Nole passa a fatica, ora l’ostacolo Isner

Nel prossimo turno il tennista di Belgrado se la dovrà vedere con John Isner. Il gigante americano ha avuto la meglio nella sfida tra bombardieri con Kevin Anderson, imponendosi col punteggio di 7-6 6-2.

Si sono disputati, nella notte italiana, gli ottavi di finale della la parte alta del tabellone del BNP Paribas Open 2015.  Parte che, almeno sulla carta, dovrebbe vedere il numero 1 del mondo Novak Djokovic accedere in finale.

Il serbo, però, ha faticato più del previsto per superare Albert Ramos-Vinolas, mettendo in mostra un gioco tutt’altro che brillante. Nel prossimo turno il tennista di Belgrado se la dovrà vedere con John Isner. Il gigante americano ha avuto la meglio nella sfida tra bombardieri con Kevin Anderson, imponendosi col punteggio di 7-6 6-2.

La sfida tra i due sarà una replica della semifinale dello scorso anno. In quel caso, a trionfare fu Djokovic, in tre set. Ma i due si sono affrontati anche nel 2012, sempre in semifinale. In quell’occasione, “long John” riuscì a compiere l’impresa, eliminando Nole dal torneo, sempre in tre set.

DJOKOVIC

Questa rivalità ha offerto match molto combattuti, caratterizzati dalla sfida tra miglior risposta e miglior servizio. Djokovic e Isner si sono affrontati sette volte. Il serbo conduce negli scontri diretti per 5-2. Quindi, almeno per quanto riguarda la statistiche, tra i due prevale nettamente il primo.

Sul lato tecnico, però, la faccenda si complica notevolmente per Nole. In ogni sfida, infatti, Djokovic ha dovuto faticare tremendamente per scardinare il gioco dello statunitense. Ciò è causato da una serie di fattori. In primis, il grande servizio di Isner. Djokovic, pur avendo una delle risposte migliori del circuito e della storia, ha sempre sofferto i grandi battitori.  Il servizio di Isner, in particolare ha sempre procurato problemi al serbo, causa il rimbalzo altissimo che la palla assume una volta toccato terra.

Per contrastare questo servizio, ci sono due soluzioni: arretrare e rispondere “in contenimento”, perdendo però molto campo; oppure anticipare, come fa Nole. Questa opzione, però, è molto complicata: se impatti il colpo alla perfezione, puoi rispondere in maniera efficace; se invece non ci riesci, è probabile che la risposta non resti in campo, oppure offri all’avversario un colpo semplice da chiudere.

A tutto ciò, si aggiunge il nervosismo, poiché una distrazione al servizio comporta quasi sicuramente la perdita del set;  e la frustrazione nel vedere rendere vani i propri sforzi da un servizio vincente, magari scagliato con nonchalance.

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Lo straordinario servizio di Isner, spesso, fa sì che si arrivi al tie-break. Qui, quasi sempre, a fare la differenza  è proprio la battuta dell’americano. Per gli avversari, diventa difficile riuscire ad imporsi in queste situazioni. Nei match tra i due, infatti, si sono giocati 8 tie-break, sei dei quali vinti dallo statunitense.

Il grande vantaggio di possedere un servizio micidiale Isner lo paga in altri aspetti: primi su tutti, la mobilità e la resistenza fisica. Perciò, in generale, è più efficace nei match 2 su 3, dove può mantenere una tattica aggressiva e puntare al tie-break, sfruttando la battuta. Nei match 3 su 5, dove invece entrano in campo altri fattori oltre al gioco, sarà nettamente penalizzato. Ciò è dimostrato dalle statistiche: nei match 2 su 3, tra i due, c’è equilibrio, con Djokovic che prevale solo per 3 a 2. Nelle partite sulla lunga distanza-giocate, curiosamente, solo in Coppa Davis e non negli Slam, il serbo domina con due sfide vinte su altrettante giocate.

Le uniche vittorie dell’americano sono arrivate nei Master 1000: la semifinale di Indian Wells 2012, per 7-6(7) 3-6 7-6(5), e i quarti di finale di Cincinnati 2013, per 7-6(5) 3-6 7-5.

Insomma, si preannuncia una sfida tutt’altro che scontata, dove Djokovic dovrà stare molto attento se vorrà andare avanti nel torneo.

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