Christian Garin: Il nuovo gran terraiolo

Quarto titolo sulla terra in 10 mesi. Ingresso nella top 20. Sarà uno dei protagonisti della stagione rossa europea?

L’omologazione delle superfici ha reso il tennis molto più lineare, senza specialisti della terra o dell’erba , ma con tutta una serie di giocatori capaci di adattarsi ovunque . Più o meno è così anche se qualche eccezione c’è. Una di questa si chiama Christian Garin . 23 anni da Santiago del Cile. Un anno fa appena appena in top 100, dodici mesi dopo in top 20 al numero 18. Il tutto raccogliendo quasi 1490 dei 2005 punti che ha sulla terra. Il 75% circa.


Ben quattro tornei vinti negli ultimi 10 mesi
di cui tre atp 250 e un 500 : Houston lo scorso aprile, Monaco di Baviera subito dopo, Cordoba ad inizio di questa stagione e ora il primo ATP 500 a Rio De Janeiro. Un record di 26 vittorie e 6 sconfitte sulla terra con scalpi più o meno illustri come Schwartzmann (due volte), Zverev, Berrettini, Shapovalov ed altri.

Il cileno è arrivato un po’ più tardi dei suoi coetanei al vertice del tennis. Il suo nome era sul taccuino di molti allenatori già nel 2013 quando neanche 17enne giocò con una wild card il torneo di Vina Del Mar battendo un ancora acerbo Lajovic al primo turno (allora numero 166 del mondo) e perdendo un match tirato contro Jeremy Chardy (allora numero 26) . Poco dopo vinse il Roland Garros junior battendo Coric in semifinale e Zverev in finale.

La transizione tra junior e pro non è stata facile. Anni di purgatorio dove il cileno vivacchia attorno alla posizione 200-300. Vince parecchi futures . Ben otto , ovviamente neanche a dirlo tutti sulla terra. Fatica e parecchio a farsi strada nei challenger , dove il livello è ovviamente più alto. Il primo titolo challenger arriva alla fine del 2016 a Lima, poco dopo l’inizio della collaborazione con la Rafael Nadal accademy. Proprio Toni Nadal gli fa da mentore in quel periodo e lo aiuta a migliorarsi come giocatore , tanto da dichiarare :

“Per me, gli è mancata un po’ di continuità nel gioco per fare il salto di qualità. Spero di riuscire a portarlo in alto. Penso abbia le capacità per farlo .Dobbiamo migliorare alcune cose. Gli manca maturità , ma ha dei buoni colpi; si muove abbastanza bene e ha un buon gioco di dritto e rovescio. Ci siamo visti negli ultimi giorni e penso che sia pronto per il circuito”.

Aveva ragione Toni.

Il 2017 è un anno difficile dove i risultati non arrivano, ma nel 2018 arriva l’esplosione. Garin  raggiunge 6 finali challenger, perderà le prime tre finali(Morelos, Lisbona e Como da Salvatore Caruso) e vincerà le tre successive (San Paolo, Santo Domingo e Lima). Ovviamente non serve neppure ribadirlo che tutti questi risultati avvengono sul mattone tritato. Il 2018 lo chiude al numero 84.

Del 2019 e del 2020 abbiamo scritto sopra. Garin è ormai a tutti gli effetti uno dei più forti “terraioli” in circolazione.

“Sto giocando il miglior tennis della mia vita ,però vorrei qualcosa di più. So di poter fare ancora meglio. Mi piacerebbe continuare a esprimere un tennis aggressivo e migliorare laddove ne ho bisogno: mobilità e servizio”

Questo ha dichiarato poco fa, ed è vero. I miglioramenti sono evidentissimi. Soprattutto il servizio è diventato un colpo di buonissimo livello e da fondo campo, come diceva Toni Nadal, i colpi sono molto pesanti.  Certo che se cercate un tennis fatto di ricami , variazioni e soluzioni imprevedibili probabilmente avete sbagliato indirizzo . Garin è un gran bel “cagnaccio” da terra battuta . Potente e solido con entrambi i fondamentali da fondo.

L’accademia di Rafael Nadal l’ha abbandonata già da un po’ di tempo, ma quel periodo ha gettato le basi per il presente che sta vivendo il ragazzo cileno. Numerosi furono gli allenamenti insieme a Rafael Nadal.  Il motivo dell’abbandono dell’accademia? La nostalgia di casa.  Ha preferito tornare ad avere la base a Santiago del Cile. Si sentiva triste, per quello non arrivavano i risultati.

” Il Cile è il mio paese ed è dove amo vivere. Ho tutto qui”. Dall’estate 2018 viene seguito da  coach Andres Schneiter . “Era solo . Non aveva un posto dove allenarsi quando non era ai tornei. Non aveva un preparatore atletico e non  si stava divertendo con il tennis”.

Schneiter è uno che di miracoli da coach se ne intende . Nel 2005 riuscì a portare un onesto terraiolo alla finale del Roland Garros. Tale Mariano Puerta. I metodi non furono dei più leciti dato che subito dopo l’argentino fu trovato positivo all’antidoping per la seconda volta e difatto chiuse la carriera. Ma questa è un’altra storia che non c’entra nulla con Garin.

Grazie al coach argentino è arrivato il salto di qualità e soprattutto la felicità nel competere :

penso che il suo problema prima fosse una  grande pressione su di lui. Gli ho detto di provare a vincere, provare a fare il suo gioco. Non importa se vinci o no, devi cercare di essere competitivo in quel giorno. ” 

Si era vociferato di una possibile separazione tra i due recentemente, ma è stata smentita  : “Non è vero che ci stiamo separando, andremo avanti” ha dichiarato recentemente Andres.

Meglio così.

La domanda da porsi ora è se il cileno saprà salire ancora un altro gradino e diventare protagonista della stagione europea sul rosso. Quella per intenderci dei tre master 1000 e del Roland Garros. L’anno scorso non aveva ancora la classifica per giocare a Montecarlo, Madrid e Roma  mentre al Roland Garros perse al secondo turno da Stan Wawrinka. Non era ancora testa di serie.

Quest’anno tutto sarà diverso. Entrerà direttamente in tutti i tabelloni, potrebbe essere testa di serie nei 1000 e sarà certamente testa di serie a Parigi.

Se il livello sarà quello espresso in queste settimane sarà sicuro protagonista ed una bella gatta da pelare anche per i migliori.

Prima però c’è da vincere un altro titolo sulla terra di casa sua a Santiago , dove Christian si sente felice ed ha trovato il suo tennis migliore.

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