Talento, grinta e forza mentale: i fattori del successo

Giocatrici fortissime, incapaci di vincere quanto previsto, tenniste con mezzi poco più che discreti, capaci di vincere tantissimo. Forza mentale, killer instinct e fattore fortuna, i grandi ingredienti di una carriera.

Quante volte è capitato di vedere una giocatrice in campo e chiedersi come abbia fatto a vincere così poco? Perché non abbia Slam in bacheca, o non sia stata neanche nelle prime 20 del mondo. E quante volte invece vediamo atlete giocare e pensiamo che siano forti, ma sfavorite da mezzi fisici o tecnici rispetto a molte colleghe, e il loro palmares ci lascia a dir poco sorpresi? In mezzo, tante giocatrici che hanno, chi più e chi meno, messo in campo il proprio valore, raggiungendo i migliori risultati possibili e magari anche qualcosa in più. Ma sono le prime due categorie quelle ad affascinare di più, quelle che ci fanno da una parte adirare, nell’ammirare tutto quel talento sprecato, dall’altra emozionare e gioire, nel vedere cuore e grinta avere la meglio contro avversarie più alte, più potenti, più complete. Facciamo allora una carrellata delle più illustri rappresentanti di queste due categorie opposte, passando anche dalle tenniste azzurre di questi anni.

Anastasia Pavlyuchenkova

Quando si parla di talento puro non sfruttato a pieno, non posso non pensare a Petra Kvitova e Victoria Azarenka. Due atlete con tantissime cose in comune, a partire dall’età – un solo anno di differenza -, il fatto di aver vinto due titoli Slam a testa, tra l’altro conquistati entrambi nello stesso posto, la ceca a Wimbledon e la bielorussa a Melbourne, e le difficoltà extratennistiche. Petra ha dovuto superare il difficile momento dell’aggressione, l’operazione alla mano, e poi i diversi infortuni che l’hanno rallentata negli anni a seguire, oltre alle difficoltà respiratorie che ne hanno sempre condizionato il rendimento nei paesi più umidi. Vika invece ha dovuto prima fare i conti con un infortunio al piede, poi ha avuto la gravidanza e infine ha passato molti mesi in tribunale per ottenere la custodia del figlio Leo. La prima è oggi comunque tra le prime al mondo, la seconda fatica a scendere in campo, ma entrambe hanno vinto meno di quanto non meritassero, perché parliamo di due tenniste che senza problemi avrebbero messo grossi bastoni tra le ruote a Serena Williams e sarebbero state tra le grandi candidate a prenderne il posto dal 2017 in poi. Peccato, perché gli anni passano e le possibilità di vederle in cima al ranking o con un trofeo Slam sono sempre meno. Un’altra tennista che non ha mai sfruttato davvero il suo talento è Caroline Garcia, capace di affermarsi della doppietta Wuhan-Pechino nel 2017 e raggiungere il quarto posto mondiale prima di crollare nel ranking e perdere fiducia. Non è mai arrivata alle fasi finali di uno Slam e al momento sembra non valere neanche la top30, nonostante un gioco fatto di fondamentali pesanti e rapidi e una completezza tecnica invidiabile in qualsiasi posizione del campo. Quest’anno compirà 27 anni, ma il tempo per rimettersi sui giusti binari e raggiungere risultati più consoni al suo talento c’è, vedremo se il 2020 sarà l’anno della ripresa. A farle compagnia c’è Anastasia Pavlyuchenkova, russa classe 1991, che ha chiuso l’anno tra le migliori 30 del mondo per l’undicesima volta consecutiva, un record invidiabile. E Anastasia di tennis ne ha tanto, di killer instinct decisamente meno. Nonostante i risultati siano sporadicamente arrivati – come i quarti di finale Slam a Melbourne per il terzo anno su quattro – , nei tornei che contano difficilmente arriva poi a lottare per il titolo. In carriera ha messo a segno tante vittorie di grandissimo calibro, ma ancora più volte si è sciolta sul più bello, davanti alla linea del traguardo. Con qualche vittoria nei momenti importanti, come ai quarti con Collins o Muguruza a Melbourne – 2019 e 2020 -, giusto per citarne due, forse staremmo parlando di un’altra carriera. Guardando il suo palmares si notano solo due Premier datati 2014, decisamente pochi per il tennis che mostra da tanti anni a questa parte. Rimane una cliente scomoda per tutte, ma non una minaccia per i trofei che contano.

