L’addio di Gabriel Urpi a Flavia Pennetta, piu’ guadagno che perdita.

Un anno fa la separazione tra Flavia Pennetta ed il suo storico coach sembrava potesse essere un ostacolo non indifferente per la carriera dell'azzurra, già alle prese con l'infortunio al polso. Ma i risultati di questa stagione dicono il contrario. di L. Paolucci

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Lo scorso anno Flavia Pennetta annunciava la separazione da Gabriel Urpi, il coach che la seguiva da sette anni  e con il quale aveva ( ed ha) un rapporto  di stima ed amicizia che andava oltre quello professionale. Il sodalizio tra Urpi e la Pennetta iniziò nel 2005, quando Flavia si strasferì in Spagna per cercare quella crescita professionale che l’ha poi portata tra le prime del mondo. A consigliarle “le cure tecniche” di Urpi fu l’allora fidanzato iberico Carlos Moya, amico dello stesso Urpi. Nemmeno dopo la storia finita male con il tennista di Mallorca Flavia aveva pensato di separarsi dal suo allenatore, con il quale oramai era nato un binomio personale e professionale importante e fruttuoso.
La decisione di interrompere la collaborazione tecnica è avvenuta comunque di comune accordo. Urpi nutriva da tempo il desiderio di lavorare in una squadra e dalla federazione francese è arrivata l’offerta giusta. Per questo con il benestare di Flavia ha deciso di iniziare l’avventura transalpina, lasciando la trentunenne tennista azzurra in un momento molto delicato della sua carriera. Con il polso appena operato, l’addio dell’amica e compagna di doppio Gisela Dulko (ritiratasi dal tennis professionista per fare la mamma) e davanti una stagione nella quale sarebbe dovuta ripartire da zero. Troppi cambiamenti dicevano in tanti che in una fase così critica avrebberro potuto destabilizzarla. Soprattutto l’addio allo storico allenatore sembrava potesse tagliarle le gambe ed invece Flavia, almeno tecnicamente, non sembra aver accusato il colpo, tutt’altro.
Gabriel Urpi senza dubbio è stato importante nella crescita professionale dell’ex n.1 d’ Italia,  è grazie a lui se la nostra è entrata tra le top ten, vinto tornei come Los Angeles,  primeggiato in doppio e battutto le prime del mondo. La stessa Pennetta ha ringraziato l’ ex allenatore dopo aver conquistato la “semi” agli Us open ma proprio a Flushing Meadows l’azzurra ha tirato fuori dal suo repertorio ciò che fino ad allora sembrava essere rimasto sepolto.  Non è un caso che proprio sotto “l’ala tecnica” del nuovo coach Salvador Navarro, Flavia sia riuscita a compensare diverse lacune del suo gioco e forse anche del suo carattere.
A New York ha domato le avversarie con una varietà di colpi con cui raramente ci aveva deliziato in passato e grazie a decisioni tattiche impeccabili, limiti che in carriera le sono costati qualche sconfitta di troppo. La vittoria contro la bestia nera Svetlana Kuznetsova ne è l’esempio più lampante. La si è vista anche scendere molto di più a rete, alla quale è sempre sembrata essere “allergica”, nonostante lei sia molto brava anche nel gioco di volo.
Navarra sembra sia  riuscito a scardinare potenziali che la nostra ha sempre avuto ma che spesso non riusciva a concretizzare, perchè a 31 anni non impari certo a fare ciò che non è nelle tue corde.
Tra l’altro la rimonta di Flavia, tornata ad un passo dalle prime 30 dopo essere scivolata fuori dalle 150, non è frutto solo di un lavoro tecnico ma anche di un supporto umano e professionale. La  Pennetta ha ringraziato il proprio staff per averle fatto ritrovare la fiducia perduta ed averle inferto una tranquillità che non solo l’ha riportata tra le grandi del tennis ma l’ha persino spinta oltre, dove prima si era sempre fermata.
Spesso i rapporti tra allenatore ed atleti se troppo longevi rischiano di giungere ad un punto di non ritorno, dove nessuno dei due ha nulla da dire all’altro. Forse entrambi lo avevano capito, forse Flavia si era accorta che Urpi non riusciva più ad andare oltre determinati limiti e che le serviva qualcosa di più. O forse è stato semplicemente un caso, veramente la versione ufficiale di una chiamata  irrinunciabile dalla federazione francese è stata l’unica causa dell’interruzione del sodalizio. Fatto sta che la rottura che molti auspicavano potesse essere fatale per Flavia, ha rappresentato invece un svolta decisiva.

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