Storie di talenti sfortunati

Storie di ragazze con grandi talenti, ma anche grande sfortuna. Racconti di atlete che avrebbero fatto la storia del tennis del loro paese, o addirittura del tennis mondiale, ma che hanno dovuto lottare contro gli infortuni per tutta la loro carriera.

Sono numerose le giocatrici che negli ultimi anni si sono affacciate al circuito; giovani, forti, talentuose, destinate ad un futuro di successi e traguardi. Nel tennis si hanno le proprie chances contro qualsiasi avversario, ma contro gli infortuni a volte c’è ben poco da fare. A volte i problemi fisici si risolvono, diventano acqua passata e si torna più forti che mai, come successo a Sloane Stephens, che dopo diversi mesi di assenza è tornata e ha vinto il suo primo e ad ora unico titolo Slam. O ancora Venus Williams, esempio per eccellenza, che dopo la scoperta della sindrome di Sjogren è rientrata e in questi giorni ha affermato di non veder l’ora di tornare in campo e di non pensare al ritiro, nonostante i 40 anni da compiere a breve. Ma non sempre le cose vanno per il meglio, e succede che ragazze anche molto giovani debbano dire addio al tennis prima di raggiungere le vette prefissate.

Un nome di cui si è tornati a parlare negli ultimi mesi è quello di Tatiana Golovin, ragazza francese di origine russa che fin da giovanissima si è messa in luce in un circuito di livello altissimo, tra il 2004 e il 2005. Raggiunge spesso la seconda settimana negli Slam, lotta alla pari con le migliori al mondo, e il tutto a soli 16 anni. A 17 anni entra nelle prime 20 del mondo, a 19 vince i suoi primi due tornei WTA ma a soli 20 anni le viene diagnosticata un’infiammazione alla schiena, dopo dopo aver raggiunto il best ranking di numero 12 al mondo. Lo stop per recuperare è a tempo indeterminato e Tatiana sparisce dai radar per oltre 10 anni. Ma l’enfant prodige non ha mai smesso di sognare e a fine 2019 ha annunciato, quasi in contemporanea a Kim Clijsters, il ritorno alle competizioni. Il dolore non è passato del tutto, ma questo è l’ultimo treno per poter rivivere quelle emozioni uniche e dare un senso ai tanti sacrifici e al tanto lavoro fatto per arrivare alle soglie della top10. Il ritorno di Golovin non è stato di successo, ma ci vorrà del tempo e questo stop forzato potrebbe aiutarla a ritrovare la forma. In ogni caso, a 32 anni compiuti a gennaio, Tatiana Golovin sa bene di aver perso l’occasione di una carriera da campionessa a causa di un infortunio, per cui non c’era una cura.

Negli stessi anni un’altra ragazza, poco più giovane, mostrava al mondo intero il suo tennis devastante, scalando il ranking fino al numero 7 del mondo a soli 18 anni appena compiuti. Si tratta di Nicole Vaidisova, ragazzona della Repubblica Ceca, vincitrice del suo primo titolo WTA a soli 15 anni – tra le più giovani della storia -, replicato una seconda volta poco dopo. Nel 2004 entra in top100, nel 2005 nella top20, nel 2006 centra la semifinale al Roland Garros, con vittorie su Mauresmo e Venus Williams, e raggiunge la top10. Continua a spingersi alle fasi finali di quasi qualsiasi torneo, Major inclusi, ma cominciano ad apparire i primi problemi alla schiena, che segneranno i risultati delle stagioni a venire. Nel 2010 arriva il ritiro a causa anche di un forte calo di rendimento, ma nel 2014 ci riprova, tornando a giocare nel circuito WTA. Nel 2016 c’è il ritiro definitivo, dovuto ai troppi e ripetuti infortuni. Rimaniamo negli stessi anni, ma passiamo ad una tennista un po’ meno famosa, che forse alcuni non ricorderanno.

Agnes Szavay, nata negli ultimi giorni del 1988 e principale promessa del tennis ungherese da molti anni a questa parte. Giunta nel circuito nel 2006, a 17 anni conquista il suo primo titolo a Palermo, i quarti di finale agli Us Open e la finale nel tier II del China Open, risultati che la portano nella top20 prima di diventare maggiorenne. Negli anni il suo rendimento cala e si fa invece insistente un problema alla schiena, che la tiene più volte ferma. Nel 2012 fa l’ultimo tentativo di rientro nel tour, ma non raccoglie alcuna vittoria. A inizio 2013, ad appena 25 anni, Agnes Szavay si ritira con 5 titoli nel suo palmares e un best ranking di numero 13, raggiunto 5 anni prima.

