Wimbledon, Nadal ritrova Kyrgios: cinque anni dopo sarà una partita diversa

Il due volte campione ai Champioships affronta di nuovo Nick Kyrgios, che ha vinto la sfida del 2014. L'australiano avrebbe tutto per vincere, ma Nadal è un giocatore più completo rispetto al passato. Ecco cosa probabilmente ci aspetta oggi pomeriggio.

Nel tardo pomeriggio, Rafael Nadal e Nick Kyrgios si ritroveranno sul Centre Court. Sarà la riedizione dello storico ottavo di finale del 2014, vinto da Kyrgios, il più giovane a battere un numero 1 del mondo, a 19 anni e due mesi. Gli anni sono passati, domani sarà il settimo confronto, col bilancio in parità. Nadal ha tanti capelli in meno, forse qualche arma in più rispetto a cinque anni fa. Kyrgios non è più un ragazzo, due anni fa ha soltanto sfiorato la Top-10. L’atteggiamento però non è cambiato, almeno in campo, e di risultati ne sono arrivati molti in mano di quanti ce ne aspettassimo. Seppur grezzo, però, è rimasto un diamante. E anche un diamante visto e rivisto affascina maledettamente. I due sono sempre stati l’uno l’opposto dell’altro, nel corpo, nella mente e nella tecnica. Così anche fuori dal campo, con frecciatine da una parte e dall’altra soprattutto in questo 2019, dall’ultimo precedente ad Acapulco fino a pochi giorni fa. Da questa sfida totale noi di Tennis Circus vogliamo provare a capire cosa aspettarci. Chi erano Nadal e Kyrgios cinque anni fa, chi sono oggi e perché la partita di oggi pomeriggio potrebbe essere nettamente diversa nel suo svolgimento.

LA RIVALITÀCome detto, quello di oggi pomeriggio sarà il settimo scontro tra i due, che hanno vinto tre volte a testa. Cinque anni fa, da 144 del mondo, l’australiano sorprese il mondo battendo Nadal per 7-6(5) 5-7 7-6(5) 6-3. Due anni dopo Nadal trovò la rivincita, a Roma, uno dei suoi avamposti. Dello spagnolo è l’unica miniserie, con il secondo successo che arrivò l’anno successivo a Madrid. Il 2017 è l’anno più presente nella loro rivalità: altri due scontri, con vittorie nette di Kyrgios a Cincinnati , e del mancino iberico a Pechino. A febbraio l’ultimo episodio, in un bellissimo match nell’Atp 500 di Acapulco dove il tennista aussie annulla due match nel tie-break finale e chiude per 4-6 7-6(2) 7-6(6). Nella conferenza di ieri Kyrgios si è espresso in toni pacati, tratteggiando bene quello che è il rapporto tra i due e calmando le acque. “Non penso che mi vedrete mai prendere una birra insieme a Nadal, fuori dal campo non lo conosco. Ci sono tennisti con cui si va d’accordo, altri con cui non ci riesci”. In effetti il rapporto tra i due si è fatto rovente proprio durante questa stagione, con Nadal che dopo la sconfitta in Messico ha accusato l’avversario, la cui esuberanza spesso viene interpretata come offensiva nei confronti dello sport e dei suoi appassionati, di non avere rispetto per sé stesso e per gli ambienti che frequenta. Il numero 43 del mondo ha risposto in maniera altrettanto dura, facendo notare un atteggiamento un po’ ipocrita del maiorchino, che: “Quando vince fa i complimenti a tutti e tutto va benissimo, ma appena perde cambia”. Le questioni extra campo, però vanno discusse in altra sede. Perché ora c’è Wimbledon, c’è la possibilità di ammirare nuovamente uno spettacolo che si spera possa replicare proprio l’intensità e la drammaticità di un lustro fa. E questo conta più di tutto. Perché il loro contrasto di stili ha spesso elevato la qualità in campo, di cui noi abbiamo avuto l’opportunità di alimentarci. Da una parte Nadal, che di descrizioni non ha più bisogno. Dall’altra Kyrgios, che ha tutte le caratteristiche del giocatore che al numero 2 del mondo possono creare difficoltà. Colpi potenti, uno dei servizi più letali su erba e soprattutto il talento che lo rende incredibilmente estroso. La capacità di uscire dagli schemi, perché Nadal è un tattico straordinario, studia e sa cosa aspettarsi e quindi bisogna sorprenderlo. Perché sotto scacco seguendo un piano preciso lo mettono e lo hanno messo solo giocatori come Novak Djokovic, Roger Federer, e pochissimi altri, come Nikolay Davidenko.

