Grande accoglienza in patria per Simona Halep

L'ex numero 1 del mondo, Simona Halep, ha sfoggiato il suo secondo trofeo del Grande Slam allo Stadio Nazionale di Bucarest, mercoledì, al suo ritorno in Romania, dopo aver appena conquistato il titolo di Wimbledon.

Cinque giorni dopo il facile successo nella finale di Wimbledon, vinta dalla rumena per 6-2, 6-2 contro la pluricampionessa Slam Serena Williams, Simona Halep torna a casa e, come accaduto anche l’anno scorso dopo la conquista di Parigi, viene accolta da migliaia di fan nello Stadio Nazionale di Bucarest. “Ho detto che è un anno tranquillo”, ha affermato dopo la finale, ma ha subito chiarito, “Volevo rilassarmi come persona, non come giocatrice. Continuo a lavorare duramente, ogni giorno, ogni partita, ogni torneo. Sono stata in grado di vincere Wimbledon in questo momento”. “Sono sempre stata professionale, sono contenta di ciò che ho ottenuto in queste due settimane, non riesco a descrivere la sensazione che provo dopo aver vinto Wimbledon”. Mentre atterrava all’aeroporto internazionale Henry Coanda di Bucarest, la rumena ha ottenuto due buone notizie: in primo luogo si è guadagnata l’Ordine della Stella in Romania – la più alta distinzione nel suo Paese- e ha scoperto che sarebbe stata la portabandiera del suo Paese per i Giochi olimpici estivi del prossimo anno a Tokyo. Il caso vuole che Simona Halep abbia giocato la sua ultima Olimpiade nel 2012 proprio a Church Road, dove era stata sconfitta al primo turno da Yaroslava Shvedova, mentre nel 2016 aveva saltato i giochi estivi di Rio. Ma sicuramente ciò che rileva è che la stessa Simona, tornando indietro di 7 anni, non si sarebbe mai aspettata di vincere Wimbledon, uno Slam che si gioca su una superficie a lei sconveniente quale è l’erba e dove non ha mai ottenuto grandi risultati: “Se qualcuno un giorno mi avesse detto che avrei vinto Wimbledon, lo avrei preso per pazzo, dato che qui in Romania non abbiamo neanche un campo da erba”, ha detto sabato. “Ma sapevo che se avessimo avuto pazienza e se avessimo lavorato sodo, avremmo ottenuto il giusto feeling con l’erba. Così infatti è stato quest’anno e tutto è andato per il meglio.”

di Donato Marrese

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