Una Generazione Perduta e la nuova che incombe…

Dei giocatori nati tra il 1989 ed il 1995 nessuno è nei quarti di finale del Masters 1000 di Miami. Solo Thiem è riuscito a vincere un Major, ma i più giovani sembrano pronti a prendersi subito la scena.

A Miami il mercoledì della seconda settimana è giornata di quarti di finale. Oggi in campo maschile vedremo quelli della parte alta. Non prima delle 21 Jannik Sinner contro Alexander Bublik, in nottata invece Daniil Medvedev di fronte a Roberto Bautista Agut. Diversi i motivi di interesse per quest’ultimo, in quanto è lo scontro tra i due giocatori più anziani dell’ottetto, tra il più forte, numero 1 del tabellone, ed il più esperto, numero 7. Curioso che, in uno sport considerato oggi quasi sarcasticamente “per vecchi”, il secondo giocatore più avanti con l’età abbia 25 anni, compiuti a febbraio. L’edizione del Masters 1000 di Miami è il primo torneo di categoria dal novembre 2004 senza nessuno tra Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic ai nastri di partenza. Il risultato è un improvviso e notevole crollo dell’età media, che per i quarti di finale in Florida si attesta sui i 24 anni e poco più di 3 giorni a testa.

C’è Bautista e c’è Medvedev, i due si portano 7 anni anni, 9 mesi e 27 giorni. Nel mezzo, in questo torneo e non solo, nessuno. Definiremmo questo vuoto “generazione di mezzo”, o ancora meglio – con un po’ di sana retorica – “Generazione Perduta”. È la generazione dei giocatori nati tra il 1989 ed il 1995, troppo vicina come età a quella dei tre cannibali, che l’ha schiacciata senza pietà. L’ha segnata con una maledizione, tanto che anche al primo Masters 1000 senza i Big Three nessuno di loro vincerà il torneo e nessuno di loro è riuscito nemmeno ad arrivare in quarti di finale. È sicuramente un caso, ma è certamente suggestivo. Tra di loro spicca Dominic Thiem, classe 1993, un giocatore certamente straordinario e la cui assenza pesa non poco per il torneo: è stato il finalista delle ultime Finals, è il giocatore attualmente più giovane ad aver vinto uno Slam, ma il suo 2021 è cominciato male. A parte lui, che peraltro sembra soffrire sempre meno i Big Three anche negli scontri diretti, c’è davvero il vuoto.

Il torneo di Miami, nel suo andamento, conferma un rischio incredibile: tra i tennisti nati in quei sei-sette anni solo Thiem ha vinto e solo Thiem rischia di vincere uno Slam. Sinner, nato nel 2001, fa già paura: il 31 marzo 2019 vinceva Santa Margherita di Pula, mentre oggi si gioca il primo quarto di finale in carriera in un Masters 1000 e nella Race Live è numero 10. Oltre a lui Sebastian Korda (classe 2000), che in stagione ha perso una finale, ha saltato l’Australian Open ma è in grande ascesa. Stefanos Tsitsipas (classe 1998) è al terzo anno da fenomeno ed è in un ottimo momento. Andrey Rublev, che non ha ancora mai raggiunto una semifinale in un Major, negli ultimi dodici tornei ha perso solo due volte prima dei quarti di finale. Per la classe 1997 manca Alexander Zverev in questo torneo, ma oltre al pupillo di Fernando Vicente ci sono Alexander Bublik e Hubert Hurkacz. E poi c’è Medvedev, che se oggi battesse l’unico Over-30 rimasto in tabellone scavalcherebbe Djokovic nella Race. Ieri ha inoltre superato quota 10.000 punti in classifica Atp, è il primo a riuscirci al di fuori di quei tre e di Andy Murray da quando è in vigore l’attuale sistema di punti, il 2009. Se addirittura vincesse il torneo arriverebbe a 10.850, a “soli” 1.113 punti dal dominatore Djokovic.

