La storia di Yannick Noah: dal Roland Garros a “Saga Africa” passando per la Coppa Davis

La storia del pazzo, geniale, istrionico Yannick Noah, ex tennista, capitano della Coppa Davis e leggenda - a suo modo - del tennis francese. Oggi compie 56 anni.

Yannick Noah nasce il 18 maggio 1960 a Sedan, un piccolo comune francese di circa 19.000 abitanti. Nasce dall’incontro di due culture: quella africana del padre calciatore e quella francese della madre insegnante.

Trascorre i primi anni di vita in Africa a Yaoundè. E’ qui che il suo talento viene notato da Arthur Ashe, unico uomo di colore ad aver vinto Wimbledon, US Open e Australian Open.  Putroppo scomparve il 6 febbraio 1993 e proprio oggi avrebbe compiuto 71 anni.

funerale In ricordo di Arthur Ashe ( 10 luglio 1943- 6 febbraio 1993)

E’ grazie a lui che, a undici anni, Noah decide di trasferirsi in Francia  per frequentare una scuola di tennis.

A soli 17 anni vince il Torneo di Wimbledon Junior e nel 1978, vincendo il suo primo titolo a Manila, inizia la sua carriera professionistica.

L’anno più importante della carriera è il 1983:  il 5 giugno alle 17.33 Yannick vince il Roland Garros battendo Mats Wilander per 6-2, 7-5, 7-6.

Per il tennis francese è un evento straordinario, che segna la storia dopo la vittoria di Marcel Bernard ben 37 anni prima (nel 1946). Quel giorno si consacra anche come il secondo uomo di colore ad aver vinto un torneo del Grande Slam dopo Arthur Ashe. Ad oggi  è l’ultimo francese ad aver vinto a Parigi.

Si mormora che dopo questa vittoria Noah non riuscì a sopportare la pressione ed il peso del successo e tentò il suicidio.  A salvarlo dal baratro probabilmente furono la musica di Bob Marley e la sua Africa . Capì che nella vita è importante credere in qualcosa per riuscire a sopravvivere.

TENNIS, PHOTOTHEQUE PROFESSIONNELLE VANDYSTADT.COM / 8EME PARTIE - 8/14. "ROLAND-GARROS DES PHOTOGRAPHES" / WWW.AGENCE REGARDS DU SPORT-VANDYSTADT.COM

Nel 1984 trionfa ancora a Parigi, ma questa volta nel doppio, in coppia con Henry Leconte.

L’anno seguente vince gli Internazionali d’Italia a Roma e nel 1986 diventa numero 3 nel Ranking ATP.

Decide di ritirarsi nel 1990 e di dedicarsi al ruolo di allenatore prima della squadra nazionale femminile ed in seguito di quella maschile conducendola alla vittoria di Coppa Davis nel 91′.
coppa_davis_91
A fine carriera Noah aveva collezionato 23 titoli nel singolare e 16  nel doppio.

È stato anche “inventore” di un colpo che porta il suo nome ,“il colpo Noah” (oggi il tanto decantato tweener di Roger Federer): si tratta di quel particolare colpo che effettuava quando l’avversario lo sorprendeva a rete con un lob. A quel punto correva verso la linea di fondo e colpiva la palla di spalle alla rete, facendosi passare la racchetta tra le gambe.

Dopo questo breve excursus sugli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua carriera tennistica, è bene sottolineare che quando si parla di Yannick Noah non bastano i risultati, non basta elencare le sue vittorie e le sue sconfitte e bisognerebbe inchinarsi di fronte ad una personalità come la sua e al modo con cui sapeva intrattenere e far divertire il pubblico.

A questo proposito, Novak Djokovic durante una sua intervista a Wimbledon ha affermato che il tennis moderno manca di personalità sotto certi aspetti, che il pubblico vuole sì il grande match, ma vorrebbe anche partecipare all’incontro, conoscere il carattere e la personalità dei propri idoli.

Lo stesso Noah, in un’intervista rilasciata a Repubblica.it il 27 maggio 2013, durante il Roland Garros, ha affermato: “Oggi il gioco è migliorato molto, grazie alla qualità del lavoro, alla qualità dei giocatori e alle differenze tra le racchette, ma mancano le star. Penso che negli ultimi 30 anni il grande errore sia stato il codice di condotta. La cosa più stupida fatta dalla federazione mondiale: per compiacere le tv Usa ha ucciso l’anima del gioco. Abbiamo ragazzi che sono bravi giocatori, brave persone, ma non li conosciamo, non abbiamo la possibilità di conoscere le loro personalità, non sentiamo le loro voci. Perché non sono autorizzati a parlare”.