Russian Dinara Safina returns a ball to her opponent Ukranian Alona Bondarenko during their match of the WTA Madrid Open claycourt tournament on May 15, 2009 in Madrid. AFP PHOTO/JAVIER SORIANO. (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)

Un nome ben più famoso è invece quello di Dinara Safina, sorella minore di Marat. La russa è stata in grado di issarsi fino al primo posto del ranking e giocare diverse finali Slam, senza mai conquistarne alcuna. Nel 2009 raggiunge i suoi migliori risultati e viene proclamata regina del Foro Italico, ma la sfortuna era già dietro l’angolo. Dal 2010 cominciano i problemi alla schiena, nel 2011 annuncia di prendere una pausa del tennis poiché il fisico non sosteneva più quei ritmi. Nel 2012 chiede delle wildcard, a cui poi rinuncia, e infine due stagioni dopo annuncia ufficialmente il ritiro, ormai nell’aria da tempo. Dinara ha giocato a 24 anni gli ultimi match nel tour WTA. A

ltro talento fermato dai problemi fisici è la francese di origini iraniane Aravane Rezai, che ha vissuto un biennio spettacolare tra il 2009 e il 2010, con 4 titoli conquistati tra cui il Premier Mandatory di Madrid, dove ha lasciato tutti a bocca aperta con il suo rovescio bimane e la sua grande interpretazione della terra. Arrivata al numero 15 del mondo a fine 2010, sarebbe poi crollata nel ranking nei mesi successivi, fino a tornare a giocare qualificazioni e tornei ITF. Nelle stagioni successive si ferma più volte e per lunghi periodi, e il suo ritorno non è mai vincente. Ha più volte parlato di un possibile ritorno, ma tra problemi fisici e personali pare che questo rientro sia veramente impossibile.

Una ragazza ancora giovane ma sempre più lontana dal tennis giocato è il grande talento britannico Laura Robson, classe 1994. Già numero 27 del mondo nel 2013, Laura ha disputato due ottavi di finale Slam e sembrava pronta per lo step successivo, quando gli infortuni hanno cominciato a colpirla. La promessa britannica, capace di vincere Wimbledon junior ad appena 14 anni, nel 2014 viene fermata da un dolore al polso che la costringerà ad una operazione. Questo problema la tiene fuori dal tour per un anno e mezzo. Serve tempo per tornare a giocare con continuità, seppur lontana dalla sua forma migliore, ma nel 2018 arriva un altro brutto colpo, con l’operazione all’anca. Torna l’anno successivo, ma dopo qualche torneo si ferma e a fine stagione si sottopone ad un’altra operazione all’anca. Un calvario infinito, ma per Robson c’è ancora qualche speranza, avendo dalla sua il tempo.

Tempo che pare invece non esserci più per la statunitense Jamie Hampton, classe 1990, che tra il 2012 e il 2013 aveva mostrato una grande solidità e varietà di gioco, e grazie all’intelligenza tattica di cui dotata si era issata fino al numero 24 del mondo, con ampi margini di crescita. Ancora a secco di titoli WTA, Jamie ha dovuto prendere una pausa a inizio 2014, che si è rivelata più lunga del previsto. Ci sono state 6 operazioni nell’anno e mezzo seguente, e Hampton non ha più fatto ritorno nel circuito, né si hanno altre notizie di lei.

Ma anche tra le azzurre c’è chi ha sofferto un destino simile. Karin Knapp è stata, per certi versi, un’italiana atipica. Una ragazza di 1.80 m, dotata di un servizio eccezionale e colpi potentissimi, sicuramente tra i più pesanti del circuito. Una ragazza alla mano, simpatica e talentuosissima, ma presa di mira dalla sorte più e più volte. A 20 anni è tra le prime 50 e raggiunge il terzo turno al Roland Garros, impresa ripetuta anche l’anno seguente. Quanto tutto sembrava avviato per il meglio un problema al cuore la ferma, seguito da un infortunio al ginocchio. Karin torna a giocare e nel 2014 ritrova la sua migliore forma, titoli WTA e best ranking, ma nella seconda metà del 2015 un nuovo problema al ginocchio la costringe a fermarsi nuovamente. Nel 2017 riesce anche giocare di nuovo il terzo turno al Roland Garros prima di annunciare l’anno seguente il ritiro definitivo. Una carriera vissuta forse per metà del tempo di ciò che avrebbe potuto.

Ultima di questa carrellata è la giovanissima Ana Konjuh, 22enne croata che fin ragazzina si è presentata al tour come una delle principali promesse del tennis mondiale. Già numero 20 del ranking a 19 anni e capace a 18 di arrivare ai quarti di finale agli Us Open, Ana è costretta ad uno stop proprio quando è al top della forma, nel 2017. Viene operata al gomito e dopo la riabilitazione prova a tornare in campo, ma le cose si complicano e il rientro è più volte rimandato. Negli scorsi mesi è apparsa sui campi, quindi c’è speranza di rivederla una volta che il circuito riprenderà, anche se sarà necessario capire a che livello farà ritorno.

Queste sono davvero solo alcune delle tenniste che hanno dovuto salutare il tennis anzitempo per un problema fisico, la lista sarebbe lunga e malinconica. Per alcune di queste l’infortunio ha scritto l’ultimo capitolo del loro libro, per altre la trama è ancora aperta e la speranza, loro e nostra, di un ritorno in campo non si spegnerà fino alla fine.

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