La scalata di Jannik Sinner: dai “monti” ai “mari”

A 13 anni si trasferì dal Trentino alla Riviera Ligure. A quasi 18 anni è già n. 135 al mondo. Il suo allenatore Riccardo Piatti: “Se perde chiama la mamma, ma le racchette le incorda da solo”

Per diventare tennisti occorrono molti sacrifici: è quello che ha fatto Jannik Sinner. Infatti il tennis della Val di Pusteria si è trasferito sin dall’età di 13 anni dal Trentino Alto Adige a Bordighera, sulla riviera ligure di Ponente, dove è situata l’accademia di Riccardo Piatti. Gli sforzi sembrano essere stati ripagati: oggi, a 17 anni e 11 mesi, l’altoatesino è 135 del mondo, nonché il miglior under 18 del panorama tennistico internazionale. Come accennato in precedenza, sin dall’età di 13 anni Sinner è seguito dal coach Riccardo Piatti, il quale lo ha molto aiutato nel periodo di transizione tra la vita di famiglia a Sesto Pusteria a quella nell’accademia ligure. Una volta giunto a Bordighera, il giovane ha vissuto prima qualche anno in famiglia con uno dei tecnici dello staff di Piatti, Luka Cvjetkovic, adesso invece Jannik convive in un appartamento vicino ai campi con due colleghi: Lorenzo Ferri, classe 2004, e Simone Cacciapuoti, classe 2000. Sicuramente il trasferimento, la distanza di 700 km da casa devono essere stati complicati sia per lui che per la famiglia: «Il ragazzo arriva da una famiglia molto solida – racconta Piatti – e con una grande cultura del lavoro. Il papà è cuoco in una baita in Val Pusteria e la mamma lavora come cameriera nella stessa baita. Ha un fratello un po’ più grande, Mark, che lavora a Brunico. Sono persone estremamente concrete e hanno appoggiato le scelte del figlio senza mai essere invadenti o voler imporre le loro decisioni. Quando vengono a trovarlo magari escono a cena, stanno insieme ma non sono mai venuti a seguire un allenamento».

La mamma rappresenta per il giovane altoatesino un grosso punto di riferimento: infatti, quando emerge la frustrazione o la fatica, il pustorese chiama la mamma Siglinde per farsi coccolare. A tal proposito, Piatti commenta: «Sì, ma i genitori non sono tanto indulgenti. La mamma, che lo ha visto per la prima volta in un match da professionista agli Internazionali, è solita ripetergli che se quella del tennis è la strada che ha scelto allora deve perseguirla senza farsi prendere dallo sconforto». 

Il coach ligure racconta ancora una grande capacità del giovane Jannik che riguarda le racchette: «Se le incorda da solo. Lo ha imparato fin da piccolo, perché secondo la sua famiglia più si è autosufficienti meglio è. Lo fa sia negli allenamenti che nei tornei, e con i primi guadagni ha voluto fare un investimento e si è comprato una macchina incordatrice da 700 euro».

Le origini montane di Sinner hanno fatto sì che sin da piccolo si dedicasse allo sci: fino a 12 anni infatti, il padre gli ha insegnato a sciare, facendone lo sport principale. Mentre il tennis era uno sport a cui il pustorese si dedicava l’estate: «Scendere sulle piste non lo appassionava – continua il tecnico ligure —. Mi ha spiegato il perché in maniera molto lucida: “Lo sci non mi divertiva, guardavo fuori dal cancelletto e a vedere quelle pendenze avevo paura. Sulla neve sei dentro o fuori, nel tennis puoi sempre crearti un’altra occasione».

I modelli tennistici di Sinner sono Roger Federer, Novak Djokovic e l’altro tennista altoatesino Andreas Seppi: non a caso è stato proprio Max Sartori, da sempre allenatore di Seppi, a segnalare a Riccardo Piatti le capacità del giovane Sinner. La più grande ispirazione per Jannik, però, rimane Roger Federer, con il quale si è allenato a Roma, durante gli Internazionali: lo stesso svizzero ha osannato le qualità del giovane, non solo tecniche ma anche umane: «È un ragazzo molto serio e gentile – ha detto il Magnifico dopo qualche scambio —, in più ha un gioco molto efficace da fondo e penso che dovremo aspettarci grandi cose in futuro”.

Beh, se lo dice uno che ha vinto 20 prove dello Slam (per ora), forse bisogna credergli.

Fonte: Gazzetta

Donato Marrese

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