Intervista a Marta Kostyuk, baby-prodigio ucraino

La WTA ha deciso di intervistare Marta Kostyuk: la giovane parla della sua vita, di come ha iniziato a giocare a tennis e il rapporto con questo sport. Le sue dichiarazioni potrebbero lasciare perplessi, ma mostrano la maturità di una ragazza di soli quindici anni.

Chi segue il tennis juniores, non può non aver sentito parlare di Marta Kostyuk.
Vincitrice dei titoli più importanti a livello giovanile, compreso uno slam proprio in Australia lo scorso anno.
Quest’anno, partendo dalle qualificazioni grazie ad una wild card, la 15enne ucraina è riuscita ad accedere al terzo turno superando Shuai Peng con un doppio 6-2 e Olivia Rogowska in due set.

“Non mi sento speciale per quello che sta accadendo, sono ancora giovane e sto cercando di non pensare ai vari record. Cerco di rimanere costante, sono una persona con vari alti e bassi sia nella vita che in campo. Sto cercando di controllare tutto ciò, ho appena iniziato e mi aspettano altri 15 anni di carriera.”

Racconta anche di un’esperienza che l’ha cambiata in positivo, che è avvenuta proprio in questo mese: “Due settimane fa ho giocato un ITF da 25k dollari e ho perso al primo turno contro una ragazza greca. Ero avanti nel punteggio e ho avuto anche set point, commettendo errori in quel momento. Dopo il match ero piuttosto turbata. Mi sono detta “non voglio andare in Australia, perché andare se so che perderò al primo turno di qualificazioni?”. Ero molto negativa, mentre mia madre mi tranquillizzava, ed è anche per questo che abbiamo deciso di venire qui un torneo prima degli Australian Open. Ho imparato dai miei errori e sono cambiata molto in una settimana, non potete nemmeno immaginare quanto.”

– Quando hai iniziato a giocare a tennis?
Kostyuk: Mia madre lavorava molto quando ero piccola, non ricordo bene, ma mi disse che avrei dovuto giocare a tennis per vederla di più.
Ho altre due sorelle, una più grande e una più piccola. Era il periodo in cui mia madre lavorava di più, non la vedevo molto ma io volevo stare con lei, perciò ho iniziato ad allenarmi. In estate stavo in campo dalle 8 del mattino alle 20 di sera, dall’età di 4 o 5 anni.
Nello stesso periodo facevo ginnastica acrobatica, dai 5 agli 11 anni, e abbiamo chiuso al quarto posto ai campionati nazionali.
Ma il mio obiettivo era il tennis, quindi ho smesso con la ginnastica. Dovevo stare molto attenta al mio peso e questo mi stressava. Ogni giorno tornavo da scuola preoccupandomi del mio peso.”

– Cosa ti piace del tennis?
Kostyuk: Non mi è mai piaciuto (ride)! Ricordo quando una volta la WTA mi chiese di parlare del mio primo ricordo su un campo da tennis. Io parlai di quando mia madre mi fece arrabbiare perché non riusciva ad alzare bene la palla durante l’allenamento e avevo solo 5 anni. Così le dissi “Mamma! Stai sbagliando! Non riesco a mettere una palla in campo per colpa tua!”

– Quindi quando ha iniziato a piacerti?
Kostyuk: Mi allenavo molto, andavo a scuola, acrobatica e tennis, quindi ero una bambina molto impegnata ma sono felice che mia madre lo abbia fatto. Nessuno mi ha mai forzato. Anche quando stavo sopra 5-0 40-0 nel punteggio e sbagliavo una palla, buttavo la racchetta per terra e mi arrabbiavo. “Come ho potuto sbagliarla?”. Ero una perfezionista. A scuola tutto doveva essere perfetto, i miei voti dovevano essere alti, nella ginnastica tutto doveva essere esatto. Non ero menefreghista, ero molto stressata.
Quando parlo con i bambini non riesco a dire loro di divertirsi perché io non ci sono mai riuscita. Forse solo adesso, proprio qui, sto iniziando a capire che il tennis non è così importante, non cambierà la mia vita. Sento molti tennisti, forse non i top player, dire che il tennis è la loro vita. Io non voglio prenderla in questo modo perché se dovesse succedere qualcosa, distruggerei la mia vita. Quando appenderò la racchetta al chiodo vorrò essere brava anche in altro, non solo a giocare a tennis. Ho visto molti giocatori ritirarsi e tornare a giocare perché non hanno altro oltre il tennis. Io non voglio essere così, ed è per questo che non mi avvicino così tanto al tennis. Non ho obiettivi fuori dalla mia portata, sono realista. Quando riesco a realizzarne uno, me ne pongo un altro. Non dirò di voler essere numero uno a fine anno, perché se non dovessi riuscirci una parte di me non sarebbe più la stessa.”

Kostyuk dopo la vittoria su Shuai Peng
Kostyuk dopo la vittoria su Shuai Peng

– Quindi giochi solo perché sei brava? Cosa ti motiva?
Kostyuk: Sono sempre stata brava ma non mi è mai piaciuto. Quando ero piccola, non potete immaginare, avreste dovuto vedermi. Sbagliavo un colpo, iniziavo a piangere ma continuavo a giocare e a lottare.

