Il coach di Serena parla a cuore aperto. Mouratoglou si esprime sulla sua allieva, sul futuro e sulla sconfitta a New York; lo fa in un’intervista rilasciata pochi giorni fa a La Gazzetta.
«L’ho sentita [Serena] qualche giorno fa al telefono e mi ha detto che secondo lei quest’anno è stato orribile. Nel 2016 vuole fare molto meglio di così. Lei è fatta così, non accetta nulla che non sia la vittoria. Un semplice doppio fallo le sembra una cosa non professionale, figuriamoci quando non realizzi un traguardo storico come quello del Grand Slam».
Tutto nasce, come ovvio, dalla storica semifinale persa con Roberta Vinci; Serena l’ha presa molto male:
« Quella sconfitta le è pesata davvero molto. Per Serena è stato un duro colpo, tanto da isolarsi per un’intera settimana. Dopo il match non l’ho vista. Non ha risposto al telefono nè agli SMS. Ma ora si è ripresa, è il suo modo di gestire le sconfitte, sono convinto che l’anno prossimo farà benissimo». Il Grande Slam, secondo Mouratoglou, è ancora lì pronto per essere realizzato:
« Io sono sicuro che riuscirà a realizzarlo nel 2016, vincendo anche la medaglia d’oro a Rio. In fondo ha già vinto i quattro Slam consecutivamente, seppur non nello stesso anno, quindi sa come si fa. È una campionessa e adesso ha quella sconfitta da vendicare. Significa avere ancora più motivazioni, e lei ne ha già moltissime di suo. È una vincente nata, non si accontenta mai. Ricordo che dopo la vittoria al Roland Garros, aveva ancora la coppa in mano dalla premiazione, mi ha guardato e mi ha detto ‘Vieni, devo fare stretching. Bisogna pensare a vincere Wimbledon’. Si era già dimenticata che aveva vinto uno Slam, ed era successo 10 minuti prima».
Ma quella semifinale è ancora nei pensieri di Patrick, non potrebbe essere altrimenti. Tanti i rimpianti e, se fosse stato possibile per lui intervenire, Mouratoglou è certo che non sarebbe finita così: «Chiunque abbia visto la partita si sarà accorto che Serena non si muoveva per nulla sul campo, ha giocato immobilizzata. È brava a gestire la pressione, perché è abituata a farlo, ma questa volta sembrava giocasse con un sacco da 20 chili sulla schiena. Quando è così, la prima cosa che succede è che si perde lucidità. E allora cominci a fare scelte sbagliate, soprattutto tatticamente. Sono convinto che se avessi potuto parlare con lei durante la partita avrebbe vinto, al cento per cento».
La pressione su Serena si era fatta insopportabile , dunque troppo difficile gestirla da sola. Umana , Serena si è rivelata così. Mouratoglou la conosce benissimo ed è sicuro che avrebbe trovato il modo di calmarla:«So come comunicare con Serena e la comunicazione è la chiave di ogni buon rapporto allenatore-giocatore, nel tennis come negli altri sport. Garantisco, avrebbe vinto quella semifinale». Convinzione sulla quale è lecito comunque nutrire più di un dubbio, considerato che Serena non era certo giunta in semifinale senza correre più di un rischio. Il peso di quella pressione era, in realtà, percepibile già da diversi match.
Comunque sia , la storia non si riscrive e la storia dello US Open l’ha scritta il tennis femminile italiano.
Mouratoglou ne è un grande estimatore. Riguardo al tennis italiano in generale, Patrick non manca di sottolineare quali siano , secondo lui , le ragioni di una così grande differenza nei risultati tra uomini e donne: «Mentalità, soltanto mentalità. Personalmente credo che i ragazzi abbiano un talento persino superiore a quello delle ragazze. Eppure le ragazze sono protagoniste ai livelli più alti, e i maschi no, perché non hanno la stessa capacità di competere, di lottare, di soffrire. La mia non è una critica, è solo una costatazione. Penso lo stesso dei giocatori francesi, per intenderci».
Deve essere proprio così; parola di coach!