ad aggiudicarsi i tre Masters 1000 sulla terra e, di seguito, il Roland Garros. Nella settimana in cui il suo Real cercherà di staccare il biglietto per Cardiff (e Cristiano Ronaldo, come sempre, farà la sua comparsa in tribuna vip per vederlo giocare), Nadal proverà ad incamerare il quinto Mutua Open. Non ci sono dubbi: l’uomo da battere è lui e si chiama “RN10”.

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