La caduta degli eroi

9 teste di serie cadute nelle prime giornate dello US Open. Che succede?

Subito scossoni negli US Open, ultimo slam della stagione. Cadono, nella stessa giornata, alcuni tra i più forti e attesi giocatori al mondo. Che succede? Difficile dirlo. Di certo, quando in passato idearono il concetto di “testa di serie” lo scopo era far rimanere in gioco i più forti e far sì che questi si incontrassero soltanto nelle fasi decisive, non si sarebbero aspettati che la testa di serie numero 4 uscisse al primo turno.

THIEM. Questo è lo strano caso di Dominic Thiem. L’austriaco è stato estromesso dal torneo da un eccellente Thomas Fabiano, non nuovo nel mietere vittime illustri; ne parleremo a breve. 4 set agevoli per il nostro tennista. E Thiem? A quanto pare, Dominic è allergico a tutto ciò che non sia terra rossa. Quest’anno sembrava in grado di tenere il passo, dal momento che ha vinto Indian Wells. Niente da fare, però. Alla fine, è evidente che il ritorno all’alma mater terra battuta sia costato molto a Thiem che non ha saputo resettarsi ed adottare un gioco adatto al temibile DecoTurf americano. Del resto, anche il primo turno di Wimbledon fu fatale per lui. Forse, una programmazione più ragionata potrebbe aiutare. Come, ad esempio, evitare Kitzbuhel e giocare di più sul cemento sarebbe stato utile. Forse.

TSITSIPAS. Lo stesso fato ha colpito un altro eroe della terra rossa: il greco Tsitsipas. Stefanos sembrava essere pronto per gli slam, forte di una semifinale in Australia. Invece no. A Wimbledon per mano sempre di Fabbiano, ormai giant killer a tutti gli effetti, era uscito al primo turno. In America, Tsitsi è crollato per colpa dell’eterna promessa Rublev, il cui 2019 si sta rivelando estremamente positivo. Si sa che quando il russo è in giornata può davvero battere chiunque. Vero, Roger? Tuttavia, questa non è una giustificazione per Tsitsipas. Il greco ormai ha finito la benzina da mesi e non sembra più in grado di esprimere quel tennis dinamitico che ha esaltato gli appassionati per buona parte della stagione. Solo stanchezza o Tsitsipas è stato anche lui sopravvalutato? Come altri biondi next gen in passato?

KHACHANOV E BAUTISTA AGUT. Altre clamorose cadute sono quella di Khachanov e di Bautista Agut.  Il primo si distingue per un andamento altalenante, ormai da due stagione, che gli ha comunque garantito la top ten. In questa parentesi americana, è in una fase di basso, se non bassissimo, rendimento. L’eliminazione contro il cavallo pazzo Pospisil stupisce perché avviene al primo turno, ma non per il valore dei giocatori. Pospisil è un grande picchiatore e il DecoTurf aiuta gente come lui. Bautista, invece, è un’altra storia ancora. È un giocatore di rara versatilità e ha dimostrato facendo semifinale a Wimbledon di essere giocatore vero. Certo la benzina finisce e Kukushkin lo sa e e ne approfitta.

FOGNINI. Un altro protagonista assoluto di inizio stagione a crollare è Fabio Fognini. Il nostro numero 1 viene travolto dalla straripante violenza di Opelka e saluta gli Us Open con amarezza. Non è un giocatore da veloce ma un talento puro come Fabio può e deve fare molto meglio di così. Lo stesso discorso vale per Kyle Edmund e Auger Aliassime. Eliminati al primo turno senza pietà.

EROI CADUTI.  Si sa. Gli Us open sono un torneo unico e di rara complessità. Del resto, sono nel torneo nella città che non dorme mai e dove tutto è più complicato e difficile. Quindi che 9 teste di serie crollino fa strano, ma nemmeno così tanto. Negli altri slam le cose come sono andate?

AUSTRALIAN OPEN. Nel primo slam dell’anno, eccezion fatta per la prematura uscita di Edmund contro Thomas Berdych e del solito Opelka contro Isner, le teste di serie hanno agevolmente passato il loro turno. Ognuno può fare i ragionamenti che vuole e dedurne le proprie idee. Chi scrive suggerisce che trattandosi del primo vero impegno della stagione e che i giocatori nelle gambe hanno ben pochi chilometri, è più semplice che i favoriti vincano le loro partite.

ROLAND GARROS. La stagione avanza. Approda in Europa e sulla terra rossa. Parigi è il culmine della stagione rossa. Certo, la terra non mente mai. E anche quest’anno le teste di serie hanno imposto la loro autorità. A parte Shapovalov, Bashilashvili e Ceccinato. Siamo nel vivo della stagione ed un momento cruciale della stagione. Tutti i big sono allenati sulla terra e non perdono occasione di acclimatarsi ai cinque set.

WIMBLEDON. Il sato dall’altro lato della mancia e sull’insidiosa erba londinese ha mietuto molte più vittime illustri. Zverev cadde per mano di Vesely, Thiem venne sconfitto da Querrey, Tsitispas inciampò su Fabiano e Shapovalov crollò di fronte a Berankis.

Un quadretto interessante, direte voi. Ognuno può vederla come vuole, ma tutti noteranno una cosa e se non l’avete notata ve la dico io. Chi non esce mai, mai, mai al primo turno: i soliti, maledetti big 3. Mentre quelli che sono crollati al primo turno sono tutti appartenenti alla next gen. Cosa vuol dire? Roger Federer ha candidamente spiegato un fatto: sono tutti buoni giocatori ma non hanno il nostro talento. Talento che non vuol dire il suo dritto a sventaglio, o l’atletismo smisurato del maiorchino o il rovescio del serbo, no. Vuol dire talento complessivo. Capacità di gestirsi e programmare. Il salto che i Next Gen devono ancora fare è proprio lì, nella gestione dei tornei e della preparazione ad essi. Tsitsipas e Thiem hanno giocato troppo e sono arrivati cotti mentalmente e tennisticamente. In più il salto di superficie non l’hanno ancora imparato ad affrontare. Idem Shapo, che però è ancora scheggia impazzita.

Magari, sarò smentito e nei prossimi giorni crolleranno i big 3 e la finale sarà in mano a Kyrgios e Medvedev (spettacolo garantito), ma con queste cadute illustri si aprono autentiche autostrade. Potrebbe essere l’occasione per Zverev per tornare ai vertici.

A New York tutto può succedere.

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