Mardy Fish annuncia l’addio al tennis, sconfitto dal suo cuore

“My schedule this summer will be Atlanta, Cincinnati, and I will finish my career at the US Open”. Poche parole e un annuncio su Twitter in sordina. Mardy Fish ha deciso di appendere la racchetta al chiodo e lo farà a settembre con la sua ultima apparizione al torneo Slam di casa a Flushing Meadows, non prima però di disputare i tornei di Atlanta e Cincinnati. Finisce dove aveva iniziato, Mardy. Il cemento americano, la sua superficie, quella che gli ha dato le più grosse soddisfazioni in carriera. Non gioca una partita ufficiale da agosto 2013 ma grazie alla classifica protetta avrà l’occasione di salutare i suoi beniamini nel torneo più importante a stelle e strisce.

Fish ha vinto sei titoli Atp: Atlanta due volte, Stoccolma, Houston, Delray Beach e Newport e ha raggiunto i quarti di finale in tre Slam su quattro; solo al Roland Garros non è mai andato oltre il terzo turno. Il 2003 è stato l’anno della svolta per lui: all’età di 22 anni vince il suo primo torneo a Stoccolma, conquista lo scalpo del numero 1 del mondo Carlos Moya agli Australian Open, perde in Finale a Cincinnati contro l’amico Roddick ed entra per la prima volta nella top 20 del ranking. Nel 2004 sfiora l’impresa di vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene, perdendo in finale contro il cileno Nicolas Massu.

Poi, però, arrivano i primi malanni fisici. Si fa male al polso ed è costretto a operarsi due volte. Perde inevitabilmente continuità nel rendimento e un altro problema fisico nel 2009, questa volta alle costole, gli impedisce di ritornare al suo miglior tennis. Problemi fisici che hanno minato la sua tenuta mentale al punto da fargli passare periodi di depressione. Momenti superati grazie al fratello acquisito Andy Roddick. Con lui Mardy è cresciuto sin da piccolo, abitando in casa Roddick verso la fine degli anni novanta.

E nel 2011 arriva la stagione migliore per il tennista americano. Raggiunge i quarti a Wimbledon, per poi dare spettacolo sul cemento americano. Vince ad Atlanta, arriva in finale a Los Angeles e al Master 1000 di Toronto, in semifinale a Cincinnati e ai quarti allo US Open. Risultati che lo fanno balzare di diritto nella top ten, con il suo best ranking alla posizione n. 7, e gli fanno strappare il pass per le Finals di Londra.
mardy_fish_in_action_MasterUn tennista generoso, Mardy, dotato di grande talento e di un gioco spettacolare perché votato all’attacco. L’americano in campo dava tutto, andando spesso oltre i suoi limiti. E per questo era adorato dal pubblico, perché buttava sempre il cuore oltre l’ostacolo. Quello stesso cuore che però lo ha tradito nel marzo del 2012 quando era a Miami per partecipare al Master Mille americano. Un’aritmia cardiaca lo fa svegliare di soprassalto facendogli perdere sicurezze e tranquillità. Il problema si ripresenta a Houston e Mardy non torna più come prima. Crollano le sue certezze e vive gli ultimi anni di carriera con l’ansia e la paura che il cuore gli possa fare un brutto scherzo, questa volta decisivo. Ciononostante ci riprova, disputando qualche torneo negli anni successivi. Ma l’età incombe e raggiunti i 34 anni decide di dare l’addio.
È stato uno dei migliori tennisti americani degli anni duemila e insieme a Roddick e Blake ha avuto l’arduo compito di non far rimpiangere i fenomeni Usa degli anni ’90. Con loro è riuscito ad alzare a cielo la Coppa Davis nel 2007, pur non scendendo mai in campo.
È amato da tutti, non solo dai suoi tifosi, perché persona corretta e sportiva, simpatico, gentile e mai con comportamenti sopra le righe. Il pubblico di Flushing Meadows, siamo certi, gli tributerà un grande saluto. A un tennista, ma soprattutto a un uomo, che al tennis ha dato tanto, pur non ricevendo in cambio quanto avrebbe meritato. Ciao Mardy.

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