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Sarà un 2019 senza dominatori?

Ormai è palese: il tennis, sia maschile che femminile, sta vivendo un periodo di profonda transizione. Già lo si poteva intuire, ma forse non in modo così evidente. Nel Wta è ormai un ricordo lontano il periodo del dominio assoluto di Serena Williams o di Vika Azarenka: le n. 1 di oggi, almeno da tre anni, non sono in grado di mantenere il loro regno a lungo: lo abbiamo visto con Angelique Kerber, Simona Halep e ora Naomi Osaka, che dopo essersi imposta agli Australian Open (e facendo così sua la vetta della classifica ai danni della n. 2 Petra Kvitova), si è sciolta come neve al sole uscendo molto presto a Indian Wells, il torneo che esattamente un anno fa era stato per lei il trampolino di lancio verso la gloria. Il successo della 18enne canadese Bianca Andreescu, sulla veterana Kerber, coincide con la nascita di una nuova campionessa, volta a scuotere ulteriormente il già instabile equilibrio del tennis delle ragazze. Nel circuito maschile il dominio di Djokovic e Nadal, ben saldi nelle prime due posizioni mondiali, è ancora indubbio, anche se non totale e devastante come prima; poco più dietro Roger Federer, sconfitto ieri in finale da Dominic Thiem, segno che ormai il regno dei Fab Three è ormai agli sgoccioli, permettendo a schiere di top-player e nuove promesse di togliersi fin da subito grandi soddisfazioni e vincere titoli di prestigio, in attesa di qualche grande sorpresa in un Major. C’è l’impressione, insomma, che il futuro è già qui, per chi sa meritarselo, e che in fondo ci sia spazio per chiunque.
Vincitori Atp nel 2019 (Fonte: SkySport)
Come nota il giornalista Vincenzo Martucci su Federtennis.it, i 19 tornei disputati da inizio stagione fino a qui hanno visto 19 vincitori diversi e altrettanti finalisti differenti: solo quattro, tra questi, compaiono sia come vincitori che come finalisti: Roger Federer, campione a Dubai e finalista a Indian Wells, il russo Medvedev, finalista a Brisbane e poi vincitore a Sofia, il greco Tsitsipas, campione a Marsiglia e poi finalista a Dubai, e l’argentino Pella, finalista a Cordoba e vincitore a Sao Paolo. Non comandano, almeno per ora, Djokovic e Nadal, rispettivamente vincitore e finalista a Melbourne.
Stesso stato di anarchia anche nel circuito Wta: nei 13 tornei disputati sono altrettante le vincitrici, tra campionesse rodate e nuove leve agguerrite, come Sofia Kenin e la già citata Andreescu, che vantano sia un titolo che una finale. Tra tutte comanda per ora Petra Kvitova, non a caso n. 1 della Race, con un titolo conquistato a Sydney e due finali perse, a Melbourne e Dubai. Tutte le altre hanno conquistato un solo titolo o una sola finale.
Vincitrici Wta nel 2019 (Fonte: SkySport)
Anche se si tiene conto dei Paesi con più vincitori vediamo una situazione molto variegata: ben 14 le nazionalità dei giocatori vincenti (tra cui l’Italia, grazie al successo di Cecchinato) in questo 2019, con solo cinque Federazioni (Australia, Usa, Serbia, Argentina e Francia) che vanta due successi. Nel femminile sono 11, con le uniche doppiette di Repubblica Ceca (Pliskova e Kvitova) e Belgio (Mertens e Van Uytvank).
Senza dubbio è ancora molto presto per fare previsioni, ma l’impressione è che questo 2019 sia l’anno del ricambio generazionale e di un graduale, ma inesorabile, passaggio di consegne verso i giovani protagonisti del tour a venire. Discorso a parte meritano gli Slam: se ne tennis femminile delle giovanissime si sono già imposte sulle veterane (Ostapenko al Roland Garros di due anni fa e Osaka agli US Open 2018 e Australian Open di quest’anno), nel maschile il match tre su cinque favorisce ancora Djokovic e Nadal, seguito da Federer: sinora i giovani sono apparsi troppo inesperti per reggere il confronto e il NextGen più “blasonato”, il tedesco Sascha Zverev, ha dimostrato di non essere competitivo nei Major quanto nei tornei dell’Atp tour. Forse bisognerà aspettare il 2020 per uno scossone nei quattro massimi appuntamenti del tennis, o forse no: in un 2019 senza certezze tutto può succedere.
Michele Alinovi

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