– Dunque perché continui a giocare? Molti bambini lasciano il tennis quando non si divertono più.
Kostyuk: La mia motivazione era stare con mia madre. Questa era la mia motivazione da piccola. Chiaramente quando ho iniziato a vincere mi sentivo bene. Solo una volta ho pensato di abbandonare questo sport. È successo nell’agosto 2015. Ho vinto un torneo juniores Grade 1 Under 14, e quando sono tornata in Ucraina pensavo di essere una superstar (ride). Poi ho iniziato ad allenarmi molto male per una settimana e ho perso al secondo turno nei due tornei successivi. Quando sono tornata a Kiev ho detto a mia madre di non voler più giocare a tennis. Lei era tranquilla, ha pensato di darmi tempo, nel frattempo avrei continuato ad andare a scuola come tutti i ragazzini. Non ho giocato per una settimana, non ho toccato la racchetta e non avevo intenzione di farlo.
Poi ho detto “ok mamma, voglio riprovarci”. Mi erano rimaste solo 4 racchette perché avevo rotto tutte le altre. Il primo allenamento è andato bene, ma nel secondo ne ho rotta una (ride). Mia mamma mi disse che se ne avessi rotta un’altra sarebbe finita lì. Ne ho rotta un’altra, poi sono rimasta seduta in campo per un’ora e ho detto a mia madre “scusa mamma, voglio giocare, ti prego.”
Successivamente ho iniziato a giocare e dopo due mesi ho raggiunto la finale al Masters, ho vinto l’Orange Bowl, Eddie Herr e Les Petits As.

– È stata una pausa di una sola settimana.
Kostyuk: Sì, ma è stata comunque una decisione. Ho sempre lavorato molto, anche da piccola. Non ero così stupida da abbandonare tutto il lavoro che avevo fatto. Non volevo buttare 9 anni di allenamenti per due match persi. Non avrebbe avuto senso.
Sono molto affezionata alle emozioni che questo sport mi fa provare e a questo lavoro.

– Adesso che vinci, è divertente? Qual è la cosa più divertente in campo?
Kostyuk: Adesso ho cambiato completamente il mio atteggiamento in campo, non prima, ma solo in questo torneo. Ero una giocatrice diversa. Posso cambiare in positivo ma anche in negativo (ride).
Adesso capisco come gestire me stessa, come non mostrare le emozioni ed essere sempre positiva.
Adesso che sono una professionista, guadagno denaro quindi è diverso, perché sto lavorando. Lavori duro, spendi le tue energie e ottieni in cambio dei soldi. Ne vale la pena.
Quando giochi nei tornei juniores, e sono molto felice di aver finito la mia esperienza in quei tornei, fai esperienza ma inizi a lavorare sodo solo quando guadagni. Perché vuoi guadagnare sempre di più, vuoi giocare meglio, non vuoi infortunarti. Adesso inizio a realizzare quanto sia importante restare sempre positivi, e capisco che questo mi aiuta.
Nei match di qualificazione, una sola settimana fa, mi sarei innervosita e li avrei persi.

– Hai detto di non voler basare la tua vita solo sul tennis, ma un po’ su tutto. Cosa fai per essere sicura che questo avvenga?
Kostyuk: Sono una persona molto aperta, mi piace comunicare e penso che questo sia un vantaggio per trovare nuove strade in futuro.
Magari in futuro la famiglia sarà tutto per me, non lo so ancora.
Conosco Ivan Ljubicic e Roger Federer, cerco di stare vicino a loro più a lungo possibile per fare esperienza. Non voglio migliorare in scienze o in matematica, voglio essere una persona migliore nella vita.
Conosco delle giocatrici molto chiuse, così come il loro team.
Sono felice che il mio non sia così. Il mio staff sa che sono una persona molto socievole e non vogliono che io cambi. Amo avere il loro supporto, perché conosco molte ragazze con un team che mette loro pressione. Con il mio invece posso crescere.

– Quindi Ivan ti presenta a Roger quando lo incontri?
Kostyuk: Conosco Roger, quando ci vediamo ci salutiamo. Dopo i miei match, che Ivan guarda, Roger gli chiede com’è andata. È bello.

– Adesso domande molto veloci, applicazione più usata sul tuo smartphone?
Kostyuk: Whatsapp

– Social preferito?
Kostyuk: Instagram

– Cibo Preferito?
Kostyuk: Il cibo italiano!

– Dove ti alleni?
Kostyuk: Mi alleno a Zagabria.

– Chi è il tuo coach?
Kostyuk: Luca Kutanjac.

– Chi sono stati i tuoi idoli durante la tua crescita?
Kostyuk: Nessuno. Volevo sposare Novak Djokovic (ride). Credo lo sappia perché ero in un giornale serbo: “Tennista ucraina vuole sposare Novak.” Lui è 15 anni più grande di me, e dato che i miei genitori hanno 18 anni di differenza pensavo fosse possibile. Ma ho smesso di volerlo sposare a 13 anni, non avevo possibilità!”

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