Nadal è out, chi vince a Flushing Meadows?

Lo Us open è alle porte e Nadal non ci sarà. Andiamo ad analizzare l'infortunio dello spagnolo e proviamo a ipotizzare come andrà lo Slam americano

Rafael Nadal non sarà allo Us Open. Una notizia che si sapeva già da un po’ di tempo, confermata solo ufficialmente ieri sera, che fa nuovamente piombare lo spagnolo in mezzo alle critiche, spesso anche giuste, di tifosi e addetti ai lavori.

Nadal negli ultimi anni ha saltato parecchi appuntamenti importanti, prima per un infortunio al ginocchio, poi per il polso, e poi per chissà quale altro problema. Chi osserva dall’esterno può vedere un giocatore che quando è in campo, spesso e volentieri, è devastante, ma si prende una serie di pause forzate di uno, due o più mesi, a inframmezzare il proprio cammino.

Doping? I sospetti come al solito ci sono, non è affatto una novità, ogni qualvolta che Nadal si trova di fronte ad un infortunio, ecco che i maligni arrivano come zanzare in una notte estiva. Tuttavia, anche se non si tratta di doping (però la cosiddetta mano sul fuoco personalmente non la metterei, visto le voci e tutte le cause per doping che hanno colpito la Spagna), qualcosa di strano c’è eccome.

Nadal è sempre infortunato. Una volta il ginocchio, l’altra volta la schiena, il polso, il piede e chi ne ha più ne metta. Sicuramente il tipo di gioco dell’iberico non lo favorisce alla prevenzione degli infortuni, ma così adesso sono un po’ tanti.
Per quanto concerne l’ultimo infortunio, quello che gli impedirà di partecipare allo slam americano, sembra che l’iberico abbia fatto il possibile, come conferma il suo medico:
“Inizialmente abbiamo parlato di tre settimane, ma alla data di oggi era impossibile recuperare per gli US Open. Rafael non sarebbe stato per nulla pronto a sopportare due settimane intense al meglio dei 5 set. In questi tornei si partecipa solo se si è al massimo della condizione”. Ed è questo il punto.

Osservando dall’esterno, sembra che Nadal non sia disposto a “rischiare” di fare figure troppo brillanti, cercando sempre un alibi ad un’eventuale sconfitta. Spesso, purtroppo, si sono visti tennisti completamente fuori fase trascinarsi in campo e prendere sonore batoste da carneadi o simili, senza però addurre infortuni o saltare il torneo per un presunto infortunio.

Sia chiaro, non sta a noi giudicare l’infortunio ed i problemi fisici di Nadal, ma adesso, obiettivamente, hanno un po’ stufato, soprattutto quell’alone di mistero che si crea immancabilmente ogni volta che Nadal si trova ad affrontare una situazione simile, in cui non c’è mai chiarezza di alcun genere.

Togliendo dunque il campione in carica, che per i motivi sopraelencati non potrà difendere il titolo, stando alla classifica il favorito sarebbe il serbo, numero uno al mondo, Novak Djokovic, che però viene da due settimane difficilissime, sconfitto, anzi annientato, da Tsonga a Toronto e poi battuto da Robredo a Cincinnati. Djokovic è palesemente in ritardo di condizione, ma con un buon sorteggio e due settimane di torneo, è possibile che la ritrovi quella condizione perduta, al pari della convinzione nei propri mezzi, mancata decisamente in queste ultime due settimane.
Chi invece arriva in ottime condizioni, e se non l’avessi visto con i miei occhi stenterei a crederci, è Roger Federer. Lo svizzero ogni anno sembra sul viale del tramonto, fine carriera e via dicendo, ma quest’anno ha ritrovato i colpi e la condizione di almeno un paio di anni fa, tornando a vincere un Master 1000 proprio a Cincinnati. Federer è ancora un gradino sotto a Djokovic, ma se il serbo non dovesse migliorare, le possibilità del diciottesimo Slam aumenterebbero assai.

Scendendo dalla “finale designata”, ecco che troviamo gli outsider. Il primo è Stan Wawrinka, che però non pare affatto in buone condizioni, per sua stessa ammissione. Il cemento è una delle superfici preferite di Wawrinka, ma le prove offerte a Toronto e Cincinnati non sono state entusiasmanti. La sconfitta con Benneteau infatti ha permesso di osservare le debolezze dello svizzero, troppo incostante all’interno del match stesso.
L’outsider forse più pericoloso, in un’edizione che potrebbe veramente lasciare spazio oltre i “big 4”, è Jo Wilfried Tsonga. Il francese visto a Toronto potrebbe veramente impensierire i più forti, anche se quello visto invece a Cincinnati è stato ridicolo. Tuttavia, Tsonga sembra essere tornato quello di qualche mese, o anno, fa, con quel gioco e quei colpi a tutto braccio che non lasciano scampo neanche ai più forti se in giornata.

Andy Murray sembra essere invece lontano dal 2012, ancora alle prese con i postumi di quell’intervento alla schiena, dopo il quale non è mai più stato lo stesso. Chi di problemi non ne ha è David Ferrer, il quale difficilmente potrà impensierire i migliori, ma con un buon tabellone potrebbe ambire alle semifinali.

Nell’edizione più incerta da anni a questa parte, un ruolo importante potrebbero averlo i giovani. Milos Raonic è letteralmente ingiocabile al servizio e, a meno che non trovi di fronte a se Federer, sua bestia nera, potrebbe veramente puntare in alto. Dimitrov deve qualificarsi al Masters di fine anno e ha bisogno di un buon risultato, così come Pospisil e Tomic, che devono cercare di tornare più in alto in classifica. C’è un Tommy Robredo che sembra avere preso il ruolo di un altro Tommy, Haas, infortunato quest’anno, ma che a 36 anni sfiniva lo stesso i campioni. In questo mucchio di outsider c’è pure il giovane Nick Kyrgios, così come Goffin, che ha saltato i 1000 delle ultime due settimane. Dominic Thiem non sembra essere nella forma di quest’inizio di estate, ma le capacità le ha e non dovrebbe essere un problema affermarsi. Dunque, abbiamo un’edizione degli Us Open assai indecifrabile, con l’unica certezza dell’assenza di Nadal. Ed ora, staremo a vedere.

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