Da esiliato a salvatore della patria: la storia di Simone Bolelli

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Nel 2008 Simone Bolelli rifutò la convocazione in Coppa Davis per la sfida Italia-Lettonia. Decisione che costò al bolognese la squalifica a vita da parte della Federazione, con la quale fece pace l’anno dopo. A distanza di sei anni l’ex n.2 d’Italia ha salvato la disastrosa spedizione azzurra sull’erba londinese e si candida a gran voce per un posto da titolare nella semifinale di Davsi a settembre, a casa di Federer e Wawrinka.

di Lorenza Paolucci

Sei anni fa tra le mura della Federazione italiana tennis, si consumò una delle storie più brutte del tennis italiano. A dire il vero li, tra i piani alti, le cose sono sempre state poco chiare, specie quando si scende nella diatriba tra il dovere di un tennista di giocare per la propria nazione e il diritto di pensare anche a se stesso. Ne sa qualcosa Simone Bolelli che nel settembre del 2008  era a ridosso dei primi 30 del mondo e voleva costruirsi una carriera da top player italiano, sotto la guida di Claudio Pistolesi. Per questo rifiutò la convocazione in Coppa Davis per la sifda contro la Lettonia, per lavorare sui suoi limiti (gioco di volo e spostamenti), alla vigilia della stagione indoor.
Decisione però che gli costò cara, la Federazione lo squalificò e lo insultò: ” finché ci sarò io non giocherà più in nazionale” sentenziò senza mezzi termini il presidente Binaghi. Bolelli reagì male, si sentì ferito ed umiliato e riconsegnò il tesserino Fit congedandosi da un mondo che non sentiva più suo. Con lui l’allenatore Pistolesi, probabilmete vero oggetto della discordia, considerato dalla federazione un autentico antagonista.
Ma Simone alla Davis ci tiene eccome, ama l’azzurro e lo dimostra quando a Roma nel 2009 scende in campo indossando polemicamente una maglia con la scritta “Italia” sulle spalle. La pace con Binaghi alla fine arriva, la Fit è pronta a riabbracciare il suo atleta esiliato, ma non Pistolesi che già da qualche mese ha rotto il sodalizio con il tennista bolognese. In quel periodo inoltre la Federazione si trova di fronte all’imbarazzo di gestire il caso Seppi, il quale ha addirittura chiesto di prendersi un anno sabbatico dalla Davis ma per quanto strigliato Andreas non riceverà lo stesso trattamento che fu riservato a Simone. Nel frattempo Bollelli è precipitato in una crisi profonda, l’abbandono di Pistolesi e la brutta situazione in Federazione lo hanno segnato. Causa una serie di sconfitte al primo turno, scende fino al n. 120 ATP e nel 2010 il suo momento nero culmina nella sconfitta contro la Svezia in Coppa Davis, in coppia con Potito Starace, dove Simone smarrito, regala agli avversari il match chiave che avrebbe potuto riportare l’Italia in Serie A.
A distanza di anni lo scenario è completamente cambiato. A Wimbledon “il Bole”, ripescato dalle qualificazioni, ha mancato per un manciata di punti l’accesso nei primi otto dei Championship, giocando alla pari con un top ten come Nikishori e candidadosi come il migliore degli azzurri. Meglio del gemello diverso Fabio Fognini, dal quale tanto ci si aspetta; meglio dell’erbivoro di casa Andreas Seppi, meglio delle ragazze che da tempo arrivano sempre più in alto.
Ora in tanti lo vogliono titolare in Davis nella semifinale contro Federer e Wawrinka, perchè sul veloce nessuno sembra saper giocare come lui. In doppio con Fognini è diventato da tempo una garanzia alla quale non si può rinunciare, tanto che nella sfida dello scorso anno in Canada si è fatto di tutto per averlo in campo, nonostante il polso malandato.
Insomma Bolelli, in questi anni, è passato da esiliato azzurro a salvatore della patria, perchè purtroppo si sa gli eccessi sono il limite della nostra mentalità sportiva.
In ogni caso dopo tanta sfortuna e tante disavventure finalmente è arrivo il suo momento, Simone merita un palcoscenico come questo.

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