La rivincita di Julia Goerges

Dopo tre finali perse in stagione, finalmente lo squillo: la tedesca vince a Mosca e trova un titolo che mancava da sei anni. Storia di una tennista talentuosa, sempre fermata da infortuni e mancanza di fiducia.

Solo quattro anni fa Julia Goerges sembrava essere entrata in un tunnel infinito di insicurezze e problemi fisici: polso, schiena, addirittura un’infezione che la fece ritirare dal torneo di Roma. Ma la tedesca non ha mai smesso di investire sul suo enorme talento e, oggi, ce l’ha fatta.

Appena un anno dopo, nel 2014, Julia era già fuori dalle prime 100 giocatrici del mondo, senza una possibilità di tornare al top come tre anni prima: nel 2011 era arrivato il secondo titolo in carriera a Stoccarda, che l’aveva incoronata come futura promessa del tennis tedesco, ed era riuscita ad entrare in top-20. C’erano da recuperare una forma fisica ormai persa, da subire operazioni e da perdere chili. La strada verso il successo sembrava essere compromessa.

Ma come ci insegna questo sport, le rivincite non sono impossibili: l’anno successivo incomincia a mettere in fila i primi successi, che le danno un briciolo di fiducia in più, ma i problemi fisici non si fermano e le compromettono tutta la seconda parte di stagione dal Roland Garros in poi. Goerges vedrà pochissimo il campo, fino al 2016, in cui al primo torneo dell’anno ad Auckland riesce a raggiungere la finale, ma Sloane Stephens avrà la meglio su di lei.

Il 2016 è l’anno della definitiva ricostruzione: i problemi fisici sono quasi definitivamente alle spalle, le grandi vittorie tornano (emblematico il 6-0 6-1 a Svetlana Kuznetsova a Dubai), torna a giocare una semifinale a Norimberga e, soprattutto, torna a vincere su grandi palcoscenici: in doppio, rispettivamente assieme a Karolina Pliskova e Nenad Zimonjic, arriva in finale a Indian Wells e al Roland Garros.

E poi questa stagione, la migliore di tutte per la Goerges: tre finali a Maiorca, Bucarest e Washington e un titolo a Mosca, un titolo che sa finalmente di liberazione. E una liberazione che porta di nuovo tra le prime venti giocatrici del mondo e, chissà, verso un 2018 ancora migliore.

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