[tps_title]Nadal e l’arte dell’evoluzione[/tps_title]
La decade è iniziata con la sua miglior stagione. All’inizio del nostro fotoracconto avrebbe meritato molta più attenzione il primo successo a New York. Vittoria che lo consacrava come unico dai tempi di Laver a trionfare negli Slam su tre superfici diverse nello stesso anno, oltre che più giovane della storia nell’Era Open a completare il Career Grand Slam. Ha New York si è imposto con più tempo, ma oramai l’amore è sbocciato. Con quattro successi è il miglior tennista del decennio nella Grande Mela, e l’ultima perla sembra essere, tecnicamente parlando, il punto più alto della sua evoluzione. Un’evoluzione costante, ma come per Federer fattasi più netta col cambio allenatore dal 2017 in poi. Con Carlos Moya la parola d’ordine, almeno sul cemento, è il gioco verticale, favorito da un nuovo sfavillante servizio. Su terra viene da altre tre Coppe dei Moschettieri, che lo portano a quota 12. Ha vinto la Davis da leader, gli ultimi due match alle Atp Finals in rimonta e l’esibizione ad Abu Dhabi. È a meno uno dai 20 Major di Federer, e se al primo gennaio 2020 c’è uno che tra gli Over-30 sembra arrivare sicuramente al top già dalle battute iniziali, quello, è proprio Rafa Nadal.
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