È stato un piacere, Sir Andrew Murray

Andy Murray si ritira ad appena 31 anni a causa di un grave infortunio all'anca che lo perseguita da più di un anno e mezzo. Il tennis perde un campione ma soprattutto una grande persona.

No, non è così che doveva andare. Un campione come Andy Murray non meritava di concludere la sua carriera in questo modo, contro la sua volontà, tra le lacrime durante una conferenza stampa. A trentun’anni, lo scozzese avrebbe potuto disputare altre stagioni da assoluto protagonista, sempre in top 10 come negli ultimi anni. La sorte, però, ha voluto che le cose andassero diversamente. Un grave problema all’anca lo ha messo K.O. negli ultimi 20 mesi e le varie operazioni non sono servite a migliorare la situazione.
I Fab Four hanno avuto gravi problemi fisici nel corso degli ultimi anni e in più occasioni sembrava che il ritiro per alcuni di loro potesse essere vicino. Mai, però, ci saremmo aspettati il ritiro di Andy Murray in maniera così repentina. Operazioni chirurgiche, fisioterapia, tanto duro allenamento ma anche tanto dolore. Il britannico ci ha provato in tutti i modi, ma la situazione evidentemente non è più sostenibile. Anche camminare è diventato doloroso: non si tratta più di un problema che riguarda solamente il tennis ma la vita di tutti i giorni.

Il prossimo Australian Open potrebbe essere l’ultimo torneo di Sir Andrew Barron Murray, l’uomo che ha riscritto la storia del tennis del Regno Unito dopo Fred Perry.
Non tutti conoscono la storia dell’infanzia di Murray, che assieme al fratello Jamie è sopravvissuto al massacro della scuola elementare di Dunblane nel 1996. Lo scozzese, che allora aveva solo otto anni, decise di parlarne pubblicamente nel 2013 affermando di ricordare poco dell’accaduto e di averne capito la gravità solo alcuni anni dopo. Le vittime furono 17, ma quello che più segnò Andy fu il fatto di conoscere in prima persona il killer: “tutti lo conoscevano, spesso mia madre gli dava un passaggio. Sapere che un assassino è stato seduto nella tua auto, accanto a tua madre, è terribile”.

A cinque anni di distanza da quel tragico evento, Andy era già indicato come un futuro top player. Sin dai primi tornei juniores aveva dato l’impressione di avere una marcia in più rispetto ai suoi avversari e così è stato.
[embedcontent src=”twitter” url=”https://twitter.com/BBCSportScot/status/1083683461670547456″]

Ben 18 anni dopo i punti di riferimento di Murray sono ancora gli stessi: la madre Judy, sua prima allenatrice fino ai 12 anni, e Leon Smith, capitano di Coppa Davis della Gran Bretagna. Proprio alla Davis è collegato uno dei ricordi più belli della sua carriera, ovvero la vittoria del titolo nel 2015 contro il Belgio di David Goffin.

[embedcontent src=”twitter” url=”https://twitter.com/DavisCup/status/1083556246677061632″]
Uno scambio infinito concluso con un lob millimetrico vincente, marchio di fabbrica di Murray. Racchetta per terra, mani sul volto e una valle di lacrime che testimoniano l’importanza del traguardo raggiunto.
Ma la Coppa Davis è solo uno dei tantissimi risultati di Murray, sfortunato a vivere in un’epoca dominata da Federer, Nadal e Djokovic. Ciononostante egli è riuscito a tenere testa ai suoi avversari e a farsi spazio, vincendo tre tornei dello slam e due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici. Il rimpianto più grande dello scozzese, probabilmente, è non essere riuscito a vincere gli Australian Open pur avendo sfiorato il titolo per ben cinque volte.

