La legge di Jannik

In un match drammatico, in equilibrio dalla A alla Zeta, Sinner salva un match point, vendica la sconfitta al primo turno degli Us Open e si prende la finale del 250 di Melbourne; lo aspetta il sorprendente Stefano Travaglia.

Atto primo
Le illusorie palle break del secondo game sfilano via, poi entrami trovano ritmo al servizio e concedono pochissimo, così il match scorre fino alla fase calda.
Game dieci: Jannik, in vantaggio 5-4, si difende con i denti sul 30/30, porta Khachanov all’errore di dritto ed è set point, ma il russo lo cancella con le sue prime pesanti.
Adesso è Jannik a soffrire e si trova sotto 15/40. Annulla la prima palla break dopo un lungo braccio di ferro con il rovescio, poi perde il controllo del dritto e va sotto 6-5, mandando l’avversario a servire per il set. Karen sbaglia due dritti lungolinea di fila e regala a Jannik la possibilità di rientrare ma è sempre il dritto a tradirlo: il primo lungo e il secondo in rete vanificano tutto. C’è il tempo di salvare un set point su una palla di Khachanov ammorbidita dal nastro, dopodiché il russo elargisce un doppio fallo, ma poi si salva con un punto meraviglioso. Jannik è aggressivo, guadagna un’altra chance (è la settima palla break, per chiarirci) e finalmente la trasforma. Sarà l’ennesimo tiebreak, per la gioia delle nostre coronarie.
Sinner perde il servizio ma subito impatta con uno scambio robusto di venti colpi, poi con due ottime prime si porta 3-2, presto raggiunto con una bella combinazione servizio-rovescio lungolinea: 3-3 e cambio campo.
Ora c’è lo sbaglio di Khachanov e siamo 4-3 in zona rossa, Sinner serve un ace al momento giusto, poi rintuzza il ritorno orgoglioso dell’avversario e scatta sul 6-3. Sbaglia il primo set point e i fantasmi di ieri tornano a bussare, ma poi ci pensa Karen a steccare un rovescio sulla risposta di Jannik, affannosa ma profonda. Ancora una volta il tiebreak ci sorride.

Atto secondo
Dopo un set così tirato è sempre importante cancellare gli strascichi psicologici in un senso e nell’altro; ora butta male per Khachanov che va sotto 0/30 ma reagisce e lo porta a casa con l’aiuto di Jannik che gioca fin troppo sereno e sbaglia un rigore a porta vuota con il dritto.
Ok, se speravamo in un secondo parziale più tranquillo dobbiamo ricrederci, tanto più che una bellissima discesa a rete di Karen gli porta in dote due palle break. San servizio ci mette una pezza ma poi ne arriva una terza sul rovescio in corridoio. Doppio fallo inopportuno e 2-0 per il russo. Jannik di rabbia aggredisce il servizio avversario e chiude con lo smash un fantastico game, dopodiché se ne esce con il fisioterapista per un medical time out inatteso che non promette bene.
Rispunta qualche ricordo degli Us Open, dove proprio con lo stesso avversario un infortunio aveva negato a Jannik il passaggio del turno. Arriviamo senza scossoni al settimo game e lì Sinner si fa aggressivo, si porta a palla break e su una seconda morbida dell’avversario chiude gli occhi e la spara a mille all’ora: 4-3.
Ma non è finita perché Jannik deve risalire da 0/40, poi con un doppio fallo e un dritto in rete si fa raggiungere sul 4-4. Adesso il russo sale di tono, tiene il servizio e poi mette le mani sul secondo set con un meritato 6-4.

Sinner in difficoltà agli Us Open 2020

Atto terzo
Proprio quando sembra il momento di deprimersi, Jannik tira fuori un passantino da lustrarsi gli occhi poi, aiutato da un net amico, va 0/40, infine replica lo stesso incrocio di dritto in modo più avventuroso e si porta 1-0. Il due a zero arriva con le unghie dopo due palle per il controbreak. Ora Sinner fa la voce grossa in risposta ma Khachanov è bravo a risalire e a rimanere in scia, anche perché il vantaggio appare tutt’altro che rassicurante e lo striscione del traguardo è ancora lontano. Il servizio è calato molto, Jannik prova a mescolare le carte scendendo anche a rete con grande istinto, ma ancora una volta il russo va a palla break, fallita per pochi centimetri. Poi è un grandissimo rovescio lungolinea che toglie le ragnatele dall’angolo del campo a chiudere un game di importanza vitale: 3-1. Niente, dopo il facile 3-2 arriva l’ennesimo game di passione al servizio: 14 punti e una palla break per agguantare il 4-2. Lo striscione è più vicino, Jannik lo sente e prova a spingere di più, per un 30/40 che sa di match point. Karen cannoneggia senza pietà e guadagna il 4-3. Adesso ci vorrebbe proprio l’aiuto del sevizio. Jannik prova a mascherare le difficoltà avvicinandosi alla rete, subisce un passante, poi chiude un bel punto, infine vince a trenta con il rovescio che ormai è un marchio di fabbrica: 5-3.
Jannik cavalca l’entusiasmo e attacca come un puledro di razza, Khachanov sfodera l’artiglieria pesante e vince ai vantaggi, lasciando a Jannik l’onere di servire per il match, sotto lo sguardo enigmatico di coach Piatti. Le cose facili non ci piacciono, perciò ecco l’ennesima palla break, vanificata da un dritto in rete. Poi l’ottima discesa a rete del russo ne vale un’altra, Jannik sbaglia e siamo 5-5: tutto da rifare. Adesso l’inerzia è decisamente cambiata e Karen si porta sul 6-5, poi arriva a match point sul dritto in rete di Jannik, salvato con un bello smash al termine di un lunghissimo scambio da fondo. I vantaggi sono una guerra di nervi ma alla fine arriva il 6-6, mentre scoccano le tre ore di gioco. Con una risposta profonda Jannik si apre il campo per piazzare il solito rovescio nell’angolino per il 3-1; si gira sul 4-2 poi un gratuito spiana la strada al 4-4, ma poi due punti solidissimi chiusi a rete valgono il 6-4: match point. Servizio tosto, dritto a sventaglio nei pressi della riga e smash che scaccia ogni paura: game, set, match.

Bravo, bravissimo Jannik; conferma l’abilità di salire nei momenti decisivi e fa sua una partita che sembrava indirizzata in altra direzione. Così nemmeno un buon Khachanov riesce a sottrarsi alla vendetta di Sinner e deve arrendersi a pochi centimetri dalla finale.

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