Kyrgios Acapulco 2019

 

CINQUE ANNI FA – Il primo luglio del 2014 Kyrgios, le qualità sopra evidenziate le mise tutte in vetrina, celebrando quello che forse rimane il suo più grande trionfo in carriera. Ma come dimostra il punteggio, le due ore e cinquantotto di gioco non furono affatto uno spettacolo a senso unico. Ed è questo che forse più resta di quella partita oggi. Perché Kyrgios vinse contro un buonissimo Nadal, oggi come allora e altre dieci volte arrivato a Londra da campione del Roland Garros. Un break per parte, solo sette palle break concesse. Statistiche che la dicono lunga su come i due abbiano saputo sfruttare i vantaggi che la superficie offre a chi va alla battuta. Su quest’ultima l’australiano costruì l’impresa, segnando ben 37 ace e forzando per ben 30 volte l’errore di Nadal. Entrambi chiusero con grandiose percentuali al servizio e un saldo vincenti/errori paurosamente positivo, di 68/39 per Kyrgios e di 43/22 per Nadal. La partita girò definitivamente nelle fasi finali del terzo parziale, quando prima di vincere il tie-break il tennista di Canberra cancellò un pesantissimo set point allo spagnolo. L’allora numero 1 del mondo fu sorpreso dalla pioggia di vincenti di un ragazzo straordinariamente carico dal punto di vista emotivo, trascinatore davanti a lui sul campo più famoso del mondo. Nadal, che nel 2019 è un giocatore diverso, non riuscì ad allungare gli scambi a sufficienza, dei 281 punti giocati solo 34 con almeno sette colpi, oltre a non avere mai il tempo di spostarsi sul suo diritto, colpendolo solo 37 volte dal lato destro in tre ore di partita. Colpa della straordinaria profondità di Kyrgios, bravo a distribuire i vincenti sia con il diritto che con il rovescio. In stato di grazia dall’inizio alla fine, fosse fortunatamente incosciente o meno non si sa, mentre realizzava un sogno dolcissimo.

 

OGGI – A guardare i volti dei due sembrano passati anche di più di cinque anni. A guardare i risultati invece non sembra passato molto tempo. Kyrgios è stato il primo tennista a cui la nuova generazione si aggrappava veramente per sovvertire l’impero dei Magnifici, 3 o 4 che siano. E cinque anni dopo, anche se Murray è sparito dal ranking in singolare, gli altri tre vincono ancora Grand Slam, giocando con i giovani a qualcosa di molto simile a un torello, come dimostrano gli ultimi dieci Major, quattro di Nadal e tre a testa per Djokovic e Federer. Kyrgios è cresciuto, ma non è mai esploso come si pensava potesse fare. È rimasto un talento straordinario, uno dei giocatori più belli e divertenti da vedere per certi versi. Ma si è voluto divertire appunto, e per vincere gli è mancata la dedizione al campo. Le sue doti non sono state coltivate per fare la storia del tennis, quanto più per scrivere una storia che non a tutti piace. Una storia che però è quella che ha voluto, e forse vuole ancora, Nick Kyrgios. Prendere o lasciare, come si dice in questi casi. Pazienza se un punto facile non arriva perché si tenta un colpo più difficile del dovuto e la palla termina fuori o in rete. Di infortuni ne sono arrivati per entrambi. In un corpo non sempre preparato e allenato adeguatamente alle fatiche per Kyrgios e in un altro, quello di Nadal, che paga sia fattori congeniti, sia il prezzo per essere stato uno dei più grandi difensori della storia su un campo da tennis. La corsa di Kyrgios, che nel 2017 sembrava pronto al salto definitivo, sembrava addirittura essersi arenata ad inizio anno, con la posizione nella Top-100 quasi a rischio prima della vittoria ad Acapulco, in una settimana da incorniciare. Nadal, invece, in campo corre meno a 33 anni, ma nelle classifiche è ancora un lampo. La fase di flessione tra il 2015 e il 2016, lo ha spinto ad evolvere ancora, ad aggiungere qualcosa al proprio bagaglio tecnico. Perché Kyrgios si diverte sul campo, ma Nadal si diverte solo se può vincere, o almeno giocarsi fino in fondo, i titoli più prestigiosi. E pensare che la flessione di Nadal nel suo biennio peggiore ebbe inizio proprio dopo quella sconfitta, con il forfait successivo allo Us Open e le tantissime sconfitte a sorpresa nei palcoscenici più importanti. E di questo, proprio perché l’iberico si diverte solo se può vincere e se studia i propri ostacoli, probabilmente Nadal se ne ricorda benissimo.

