Il pagellone di Shanghai

Federer demiurgo eternamente trionfante, Nadal impotente ed accecato dalla luce svizzera. La pazzia di Kyrgios e il dramma di Delpo. Diamo i voti ai protagonisti del 1000 cinese.

Juan Martin Del Potro 7: Parto subito con un’opinione impopolare, di quelle che, in questi tempi, possono costare caro. Non capisco questa continua ed inattaccabile esaltazione dell’argentino. Sia chiaro, anche io, più di una volta, mi sono trovato a scrivere con toni lusinghieri delle splendide rivincite che Delpo si è preso su un destino beffardo, colpevole di averlo costretto, nel giro di quattro anni, a due operazioni al polso di grave entità. Si parla di sport, però, di risultati sul campo, fattore che è sempre giusto, nei limiti del fanatismo, tenere in considerazione. Nel caso di Delpo, invece, sto assistendo alla progressiva creazione di una leggenda, il ‘gigante gentile’, cosa che, nonostante gli abbracci a fine match diventati ormai più routine che altro, non è mai stato. Ingiurie e turpiloqui da inizio a fine match (“ma è come tutti gli argentini”, suggerisce la regia sky, “loro hanno il sangue caliente”), pallate e malinconiche espressioni di dolore che ricordano molto, a tratti, quelle di Murray e Djokovic così aspramente criticate. E’ giusto, dunque, elogiarlo per gesta tennistiche che, ancora oggi, lo rendono grande, ma non facciamoci accecare dal falso mito di un angelo buono e corretto, perché non lo è mai stato.

Grigor Dimitrov 8: Il bulgaro mi è sempre piaciuto e, come da Gennaio a questa parte, le sue sfide con Nadal raggiungono picchi di bellezza difficili da eguagliare. E’ difatti il suo quarto di finale con lo spagnolo il match dal più alto valore del torneo, perso per la mancanza di quel fattore determinante, la costanza, che rende ovvia in queste situazioni la differenza tra un ottimo giocatore ed un campione. Attualmente è sesto nella race, a pochissimi punti dalla matematica qualificazione per le Finals di Londra. L’ingresso nei migliori otto sarebbe la giusta ricompensa per una stagione giocata, come mai era stato in grado di fare, ad altissimo livello, e chissà che l’indoor, apportando allo schema di gioco qualche correzione tattica, non gli possa servire da base per tentare un grande risultato.

Richard Gasquet 7: Quando guardo Richard provo, per lui, grande dispiacere. Mi chiedo come si possa sentire un tale sentimento per un trentenne milionario che vive la propria vita in giro per il mondo competendo a livello eccelso in una disciplina sportiva, ma non posso farne a meno. Gasquet è ostaggio del suo braccio, tanto decantato dalla stampa transalpina sin dalla giovane età. C’è in lui una paura tremenda, della competizione o forse di se stesso, costretto a gestire il movimento di un angelo che il corpo non può affrontare. Richard mi abbaglia, ed è come se vedessi un semidio rinchiuso con la forza tra le membra di un uomo. Gioca con Federer, mette a segno i colpi migliori cacciando nell’ombra il Vate svizzero, e perde. Esattamente come da copione.

Lucas Pouille 9: E’ più forte di me. Da mesi non inserivo il candido francese nelle pagelle di un torneo, ma ora questa assurda ed inconcepibile necessità è diventata incontenibile. Esce al secondo turno, estromesso da un Fognini che, per batterlo, non fa nemmeno troppa fatica. E’ però splendido, e l’aggettivo non ne rende appieno la grandezza, il modo in cui muove la palla, anticipa ed inventa. Non sono soltanto bordate, come quelle che ottusamente spara il campione Medvedev liquidato al primo turno, ma nel vastissimo repertorio tecnico di Lucas trovano spazio soluzioni totalmente inconcepibili per la totalità dei pargoli NextGen. Ormai rassegnato, come il capostipite Gasquet, alla via della sconfitta, scende in campo per incantare, anche solo per un punto. Ci sono giocatori ai quali vincere non importa nulla. Spesso e volentieri, questi, sono anche i miei preferiti.