Dei traguardi che sono sempre stati impensabili per la Generazione Perduta, e che lo sono anche ora che che le tre belve si avvicinano al ritiro, colpa dei giovani rampanti, della NextGen, un prodotto tutto della Atp che però sta rubando loro la scena. Considerando il range d’età in questione, dopo Thiem, numero 4, troviamo Diego Schwartzman (classe 1992) al numero 9, che ha raggiunto la sua unica semifinale in un Grande Slam proprio lo scorso ottobre al Roland Garros. Altri tre si piazzano tra la 14esima e la 16esima posizione: David Goffin, Pablo Carreno Busta e Grigor Dimitrov. Il primo conta una finale alla Finals nel 2017, il secondo due semifinali allo Us Open. Il terzo, invece, è forse il più grande rimpianto della generazione di mezzo, mai in finale in un Major, con semifinali mancate solo al Roland Garros, per ora. A febbraio, non ce ne voglia Aslan Karatsev, ma sarebbe forse arrivata la quarta semifinale se la schiena non avesse fatto crac dopo un buonissimo primo set vinto nel match di quarti dell’Australian Open. Potrebbe avere ancora qualche jolly, e comunque nel 2021 è partito bene, ma la continuità non è mai stata la sua forza. Fisicamente è sempre stato impeccabile, ma a maggio compie 30 anni, e se non sarà in grado di mettere ancor di più il tennis davanti a tutto rischia di vedere quella che poteva essere una potenziale bacheca molto ricca riempita dal solo Masters 1000 di Cincinnati e dalla Coppa dei Maestri, entrambi trionfi risalenti al 2017. Come lui, Milos Raonic, numero 18 al mondo, ha toccato il best ranking di numero 3, ma gli infortuni hanno costantemente fermato il suo sviluppo, e le occasioni di assistere ad una sua affermazione su un palcoscenico importante sembrano diminuire ogni anno: ieri Hurkacz gli è stato superiore da fondo, e nel tie-break l’ha surclassato anche dal punto di vista mentale.

Questi sono gli altri giocatori, tra i primi 50 tennisti al mondo, nati tra l’89 ed il ’95:

  • 27. Aslan Karatsev (classe 1993)
  • 28. Dusan Lajovic (classe 1990)
  • 31. Daniel Evans (classe 1990)
  • 33. Benoit Paire (classe 1989
  • 34. Lorenzo Sonego (classe 1995)
  • 36. Filip Krajinovic (classe 1992)
  • 37. Nikoloz Basilashvili (classe 1992)
  • 39. Kei Nishikori (classe 1989)
  • 40. Marton Fucsovics (classe 1992)
  • 41. Jan-Lennard Struff (classe 1990)
  • 45. John Millman (classe 1989)
  • 48. Guido Pella (classe 1990)

Tra di loro ovviamente stona Kei Nishikori, che non avrà vinto, ma che è riuscito comunque a ritargliarsi uno spazio importante, con 12 titoli Atp vinti e 75 settimane in Top 5. Ha perso una finale allo Us Open, ma ha dodici quarti di finale all’attivo; nei Masters 1000 oltretutto quattro finali, undici semifinali e ben ventidue quarti di finale. L’ultimo rimpianto si chiama Nick Kyrgios, caduto nuovamente fuori dai primi 50, ma per il quale era ed è impossibile immaginare un altro tipo di carriera. Anche per la longevità dei primi della classe, il definitivo ricambio è pronto, e sul cemento le distanze sono oramai, proprio grazie a Medvedev, sempre più sottili. Tralasciando Thiem, che sfidiamo chiunque a dire che non vincerà mai il Roland Garros, riuscirà la Generazione Perduta a prendersi qualche piccola rivincita oppure i più giovani sono già troppo più forti? Il torneo di Miami lascia intendere come sia molto più probabile il secondo scenario, ma siamo aperti, specialmente dopo il ritiro definitivo di Nadal e Djokovic, a qualunque – piacevole – sorpresa.

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