Nadal backhand Hurlingham

 

COSA SARÀ DIVERSOCome un lustro fa, è lui il favorito. Ma questa volta l’avversario lo conosce anche troppo bene. E questo non è detto che lo aiuti mentalmente. Si tratta in fondo di un avversario che gli ha sempre dato un grande fastidio. Ormai tutti conoscono Kyrgios all’All England Club, e questo cambia le carte in tavola anche per lui, che probabilmente sa che ripetere la stessa partita di anni prima sarà impossibile. Ripetere in effetti l’esito non è poi così proibitivo, ma se entrambi si presenteranno in forma, per il campione di Acapulco potrebbe volerci un’impresa forse ancora più difficile della prima. Non solo perché tenere quel genere di intensità non è mai facile, specie se non si è abituati. Infatti Nadal arriva a Wimbledon meglio ora rispetto ad allora. Pur da numero 1 arrivò a quella sfida dovendo completare tre piccole rimonte nella prima settimana di torneo, dove perse il primo set con Martin Klizan, Lukas Rosol e Mikhail Kukushkin. Veniva inoltre da due anni infernali sull’erba, con le sconfitte famosissime per mano di Rosol prima e Steve Darcis poi, tra il  2012 e il 2013. Negli ultimi due anni invece il rapporto con la superficie a lui meno favorevole è tornato positivo, forse proprio frutto di quella evoluzione nel corso del 2017: lo scorso anno Nadal è andato vicinissimo alla finale, arrendendosi solo al quinto set a Djokovic. Cinque anni fa Kyrgios vinse togliendo il tempo di girarsi sul dritto al proprio avversario. Lo spagnolo vinceva quasi tutti gli scambi più lunghi, ma col colpo bimane arrivarono solo tre vincenti, di cui un lob, sui 43 totali (ace compresi). Il rovescio di Nadal, che è il colpo più cambiato in questi anni, sarà forse l’ago della bilancia nel match. L’affidabilità è oramai fuori discussione, forse anche più del diritto, protagonista senza dubbio sia della cavalcata al Roland Garros, ma anche e soprattutto del cammino all’Australian Open, conclusosi ad un solo passo dal trofeo. Un’arma che forse è anche più adatta alle superfici veloci, perché l’impatto anticipato e, più piatto rispetto alla chela mancina, si fa più incisivo. Negli scambi lunghi, dove vinceva due punti su tre nel 2014, Nadal potrebbe fare meno la differenza. Meglio però sarebbe per Kyrgios attaccarlo verso il diritto, dove la difesa si fa più impegnativa. Il rovescio in corsa di Nadal, con un rimbalzo che non sia sufficientemente basso, potrebbe avere grosse conseguenze sul “bad boy” di Canberra. Quest’ultimo però, potrebbe addirittura essere il favorito qualora si arrivasse in zona tie-break nel set, in grado di conquistare molti più punti gratuiti rispetto al numero 3 del seeding: il servizio, quello rinnovato ad inizio 2019, sarà importante anche per la leggenda di Manacor, per cui i 12 ace di cinque anni fa restano comunque difficilmente migliorabili, ma i servizi senza risposta dell’avversario potrebbero aumentare. Nel primissimo incontro Kyrgios incise proprio con la risposta vicino al campo, arma che invece Nadal non sempre utilizza. Per entrambi, e forse ancor di più nel turno di servizio dell’ex numero 1 del mondo, le discese a rete potrebbe aiutare ad ottenere punti più facili. Questo fu l’unico elemento a mancare veramente un quinquennio fa, con sole 18 discese a rete del mancino e 14 anche per il classe 1995. Naturale che tutti questi scenari abbiano bisogno soprattutto della partecipazione di Kyrgios per concretizzarsi. Se il suo atteggiamento sarà quello visto in troppe occasioni nei match meno importanti, probabilmente non avrà scampo. Di sicuro però, i precedenti e l’usuale stimolo nell’affrontare i migliori ci daranno la miglior versione possibile del 24enne. Federer dopo il suo esordio ha fatto notare come i campi in erba appaiano più lenti quest’anno. Questo fattore, insieme alla tenuta fisica da verificare del suo avversario, che dolorante ha portato a casa il match di primo turno contro il connazionale Jordan Thompson, favorisce un po’ di più Nadal. Il 4 luglio negli Stati Uniti è l’Indipendence Day, e anche se dall’altra parte dell’oceano, vincerà il match chi più “vuò fa l’americano”. Chi più non vorrà dipendere dal precedente e dalle questioni extra campo. Colui che più vivrà e studierà la partita nella sua singolarità. Trattandola come un match a Wimbledon e non come affermazione perpetua dell’uno sull’altra.

 

Nadal Kyrgios Wimbledon 2019

 

 

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