Inumano Jannik!

Il primo quarto di finale di Miami non tradisce le aspettative: due set folli e spettacolari giocati in perfetto stile bublikiano, due rimonte di Sinner che vola in semifinale (7-6, 6-4).

C’è tensione, quella giusta, c’è attenzione, Jannik spara il primo punto (e il primo game) con il cannone per mostrare che è pronto, Bublik come uno specchio ributta di là la stessa determinazione e si spinge più avanti, adesso in risposta, guadagnandosi due palle break e trasformando con ottime variazioni tra tagli e robusti passanti: 2-1 e servizio per il kazako. Alexander scappa 40/0 con dolci serve and volley ma poi s’incarta fino a concedere la chance per il rientro dopo un doppio fallo, uno scambio di scortesie a rete e momenti di arte varia sinneriana. C’è tutto il meglio e il peggio di Bublik che alterna sublimi palle corte a errori fatali ma alla fine si prende il 3-1. Jannik rimane in scia facilmente nonostante una matta discesa a rete in risposta di Bublik che rasenta il genio nel suo unico quindici: 3-2. Anche Jannik dispensa magie ma il 4-2 arriva inevitabile come una mannaia. Di nuovo Jannik accorcia ma è da segnalare una fucilata in risposta di quelle che ti lasciano senza parole, Bublik se la ride per puro godimento tennistico. Il kazako ora esaspera il serve and volley – anche di seconda – ma tanto è in iperuranio e può tutto: 5-3. Il merito di Sinner è di restare con la testa in un match così tanto marchiato dall’avversario: è come se si giocasse sul pianeta Bublik, ma Jannik c’è. E fa bene, perché adesso si presenta l’occasione e lui la coglie con tutto il coraggio di cui è capace per un 5-5 insperato ma meritato. Altro gioco, altro regalo, Jannik finisce nei guai ma annulla la palla break con un ace esterno perentorio e si porta 6-5. Il nastro dice no a Bublik sul serve and volley e regala un set point, annullato con un servizio potente seguito da due recuperi spettacolari su punti che sembravano griffati Sinner: sarà tie break. Jannik parte male subendo due minibreak ma incassa un doppio fallo omaggio, prima di costruirsi un altro bel punto in risposta per il 4-3. Al momento di pareggiare Jannik si perde nei tagli di Bublik e si giunge al 5-4, poi però uno spettacolare batti e ribatti a rete e un altro scambio complesso mandano Sinner a set point con il servizio. È quasi deludente che sia una banale palla lunga in manovra a consegnargli questo set meraviglioso, ma così è: 7-6.

Il secondo parziale comincia riottoso e il crollo di Bublik sembra nell’aria perché, fedele alla sua linea sregolata, Alexander fa di tutto senza compromessi e rischia la pellaccia ma alla fine è premiato, si salva e raccoglie il frutto di qualche sbavatura sinneriana per scappare 3-0. Jannik muove il punteggio e si iscrive alla sfida del coraggio con un game di risposte garibaldine, procurandosi e trasformando una preziosa palla del controbreak. Ora l’altoatesino s’inceppa e s’inguaia 0/40, rimonta e va ancora sotto due volte ai vantaggi (con un doppio fallo) ma alla fine arpiona un pareggio soffertissimo (3-3). Non c’è da far conto su eventuali cedimenti psicologici nell’altro campo, perché il kazako è di una coerenza adorabile e spara a tutto ciò che vede, portandosi rapido sul 4-3. Jannik mantiene l’equilibrio sopra la follia, impatta e poi balla sul servizio di Bublik, scatena un passante incrociato di rovescio andando a palla break, poi saluta con gioia il doppio fallo che lo manda a servire per il match. È un game veloce che ci risparmia ulteriori sofferenze e finisce con Bublik che scuote il ditino e sorride dicendo you are not human, man!

In effetti c’è poco da aggiungere, mentre sullo schermo scorre il sorriso finalmente disteso di questo ragazzo prodigioso, capace di crescere ogni giorno e di adattarsi a tutte le difficoltà. Venerdì sarà lì, con i suoi diciannove anni, sul palco di una semifinale Master 1000 al cospetto del grande favorito Daniil Medvedev o dell’intramontabile Bautista Agut.

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