In molti ricorderanno la finale di Wimbledon 2012, vinta da Roger Federer. Per Murray si trattava della quarta finale slam ma la vittoria gli era sfuggita di mano ancora una volta. La premiazione fu piuttosto toccante: la sua prima finale nello slam di casa non era andata come sperava e le sue lacrime fecero emozionare l’intero Centre Court. Andy, però, non sapeva che lo stesso campo gli avrebbe regalato la vittoria della sua prima medaglia d’oro proprio contro Roger Federer, solo un mese dopo quella cocente sconfitta.
Tra l’estate 2012 e l’estate 2013, Murray conquista il suo primo titolo slam agli US Open, perde una finale agli Australian Open e riesce a raggiungere nuovamente l’atto conclusivo di Wimbledon. Dall’altra parte della rete questa volta c’è Novak Djokovic, prima testa di serie del torneo.
Per la gioia dell’intera nazione, Murray interrompe un digiuno a livello slam per il Regno Unito che durava da ben 77 anni. Al trionfo del 2013 si aggiunge quello del 2016 su Milos Raonic.

[embedcontent src=”twitter” url=”https://twitter.com/Wimbledon/status/1083696695974772741″]

Andy Murray non è solo celebre per le sue vittorie a livello sportivo ma anche per le sue dichiarazioni a favore della parità di diritti tra uomini e donne. Da anni lo scozzese è uno dei pochissimi atleti uomini ad esprimersi su questa complessa vicenda. Più di una volta ha corretto i giornalisti che spesso parlano di record nel mondo del tennis escludendo quello femminile: “Sei la prima persona capace di vincere due medaglie d’oro nel tennis”. La risposta di Murray spiazza il giornalista: “credo che Serena e Venus ne abbiano quattro a testa”.
Una situazione simile si verificò anche a Wimbledon 2017, quando un giornalista parlò di Sam Querrey come il primo semifinalista slam americano dal 2009. Murray lo corresse immediatamente: “giocatore maschio”. Anche in questo caso Andy non sbagliava, dato che Venus Williams, americana, proprio in quelle ore raggiungeva la finale sull’erba dell’All England Club.

Essere cresciuto tra le braccia di una donna gli ha sicuramente permettere di avere una mentalità molto più aperta rispetto a tanti suoi colleghi e uomini in generale. Andy non ha mai avuto pregiudizi, tant’è che tra i suoi allenatori troviamo anche Amelie Mauresmo. La sua scelta venne inizialmente criticata: perché mai un uomo dovrebbe essere allenato da una donna? Murray, però, non hai mai prestato troppa attenzione ai media, è sempre rimasto convinto delle idee senza mai fare un passo indietro.
Nelle ore successive all’annuncio del ritiro sono arrivati tantissimi messaggi da parte delle giocatrici WTA per Andy, apprezzatissimo per la sua vicinanza alle donne. Il messaggio che riassume l’intera questione è quella di Andrea Petkovic: “È sempre stato il mio preferito e penso che sarà una grande perdita per il tennis in generale ma anche per la WTA. Perché ancora oggi, quando pensi che tutto sia uguale, c’è comunque bisogno che gli uomini, soprattutto uomini di successo, parlino a favore delle donne.”

Il ritiro di Andy lascerà immancabilmente un vuoto nel tennis, a prescindere dal suo stile di gioco, che possa piacere o no. Interrompere la propria carriera forzatamente a quasi 32 anni tra le lacrime non è il modo migliore per concludere una carriera del genere.
Nella speranza che sia solo un arrivederci, è stato un piacere, Sir Andrew Murray.

[embedcontent src=”instagram” url=”https://www.instagram.com/p/BsfwU-pFY7f/?utm_source=ig_web_copy_link”]

13 comments
    1. Brutto da vedere… Non ha neanche la simpatia (quando vuole) di djokovic. Ma l’impresa di esserci stato in questi anni in mezzo a quei tre (anche Wawrinka) resta e il suo piccolo dramma non può che renderlo un pelino se non proprio simpatico almeno più “umano”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Potrebbero interessarti...

Ads Blocker Image Powered by Code Help Pro

Ads Blocker Detected!!!

We have detected that you are using extensions to block ads. Please support us by disabling these ads blocker.

Powered By
Best Wordpress Adblock Detecting Plugin | CHP Adblock