La terza volta di Jannik

Bellissima vittoria in quel di Washington per Sinner che lotta per tre ore contro un grande MacDonald (7-5, 4-6, 7-5) e vince il suo primo Atp500.

Finisce sotto una pioggia di coriandoli questa notte di mezza estate. E siamo felici per questo ragazzo che compirà vent’anni fra una settimana. L’abbiamo visto scontrarsi con i propri limiti, l’abbiamo visto toccare con mano il lato oscuro della luna, abbiamo visto le sue spalle inarcarsi sotto il peso delle aspettative iperboliche che si sono tramutate in condanne sommarie alle prime difficoltà. Il titolo con cui ha concluso il 2020 (Atp250 di Sofia) e quello con cui ha aperto il 2021 (Great Ocean Open di Melbourne) lasciavano presagire sfolgoranti successi e proprio per questo i suoi risultati – oggettivamente positivi per la sua età – gli sono valsi una pioggia di critiche, come se una finale Master 1000, una finale Atp500 e gli ottavi al Roland Garros fossero traguardi scontati e deludenti. L’arcinota questione olimpica non ha migliorato il clima intorno a lui e già in troppi parlavano di giocatore sopravvalutato, di promessa non mantenuta e via dicendo.
Ma Jannik, da buon montanaro, ha pensato di affidarsi a una ricetta sempre valida, vecchia come il mondo: lavoro, lavoro e ancora lavoro. Ed è nelle lunghe ore sui campi di allenamento che si è formato l’embrione di questa vittoria.

Jannik deluso dopo la sconfitta di Barcellona con Tsitsipas

Jannik comincia per primo e tiene il servizio. McDonald è aggressivo, senza timore. Il quarto game lascia parecchi ricordi da incorniciare: McDonald comincia autorevole (30/0) ma un nastro beffardo e un errore banale gli tolgono certezze, poi Jannik si difende incredibilmente con il rovescio – a una mano, per necessità – mandandolo fuori giri e salendo a palla break. Ne occorre un’altra per chiudere il game con lo smash dopo aver costretto Mack a un lungo tergicristallo. La reazione è immediata e si traduce in un game di dieci minuti in cui Jannik annulla tre palle break prima di cedere al potente lungolinea di Mackenzie. Il ballo è cominciato e Jannik non si tira indietro, combinando un capolavoro di arte varia tra aggressività, furbizia e tenacia difensiva, per un altro break (a zero, 4-2). Sul 5-3 Sinner serve per il set ma infila qualche gratuito di troppo permettendo all’americano di strappargli la battuta. Jannik non la prende bene e dà vita a un gran game in risposta, ma non gli bastano sei set point per chiudere il parziale. Ci vogliono dieci minuti (di nuovo) ma McDonald completa la rimonta (5-5). Un game rapido per il 6-5 è la miglior medicina. Ora Jannik vola 0/40 ma incappa ancora una volta nella maledizione del set point e ne colleziona undici prima di vedere finalmente il dritto di Mackenzie spegnersi in rete per il 7-5.

Chi si aspetta una resa rimarrà deluso perché è Jannik il primo a fronteggiare una palla break, mentre McDonald va a segno con discreta tranquillità. Nel sesto game il livello di entrambi cala vistosamente ma Jannik sciupa due palle break e cede ai vantaggi dopo una serie di errori con il rovescio – che oggi non sta funzionando a dovere. L’occasione mancata pesa sul morale di Sinner che pasticcia e si fa brekkare per il 4-3. Non ci sono più sorprese e tanto basta all’americano per chiudere 6-4: si andrà al terzo.

Jannik parte bene al servizio, poi gioca un gran game in risposta prende spesso la rete e conquista il break del 2-0. Il quinto game vale oro perché Jannik salva tre palle del controbreak grazie anche al ritorno del rovescio (4-1). Jannik deve sudarsi ogni singolo quindici ma passa indenne un altro giro di valzer (5-2). Qui Sinner sale in cattedra e si procura due championship point in risposta; sembra fatta ma McDonald è perfetto (chiuderà con 16 palle break salvate su 21 concesse) e con quattro punti di fila si porta 5-3: toccherà a Jannik servire per il titolo. La prima non entra mai (35% nel set) e la tensione tradisce l’italiano: 5-4 e palla al centro. Qui arriva il punto del match chiuso da Sinner con un passantino di rovescio dopo una serie infinita di recuperi di entrambi; sembra profetico ma poi il game va a Mackenzie (5-5). Serve un gioco veloce, serve fiducia, serve una scossa: arrivano quattro punti in fila con tanto di ace e la pressione torna al mittente. Jannik si carica e arriva a due punti dal match con un robusto passante di rovescio, poi ai vantaggi si guadagna il terzo matchpoint. Qui gioca con grande attenzione fino all’errore di McDonald che spedisce in rete: 7-5 e braccia al cielo.

E così, mentre il sorriso un po’ stravolto di Jannik si perde fra i coriandoli e l’emozione, sembra più chiaro il senso del percorso accidentato degli ultimi mesi; anche i sogni futuri appaiono più nitidi e grandi, visti dalla prospettiva di questo teenager (ancora per poco) che oggi occupa la posizione numero 15 del ranking Atp.

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