Nick Kyrgios 0: E che ce voi fa’, so’ ragazzi. No, non scherziamo. Le innumerevoli giustificazioni che sono piombate sul caso dell’australiano, reo di aver, al primo turno, abbandonato il campo senza nessun motivo valido, non hanno senso alcuno. Ho notato, in più di un’occasione, la pressante ricerca da parte del pubblico di un nuovo ribelle, che movimenti il panorama e spezzi la monotonia del futuro impero russo-tedesco che, probabilmente per anni, renderà il circuito un plumbeo luogo di villeggiatura per giovani padellatori. Sono d’accordo con voi. Il brio, nel tennis, è una caratteristica fondamentale, ma questo non significa passar sopra a tutto ciò che qualcuno, in questo caso l’australiano, si sente libero di fare. La ribellione ed il politicamente scorretto devono essere caratteristiche innate. Se si cerca forzatamente di interpretare un ruolo al quale non si appartiene, si rischia di restarne vittima, apparendo al mondo come comica caricatura di se stessi.

Rafa Nadal 7: Che dire, settimana perfetta rovinata da una finale da insufficienza grave. Falloso, prevedibile con la prima palla, masochista nel rispondere alle seconde dello svizzero stando tre metri fuori dal campo. Insomma, le varie sconfitte di quest’anno sono tutte riconducibili ai medesimi errori, che, soprattutto con Federer, sono frutto di una sudditanza psicologica nata e sviluppatasi nel corso dell’anno. Non è questione di strapotere svizzero o spossatezza fisica, come scritto da alcuni. Semplicemente il Nadal visto oggi, nella fotocopia della sfida che si giocò a Miami mesi fa, nutre un celato sentimento di terrore nei confronti di Roger, lasciandosi impressionare dai celeri vincenti che partono dalla racchetta avversaria. Non sa più dove giocare, come direzionare i propri colpi, e si trova costretto a cercare l’esasperazione in entrambi i fondamentali perdendo spesso le misure del campo.
Il numero 1 è lui, ma solo quando non incontra Federer.

Roger Federer 9: Cigolante e sottoritmo fino all’atto conclusivo, dove, con disarmante facilità, fa cio’ che vuole del povero Nadal. Lode, lode sia a lui, demiurgo ritrovato che, nonostante non si avvicini nemmeno lontanamente (ossimoro dovuto all’estasi che si prova nel narrare le imprese del Vate) all’apollineo livello di gioco che, ad inizio anno, gli permise di conquistare tutti i principali appuntamenti in calendario. Nervosissimo durante la settimana, raggiungendo l’acme nella semifinale con Del Potro, è capace poi, come nessuno, di invertire il proprio ruolino di marcia ed interpretare con perfezione asfissiante la partita decisiva. Per anni lo svizzero pagò mentalmente dazio a Nadal. Ora, rigenerato nel fisico e nella psiche, pare proprio divertirsi e desiderare lo spagnolo come avversario per qualsiasi partita.
Sarò sincero, ad un tratto pareva di assistere ad una lezione di tennis.
Di nuovo gloria eterna e raggiante.

A voi la linea, un saluto.

0 comments
  1. Non condivido l’opinione di quest’articolo, è critico quindi non dico sia sbagliato ma a mio parere è troppo negativo Nadal 7(?) scherziamo, un torneo perfetto se non si considera che alla fine si è scontrato con un altro titano, sarà stata la paura della forza dell’avversario? Rafa si è già battuto contro Federer numerose volte e Nadal conduce il testa a testa per numerose vittorie in più…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbero interessarti...

Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Detected!!!

We have detected that you are using extensions to block ads. Please support us by disabling these ads blocker.

Powered By
Best Wordpress Adblock Detecting Plugin | CHP Adblock