Karolina Pliskova

Nemmeno Karolina Pliskova brilla quando si parla di trasformare il talento in successo. Certo, è stata numero 1 del mondo ed è nelle prime 3 quasi fissa da tempo, ma una sola finale Slam disputata in carriera e appena due titoli Premier 5 in tasca sono troppo poco per una giocatrice del suo calibro. Non più giovanissima, Karolina sembra sempre pronta a dare una svolta alla carriera da un momento all’altro, ma il tempo passa e la continuità di rendimento pare essere la sua -unica- grande dote. Dulcis in fundo in questa – personale – lista, una delle tenniste che più ha fatto emozionare i tifosi azzurri in questi anni, Camila Giorgi. Ha iniziato a far parlare di sé giovanissima Camila, quando poco più che maggiorenne cominciava ad affacciarsi al circuito WTA. In molti già festeggiavano, felici di avere una futura top10 e magari vincitrice Slam. Invece, negli anni successivi Giorgi è stata per un po’ un contorno alle grandi connazionali, che fino al 2015 giocavano le fasi finali Slam con buona continuità. Poi Giorgi è diventata numero 1 d’Italia, ha superato qualche piccolo infortunio e nel 2018 ha giocato una stagione eccezionale, arrivando al numero 26 del mondo grazie anche ai quarti di finale a Wimbledon e vincendo il suo secondo titolo WTA. Da lì, gli infortuni hanno avuto la meglio e anche se ora sta bene, la classifica rende la risalita complicata. Quest’anno Camila farà 29 anni, anche se agli occhi di tanti tifosi è ancora un ragazzina, e conoscendo le sue intenzioni future – giocare a lungo non è mai stato nei suoi piani – bisogna prepararsi anche ad un futuro addio. E c’è un po’ di amarezza, perché in poche hanno saputo vincere così tante partite contro le top players, peccato che questo sia stato a lungo affiancato da sconfitte inattese contro avversarie meno quotate.

Simona Halep

E invece, chi c’è dall’altra parte? Quali sono le tenniste che hanno saputo superare i propri limiti e hanno sfruttato il momento per vincere più di quanto si pensasse? Questa volta partiamo proprio dall’Italia, perché è nostro il migliore esempio. Sara Errani, guerriera dal grande cuore, che ha costruito una carriera eccezionale su un fisico minuto e un servizio troppo attaccabile per il rapido tennis moderno. Una finale Slam, due semifinali, diversi quarti, un Premier e la top5, senza considerare i successi in doppio, risultati che l’hanno resa una delle giocatrici più forti al mondo. È stata e continuerà ad essere un esempio per tante giovani, che si sentono dire spesso – e non completamente a torto – che il fisico oggi nel tennis è fondamentale. Con le dovuti proporzioni, anche per Simona Halep non era così scontato raggiungere così importanti risultati, lei che è una delle più grandi lavoratrici del circuito. Fisicamente minuta, Simona è diventata nel tempo il miglior esempio di intelligenza e forza mentale in campo, facendo della visione tattica e delle geometrie i suoi punti forti. È stata bravissima a sfruttare il biennio incerto 2017/2018, continuando comunque a lavorare e migliorare, fino al titolo di Wimbledon 2019. Vedremo quest’anno cosa potrà fare, considerando che partirà come favorita sulla terra.

Monica Puig

Un nome che non si può non citare è quello di Monica Puig, portoricana vincitrice dell’oro olimpico nel 2016. È una giocatrice fortissima Monica, con fondamentali potenti ed efficaci, ma in tanti anni di carriera ha sempre mostrato grandi limiti mentali e di continuità, tanto che quella vittoria a Rio rimane per molti una delle più grandi sorprese degli ultimi decenni. Dopo quel successo ci sono state tante difficoltà e ora è momentaneamente fuori dal circuito per un infortunio. Le olimpiadi sono vicine, chissà che i bei ricordi non possano aiutarla anche a ritrovare la propria strada, ma una vittoria di quel calibro è quasi impossibile da ripetere, almeno per il momento. Da citare è anche il nome di Marion Bartoli, grande atleta e protagonista del circuito per molti anni, ma un titolo Slam in pochi se lo sarebbero aspettato, soprattutto in anni in cui Serena era al top della forma e lasciava poco spazio di manovra alle avversarie. Esperta dell’erba, la transalpina ha superato sé stessa nel giugno 2013, quando ha sbaragliato la concorrenza a Londra, conquistando il titolo di Wimbledon subito prima di ritirarsi. Si potrebbe discutere anche su altre giocatrici, come Cibulkova, finalista Slam e vincitrice delle Finals, o Bouchard, finalista Slam e top5, ma anche Roberta Vinci, capace di battere Serena Williams e approdare in finale a New York in uno dei match che hanno fatto la storia della WTA, ma il discorso rischia di complicarsi notevolmente. Chi saranno dunque le prossime giocatrici a superare le aspettative? E quali invece le deluderanno, senza riuscire a trasformare il talento in grandi successi? Il 2020 sarà un anno complicato per tutti, ma le sorprese non mancheranno, così come il buon tennis.

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