Tra le mille luci di Natale, colorate e scintillanti, ecco emergere dal più timido e sottile cassetto dei ricordi una nostalgia. Impercettibile e fugace; tuttavia tale da non concedere anche al più superficiale dei tennisti di rimanere sul serio concentrato. Neppure al cambio campo. Neppure durante un Challenger. Immagine quasi d’altri tempi; come una suggestione di un’istantanea color seppia. Fotografia che vira dall’eccessivo colore fluo dei succinti completini da tennis contemporanei al più emotivo e discreto quasi non colore. Tre donne; tre atlete diverse tra loro, ma legate da un filo rosa lieve e tenace allo stesso tempo. Tenniste… Con il nastro rosa senza bisogno di quote a tutela e troppe paillettes. Ecco quindi un quasi non ritratto di un tennis che sembra d’altri tempi; eppure parliamo di pochissimi anni fa, forse addirittura mesi. In un languido battito di ciglia; già oggi sembra tutto diverso e lontano.
Francesca Schiavone. Ne avete letto pochi giorni or sono. Sconfitta di neoplasia, alla faccia del terzo set senza appello e tie break. Capelli da maschiaccio in realtà zazzera post-chemio. Vincitrice di uno Slam: una passeggiata in confronto alla maratona delle cure, degli integratori anti-emetici e del destino in agguato. Anche nel rettangolo rosso. 7 mesi di silenzio, 7 vite come gatti. Ricordi di un tennis pulito; faticoso ed essenziale. Spesso con una t-shirt e scarpe maschili; alcun vezzo se non quello di non aver bisogno di dimostrare nulla a nessuno. Sfrontatezza del genere.
Vinti 8 Titoli dei Tornei WTA in singolare e 7 in doppio; battendo i nomi più blasonati del tennis mondiale declinato in gonnellina. Serena Williams, Caroline Wozniacki ed Jelena Jankovic tra queste, tutte ex n. 1 del mondo. Il nostro frammento di ricordo vede raggiungere “solo” la posizione n. 4 nel Ranking; nel lontano, si fa per dire, gennaio 2011. Oggi, felicemente guarita dopo il recente ritiro, progetta e parla di gioia e costruzione. Come tutte le donne ripartirà e vivrà salvando altri sogni, puerili ed indispensabili fantasie ed acerbe promesse.
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Flavia Pennetta. Abbandoniamo, in preda delle emozioni, ciò che in oggi contraddistingue l’attuale signora Fognini. Ciò che qui interessa ed affascina è l’atleta; la tenacia e la forza di battere il paradosso. Uno Slam in terra Usa vinto contro l’amica di sempre. Sfida epica tutta italiana per la gloria in rosa; avrebbe potuto giocarsi ovunque. Anche, e soprattutto, in Puglia. Due donne amiche, in equilibrio tra dovere e competizione. Lealtà e voglia di successo; antagoniste loro malgrado per la bizzarria di un tabellone del diabolico gioco. Fino alla fine, fino in fondo. Conoscenza empatica tale da azzerare difese e strategie di schema. Ritiro dopo aver vinto uno Slam nel 2015. Se per amore, desiderio di maternità, stanchezza o voglia di girare in tacco 12 poco importa.
Vinti 11 Tornei WTA in singolare e dopo aver “racimolato” un fantastico Prize money il resto è un dettaglio; una piccola sfuocatura dell’immagine in color seppia. Sicuramente si sarà regalata qualche paio di Louboutin; suola rossa come il campo in terra. Cuore e sangue; i colori e gli umori delle donne. Ora anche commentatrice di Sky Sport dovrebbe proprio in questi giorni diventare di nuovo mamma. Altro viaggio nell’universo emozionale della maternità; che il tennis spesso esclude e preclude. Sembra esservi regola primordiale ed istintiva, seppur non scritta, tra ruoli; anche solo il pensiero di un figlio distrae e annebbia cuore e mente. Mentre rincorri la pallina gialla infernale, in realtà ,il tuo essere è altrove; chissà dove, ma non più solo lì. Serena Williams docet.
Roberta Vinci. Terzo personaggio della nostra istantanea strenna natalizia. Poliedrica e tenace: unica atleta italiana che dice la sua su qualsiasi superficie di campo da tennis. Ha vinto almeno un Torneo in tutte le condizioni: cemento, erba, terra ed indoor. Posizione di Ranking 7 al mondo nel 2016; apparentemente, per il fluido tragitto della memoria tennistica, quasi un secolo fa. Donna garbata, intelligente; a modo suo carismatica senza sembrare di volerlo essere. Gioco in back ad ogni costo, campo trafitto dalle traiettorie in sbieco. Veloce, elegante ed efficace. Tagliente come una lama messa male; effetto imprendibile sul dardo giallo fluo che schizza via a pochi centimetri dal suolo. Senza che neppure te ne sia accorta, immaginaria avversaria, i set scivolano via come per magia. Il ritiro è recente; e non sembrano sul serio altre immagini altrettanto femminili e così discrete poter rimpiazzare i suoi occhi con vista sull’ improbabile e cinico Circuito WTA. Quattro volte vincitrice di Fed Cup; memorabile parolaccia nella semifinale contro Serena Williams prima dell’ultimo atto tutto italiano con Flavia Pennetta nel Paese a Stelle e Strisce… che dire. Dolcezza e grinta; altro scorcio al femminile oggi quasi arcaico. Riservatezza nell’attesa di invecchiare; altro modo di declinare il gentil sesso senza diventare uno stereotipo.
Chiudiamo con un sorriso sul futuro. Oggi tutto è lampo e velocità: azzardo e social. Effetto mediatico e merchandising. Sponsor ed immagine. Poco umiltà, talvolta. Mi si lasci contemplare ancora un poco l’immaginario ed antico color seppia prima di ritornare ad un ritmo senza alcuna pietà; soprattutto nel rettangolo rosa delle precoci e procaci promesse del tennis italiano.
Di Prudence