Roland Garros 1984, quando John McEnroe e Ivan Lendl a Parigi entrarono nella Leggenda del Tennis

10 Giugno 1984, Parigi: la Waterloo tennistica di John McEnroe – parte prima

Il Roland Garros è ormai alle porte e quale miglior modo per entrare in clima rosso parigino se non quello di raccontare uno dei più grandi match di tutti i tempi mai disputato sul Philippe-Chatrier, per chi l’ha visto e per chi non c’era e per chi quel giorno lì inseguiva una sua chimera (cit. Ivano Fossati).

Naturalmente, mi riferisco alla mitica finale disputata nel 1984 tra John McEnroe ed Ivan Lendl, vinta al quinto set dopo più di cinque ore di battaglia dal tennista cecoslovacco: partita ormai leggendaria su cui sono stati riversati litri e litri di inchiostro e pure di lacrime, comprese le mie, match che festeggia giusto giusto quest’anno il suo quarantesimo anniversario.

Allarme spoiler: all’epoca ero un giovanotto di belle speranze, naturalmente tutte tradite, super ma super tifoso del Mac. Nonostante siano passati tanti anni da allora, soffro ancora di Maccherrite cronica, una terribile sindrome incurabile che costringe coloro che ne sono colpiti ad amare John The Genius  Mcenroe fino alla morte: se sarò un po’ di parte, dunque, chiedo perdono ai lettori sin da ora ma per il questo tipo di virus non esiste e non esisterà mai nessun antidoto miracoloso.

Tornando all’incontro del 1984, la similitudine ideale per questo epico match è sicuramente la disfatta di Waterloo, quando ad un passo dalla vittoria, Napoleone/McEnroe venne duramente sconfitto senza appello e la sua aurea di invincibilità fu violata per sempre. Ma andiamo con calma e mettetevi comodi, tanto il Roland Garros deve ancora iniziare.

Innanzitutto vi chiedo: Chi ha vinto a Waterloo? Tre secondi per rispondere. 1, 2, 3… Scaduti! Non tutti lo sanno o non ricordano o prima devono aprire il cassetto scricchiolante delle proprie riminiscenze storiche per rispondere alla domanda. Eppure persino al Polo Nord sanno che a perdere quella storica battaglia fu Napoleone.

Battaglia di Waterloo - Wikipedia

Ecco l’infinita grandezza di McEnroe! La storia, come si dice, la scrivono i vincitori e i vinti spesso vengono cancellati, e invece nel suo caso ci si ricorda di lui nonostante la sconfitta, come ognuno di noi si ricorda del condottiero corso finito nella polvere.

Comunque, ve lo dico io: a vincere a Waterloo furono il Duca di Wellington e Gebhard Leberecht von Blucher. Già Wellington fatico a ricordarlo, mentre credo che von Blucher lo conoscano di fama in pochi, forse solo il meraviglioso e coltissimo Alessandro Barbero. Un po’ come Ivan Lendl… Scherzo, dai!

 

Ma cosa successe quel fatale 10 giugno 1984? il 25enne John McEnroe, presentatosi a Parigi da numero uno del Ranking e nel pieno del suo splendore tennistico, conquista la finale del torneo praticamente in carrozza.

Fino ad allora, McEnroe aveva sempre fallito l’obiettivo Parigi. Dettare la legge del più forte, la sua,  anche sulla terra battuta del Roland Garros avrebbe significato per lui poter puntare al Grande Slam, impresa dannatamente complicata che sino ai nostri giorni solo Don Budge e Rod Laver hanno realizzato.

Avversario in quel match, Ivan Lendl, un anno più giovane dell’americano, noto come The Chicken, il pollo: così era stato soprannominato dalla stampa Usa, dopo le quattro sconfitte in altrettante finali disputate nei tornei del Grande Slam.

Lendl era ovviamente un tennista già fortissimo, tuttavia non sembrava ancora pronto per il grande exploit, visti i suoi precedenti e l’avversario di turno: John McEnroe lo aveva già battuto sull’argilla quell’anno, in bacheca aveva già cinque trofei Slam da spolverare la domenica mattina e soprattutto arrivava a Parigi dopo aver vinto tutte le 33 partite disputate in quel 1984.

Pareva un risultato già scritto in partenza. Pareva. Tutto sembra filare per il verso giusto. Nei primi due parziali, The Genius sfodera il miglior tennis offensivo mai visto su terra sulla Terra, anche quella rossa,  ed annichilisce completamente un impotente Ivan Lendl. L’argilla parigina sotto i suoi piedi velocissimi, pare erba londinese. Come una furia, stravince facilmente i primi due set 6-3 6-2.

Terzo set. Compaiono le prime preoccupanti crepe nel tennis del Mac. Sul 2-2,  e Lendl sotto 0-40, John toppa due volte e viene castigato da un grande passante di diritto in corsa del ceco, vero marchio di fabbrica del tennista dell’est, il quale infine realizza l’impresa apparentemente disperata di strappare il servizio al Mac e vincere il set: 6-4

Quarto set. McEnroe spreca la sua ultima grande occasione: scappa fino al 4-2  ma il suo servizio non è più così letale e la volée ogni tanto fa cilecca. Lendl invece appare sempre più solido, in pressione da fondocampo e in difesa. A Parigi, quel giorno, il pollo si tramutò lentamente in “Terminator”, il futuro prlurivincitore Slam. Riesce a rimontare lo svantaggio e vincere il quarto set per 7-5.

Quinto set. Mac è comunque il Mac e lotta da par suo. E’ battaglia punto a punto ma la zampata di Lendl arriva al momento giusto: sul 6-5  per il ceco, John va sotto 15-40 e sul secondo di quei due match point, l’americano sbaglia una volée per lui banalmente semplice: 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5 per Ivan Lendl, che vince finalmente il primo dei suoi otto titoli Slam.

Ivan Lendl - On this day

John McEnroe non giocherà mai più finali a Parigi e sul suo impero di perfezione tennistica cominciarono ad addensarsi cupe nubi di nera tempesta.

Come direbbe Julio Velasco, “Chi vince festeggia, chi perde spiega…”. Ed allora cerchiamo di spiegare le ragioni di quella terribile sconfitta subita dal Mac. Anzi, pensandoci bene, ve le spiegherò con dovizia di particolari la prossima volta, sempre che abbiate ancora la pazienza di ascoltare i ricordi tennistici di un vecchio appassionato come me!

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