Rafa è in finale, ma il tennis abbraccia Sascha. Ora è Ruud l’ultimo ostacolo

Lo sport può essere doloroso, e pochi al mondo possono testimoniarlo come Rafael Nadal. Il “padrone di casa” del Philippe Chatrier, come lui stesso ha più volte dichiarato, convive da ormai quindici anni con la sindrome di Muller-Weiss che gli tormenta il piede. Ciò che è accaduto a Sascha Zverev nel pomeriggio parigino, però, va oltre quella sofferenza blanda ma logorante che affligge il 21 volte campione Slam: è qualcosa di scioccante, lancinante, heartbreaking come direbbero gli inglesi.

In quel momento infatti il sogno del tedesco, nonostante le tante occasioni sprecate era vivo più che mai: battere Rafa al Roland Garros, l’assalto al primo Slam e alla vetta del ranking, tutte le gioie che questo torneo avrebbe potuto regalare a Zverev si sgretolano come (speriamo solo metaforicamente) ha fatto la sua caviglia in quel maledetto spostamento laterale.

Rafa Nadal è un vincente e c’è da giurarlo, non avrebbe mai voluto vincere così.  Domenica, contro Casper Ruud, vincitore dell’altra semifinale, proverà con tutte le sue forze a superare il record di Gimeno, diventando il più anziano campione di sempre del Roland Garros.

Prima del crack, Nadal guidava per 6 a 3 la conta dei precedenti, ma il tedesco era reduce da tre vittorie nelle ultime quattro partite giocate dai due. Conquistando la  Coppa dei Moschettieri, il più piccolo dei fratelli Zverev sarebbe diventato numero 1 del mondo: ciò rende ancora più duro da digerire un infortunio che potrebbe rivelarsi gravissimo anche sul piano psicologico.

LA PARTITA

Sascha Zverev strappa il servizio in apertura a Nadal con quattro punti consecutivi, che diventano sette nel gioco successivo. Il tedesco conferma quindi il break, e soprattutto convince con tutti e tre i fondamentali. In particolare il rovescio sembra in stato di grazia e lo spagnolo non riesce a incidere come al solito, ed è costretto a cambiare tattica affidandosi maggiormente alla smorzata e al gioco al volo.

Sul 4-3 e servizio per Zverev, arriva il primo game ai vantaggi. L’amburghese trema, e con un doppio fallo offre la prima palla break al suo avversario: dopo uno scambio duro, lo spagnolo non ne approfitta. Nel punto successivo un dritto comodo tradisce però il tedesco, che concede il controbreak a Nadal.

L’inerzia del set passa dalla parte di Rafa, per la prima volta in vantaggio sul punteggio di 5-4. L’insistenza di un Nadal, pur tutt’altro che perfetto, sul dritto dell’avversario destabilizza il numero 3 del mondo: è proprio un dritto a rete che regala un’altra palla break allo spagnolo, che stavolta vale set point. Col servizio Zverev l’annulla, ma Nadal ne guadagnerà altri due. Il terzo set point, che arriva subito dopo, è l’ultimo concesso in quel frangente da uno Zverev quanto mai incerto a rete: curiosamente, sarà proprio una carezza con la volée di dritto, la più difficile giocata finora, a fargli vincere un game fondamentale. Nadal fa fatica a dar profondità soprattutto al rovescio, ma si affida alla smorzata e alla volée, che lo tengono a galla. 

Il primo set si decide al tiebreak, con Zverev che con cinque punti consecutivi si porta sul 6-2 in suo favore. Il maiorchino annulla i primi due set point, poi anche il terzo con un passante in corsa di dritto quasi impensabile. Da quel momento, Rafa sale in cattedra con intelligenza tattica e braccio sciolto, da fenomeno qual è: mette a segno cinque punti consecutivi e si prende il set point. Zverev gliene annulla due, poi un altro passante sovrumano con il dritto – complice una leggerezza tattica del tedesco – dà finalmente un padrone, dopo oltre un’ora e mezza, a un primo parziale di livello stellare.

Sascha accusa il colpo e cede la battuta a zero in apertura di secondo set. Il livello del gioco di Nadal è in continua ascesa, ma il campione di Manacor non conferma il break ottenuto a causa di qualche errore di troppo. Lo spagnolo recupera il vantaggio nel game successivo al termine di uno scambio fisicamente devastante: Zverev sembra aver perso l’efficacia mostrata nel primo set con il servizio, e soprattutto con il rovescio. Nadal sbaglia troppo e cede di nuovo il break di vantaggio: lo spagnolo appare stanco, e il tedesco ne approfitta. Il tredici volte campione del Roland Garros perde quindi tre turni di battuta consecutivi: sembra fisicamente alle corde, quando a salvarlo è la sua fenomenale manualità, che a suon di numeri da circo impedisce a Zverev di dilagare nel punteggio. I game al servizio dello spagnolo, però, in un modo o nell’altro risultano inefficaci: Zverev si porta sul 5-3. Serve per il set il tedesco, ma con tre doppi falli la partita torna on serve – o meglio, on return considerando che in questo set la battuta è più un handicap che un vantaggio. 

Nei 9 game giocati, infatti, i break sono stati 8: nel contesto di una partita assurda, il livello del secondo set non pare degno di una semifinale Slam, a causa di una miriade di errori da parte di entrambi. 

A partire dal 5-4 in favore di Zverev, tuttavia, i turni di battuta tornano quasi magicamente a essere un vantaggio: il set si avvia a passo svelto verso il tiebreak.  

Il dodicesimo gioco del secondo set, però, si chiude nel peggiore dei modi: spostandosi lateralmente per ribattere a un dritto di Nadal, Zverev cade puntando il piede destro, che produce una torsione totalmente innaturale della caviglia. Il tedesco urla, si contorce dal dolore e viene portato via in carrozzina.

Ufficialmente la partita si ferma per medical timeout, ma non esiste medico che possa riportare in campo Sascha Zverev se non in stampelle. Così, con l’abbraccio tra il sopravvissuto e il caduto in battaglia, termina una partita che avrebbe potuto assumere dimensioni gargantuesche.    

«È molto difficile e triste per lui, onestamente, stava giocando un torneo incredibile. So quanto stia lottando per vincere uno Slam, ma finora è stato molto sfortunato. L’unica certezza che ho è che non ne vincerà soltanto uno ma molti di più, e gli auguro tutto il meglio, e di recuperare più in fretta possibile», ha affermato a fine partita Nadal, che si appresta a giocare la sua trentesima finale Major.

«È stato un match estremamente duro, tre ore, e non siamo neanche riusciti a finire il secondo set» – conclude il maiorchino – «Quando gioca a questi livelli, affrontarlo è una delle più grandi sfide dell’intero tour. È difficile dire tante cose oggi, in questa situazione. Di certo, per me, essere ancora una volta in finale al Roland Garros è un sogno, senza alcun dubbio. Ma al contempo, finire così… Sono stato lì, in una piccola stanza con Sascha prima di tornare in campo, e vederlo lì a piangere è stato difficile, quindi gli faccio un grande in bocca al lupo».

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