Tutto questo per dirvi che se Noah avesse giocato oggi, lui che di personalità in campo ne aveva da vendere, sicuramente avrebbe soddisfatto le aspettative di Nole. .

E per quanto riguarda il Grande Federer ha dichiarato: “Roger? Lo vedi e ti viene da chiedergli: cosa pensi? Che macchina guidi? Quale film ti piace? Che libri leggi? Cosa odi? Per chi voti? Chi sei? Lui fa colpi geniali, incredibili, dritti, rovesci, senza neanche piegare più di tanto le ginocchia. Vince, si volta e chiede: asciugamano. Io l’ho guardato e ho detto: Woah! Lui fa questo, poi prende l’asciugamano e la gente applaude” “Voglio l’adrenalina, voglio esplodere, le grida, voglio vedere le lacrime… quindi Roger, sì, è molto carino, perfetto, un figlioccio perfetto. Sono sicuro che la sua matrigna gli voglia molto bene”.

Il 1988 è un anno importante da ricordare. È l’anno in cui Yannick e sua madre, Marie-Claire Noah (scomparsa nel 2012), fondano un’associazione benefica per aiutare i bambini meno fortunati.

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Noah e sua madre, Marie-Claire Noah

Nel 1991 Yannick e sua madre pubblicano un libro di poesie a scopo benefico ed i guadagni vengono devoluti ai bambini bisognosi. Il libro è intitolato “VIVRE et SURVIVRE” e le poesie sono di L. Marcel Perrier.

A pagina 8 si spiega la scelta del nome “ENFANTS DE LA TERRE”per l’associazione. Il motivo è semplice: Yannick e Marie-Claire volevano esprimere al meglio il desiderio di aiutare i bambini bisognosi indipendentemente dalla razza, dal luogo di nascita e dai loro problemi.

Nel 1992 aprì una delle “ Maisons des Enfants de la Terre” a Morainville, in Normandia, che accoglie ancora oggi bambini e ragazzini in cerca d’aiuto. (http://enfantsdelaterre.net/)

Il 25 maggio 2013 Noah ha riunito tutti i suoi amici artisti al Zénith di Parigi per celebrare i 25 anni dalla nascita dell’associazione, che continua a sostenere i diritti e i sorrisi dei bambini cercando di offrire ai meno fortunati una prospettiva di vita migliore.

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Ho citato i suoi amici artisti perché, per chi non lo sapesse, dagli anni 90 si è dedicato alla musica, pubblicando 7 album, tra i quali è d’obbligo menzionare quello intitolato “ Hommage a Bob Marley”.

La sua musica ha un’impronta popolare che si ispira sempre alla “sua”Africa. Famosissima la canzone “Saga Africa” contenuta nel suo primo album “Black and What” del 1991.

Proprio in occasione della vittoria della Coppa Davis contro gli Stati Uniti nel 91′ (era capitano giocatore ma preferì guidare i compagni dalla panchina) al Palais des Sports de Gerle a Lione, dopo il punto decisivo di Guy Forget contro Pete Sampras, prese a sorpresa il microfono e improvvisò la  danza sulle note della canzone che coinvolse tutto il pubblico in un’atmosfera di festa.

Noah
Yannick Noah improvvisa “Saga Africa” dopo la vittoria di Coppa Davis

Yannick Noah è stato importante per la storia del tennis, tanto che nel 2005 è stato il nono francese ad avere l’onore di essere introdotto nella International Tennis Hall of Fame, ma è ancora più importante per la sua personalità, per il messaggio che continua a voler trasmettere al mondo dello sport e ai giovani.

Per questo motivo lascio ai lettori un momento di riflessione sulle sue parole, tratte dall’intervista sopracitata che si può consultare integralmente su Repubblica.it.

(http://www.repubblica.it/sport/tennis/2013/05/27/news/carini_precisi_e_perfetti_che_tristi_i_campioni_d_oggi-60516734/)

“”Ho tuttora questo pazzo sogno che lo sport possa portare valori positivi ai bambini, credo che possa avere sani valori se è fatto bene, ma bisogna combattere alcune cose della cattiva società: razzismo,
soldi, corruzione, doping. Io voglio che i miei bambini facciano sport perché impareranno: non tutto, ma impareranno molte cose. Penso che conti il modo in cui vivi la tua vita. Il modo in cui tratti le persone, quello che fai. Io oggi sono un cantante che cerca di mandare messaggi attraverso le canzoni, ma più di tutto cerco di tenere la testa alta ed essere vero. Il mio messaggio è la mia vita, sai. Quello che sono è quello che dico””.

YANNICK NOAH FRANCE FRENCH OPEN 1983

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