Foto-Intervista esclusiva a Gioia Barbieri: la mia vita in pochi clic

La giovane tennista Gioia Barbieri racconta a Tennis Circus le tappe più importanti della sua carriera attraverso le immagini più significative. “Adoro il tennis, e sempre sarà così nonostante i sacrifici e i momenti duri. Karin Knapp? Un esempio di tenacia, è fantastica. Obiettivi futuri? Giocare in Fed Cup e alle Olimpiadi. Il sogno? Vincere Roma!"

[tps_title]3) “Il tennis, i miei sogni”[/tps_title]

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G.B. Il tennis. Ho iniziato a giocare per caso, semplicemente perché era lo sport che praticavano Maria Sole e mio padre. E’ stato amore a prima vista. Dalla prima volta che ho preso una racchetta in mano ed ho provato a giocare mi sono letteralmente innamorata di questo sport. Da quel momento ho iniziato a giocare appena potevo ed ovunque mi trovassi. La porta del nostro garage conserva ancora i solchi lasciati delle mie palline.
Poi sono arrivati i primi tornei in regione e le prime convocazioni ai vari raduni federali. Non puoi immaginare le ore di macchina che si è dovuto sciroppare mio padre per accompagnarmi.
Andavo a scuola, panino in macchina e subito agli allenamenti. Da under 14 sono iniziate le trasferte nei tornei eta, poi gli under 16 e gli Itf.
Mi piaceva viaggiare, non sentivo la nostalgia di casa e amavo la competizione, lì ho capito che quella era la mia strada, quello che volevo fare davvero.
Da piccola il mio sogno è sempre stato quello di diventare la numero 1 del mondo, ad ogni compleanno per una quindicina d’anni ricordo che soffiavo sulle candeline ed il desiderio era sempre lo stesso. Ora che sono realmente entrata nel mondo del professionismo, il sogno ovviamente continua ad esserci, ma ci sono anche altri obiettivi più concreti, a medio e lungo termine. Il tennis ha sempre avuto un posto fondamentale nella mia vita.
Ci sono stati dei momenti in cui ha finito anche per prendere il sopravvento su tutto il resto, la sconfitta mi annientava come persona, la sentivo come un fallimento. Ho dovuto allontanarmi da tutto, chiedere a me stessa perché amassi giocare, interrogarmi su cosa mi stessi aspettando da questo sport e da me stessa. Ora finalmente sto riscoprendo semplicemente il piacere di giocare. Sono una persona molto competitiva, “rosico” anche quando perdo a pari o dispari, ma sto imparando che l’accettazione della sconfitta è parte importante della crescita. Ovviamente non mi farà mai piacere perdere, ma sto imparando a vedere oltre, a concentrarmi sul perché quella sconfitta sia arrivata, a lavorarci su per poi ripartire da lì.
Amo questo sport, perché non si finisce mai d’imparare, è una continua evoluzione, ci sarà sempre un ostacolo da superare, una situazione nuova da affrontare. Mi stimola, mi mette alla prova. Sento che ho ancora tanto da mettere in campo!“.

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