United Cup promossa a pieni voti

È giunto il momento di tirare le somme della prima novità di questo 2023, la United Cup, andata in archivio con il successo degli Stati Uniti

Dopo due settimane dall’inizio della stagione tennistica 2023 è già tempo di fare le prime valutazioni, ed è il turno della United Cup di andare alla ghigliottina. La neonata competizione a squadre ha visto la collaborazione del circuito ATP e di quello WTA, che hanno scelto di unire le forze per dare il via al nuovo anno con maggiore spettacolo, dando anche la possibilità agli atleti di entrare in forma in vista degli Australian Open.

Dopo la vittoria degli Stati Uniti in finale contro l’Italia -e dopo alcuni giorni per digerire la sconfitta- è giunto il momento di provare a capire se le due principali organizzazioni del tennis internazionale sono riuscite nel loro intento. Senza tenervi sulle spine fino alla fine dell’articolo vi do subito la mia risposta: ATP e WTA possono ritenersi soddisfatti per la competizione creata, sicuramente da perfezionare, ma da promuovere a pieni voti per il prossimo anno.

La più grande preoccupazione che aleggiava nell’aria prima del via del torneo era il rischio che questa competizione diventasse un’esibizione a tutti gli effetti, con l’unica differenza dell’assegnazione dei punti. Qualora si fosse verificato questo timore le partite sarebbero potute essere imprevedibili, e in alcuni casi anche poco spettacolari.

Questo rischio è stato scongiurato sin dalle prime partite in cui i giocatori una volta scesi in campo hanno dato tutto ciò che avevano, pur di portare a casa la vittoria. Ciò è frutto di molteplici motivi: innanzitutto la presenza di punti per ogni successo e di un cospicuo montepremi, che ingolosisce sempre. In più si vanno ad aggiungere il grande agonismo, caratteristico dei professionisti, e la voglia di portare alla gloria il proprio paese, occasione che non capita tutti i giorni nel tennis.

Un altro grande timore era quello di vedere delle partite disputate in un contesto con scarso pubblico, andando a ripercorre in parte quanto era successo in occasione della prima edizione della nuova Coppa Davis a Madrid, in cui gli incontri dei gironi che non vedevano impegnata la Spagna erano quasi deserti. Così però non è stato, con una buona affluenza di spettatori tanto a Sydney, dove era impegnata l’Australia prima e le final four poi, che a Perth e Brisbane.

Non poteva ovviamente già essere perfetta questa competizione, ed infatti ci sono anche alcune lacune: la più grande riguarda il format che lascia leggermente a desiderare. Oltre alle tre vincitrici delle finali cittadine, la quarta semifinalista è quella che tra le perdenti ha ottenuto il miglior punteggio nell’intero torneo. Per quanto la pratica del ripescaggio nel tennis sia diffusa, con i lucky loser che spesso compaiono durante l’arco dell’anno, questa della United Cup lascia alcune perplessità.

La più grande è il rischio di falsare la competizione, visto che la contemporaneità tra le partite non è stata garantita. Sebbene le tre città abbiano iniziato tutte alle 12:30 locali, per via del fuso orario i tre incontri non hanno avuto inizio nello stesso momento, arrivando a creare una situazione in cui alcune nazionali avrebbero potuto smettere di impegnarsi al 100%, poiché già certe di passare almeno come ripescate -Stati Uniti prima, Italia poi.

Avranno quindi da lavorare gli organizzatori per cercare una soluzione a questo problema, e per limare qualche altro aspetto che non ha convinto pienamente, ma senza ombra di dubbio la United Cup supera a pieni voti la sua prima edizione, creandosi un futuro nel calendario ATP  e WTA.

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