Di certo Fognini è uno dei tennisti di cui si è maggiormente discusso, facendo riferimento principalmente a quell’enorme talento che il ligure non riesce a far prevalere sugli scatti d’ira, rendendolo famoso per le sfuriate e non per le giocate. Il match giocato contro Grigor Dimitrov è però la riprova del fatto che “se vuole, può battere (quasi) tutti. Ecco com’è andata.
Il primo set è molto equilibrato, e il break conquistato da Fognini nel quinto gioco viene immediatamente recuperato dal bulgaro; la conclusione che ci si aspettava arriva, e si va al tie break: Dimitrov va subito avanti di un mini-break, grazie ad un aiuto fortuito del nastro, ma il ligure riesce a pareggiare i conti e a portarsi sul 2-2. I servizi vengono mantenuti fino al 4-4 quando Fognini opera il break e si porta sul 6-4; dopo un lungo scambio, però, Dimitrov riesce ad annullare il primo set point e, utilizzando il servizio, anche il secondo. I servizi vengono mantenuti con estremo equilibrio, fino al 10-9 Fognini, quando il ligure porta a casa punto e set grazie al nastro che rende impossibile da prendere la volèe alta già irrecuperabile per il bulgaro.
Il secondo set è simile al primo, un grande equilibrio che viene spezzato da un break immediatamente recuperato. Invece, il set si dimostra più movimentato, con scambi più avvincenti e soluzioni al limite dell’impossibile. La svolta arriva sul 4-4, quando Fognini non riesce a sfruttare una palla del 5-4 e manda Dimitrov a servire per il secondo set. Fognini riesce a procurarsi due palle per riportarsi in parità, ma il bulgaro riesce a togliersi da questa situazione difficile grazie al servizio, e porta a casa il secondo set con il punteggio di 6-4.
A questo punto, molti penseranno che la partita finirà come molte di Fognini: un bel primo set, che non serve a concludere niente. Ma qui in molti sbagliano, perchè nel set decisivo parte l’assolo di Fognini: l’azzurro sfodera un mix di accelerazioni con rispettiva conclusione a rete e palle profondissime per scardinare la resistenza del bulgaro. Il risultato è un sonoro 6-0 che conclude un match favoloso condotto dall’italiano.
La partita successiva è stata ancora più complessa, soprattutto per il livello dell’avversario, che era Tomas Berdych: la partita inizia con un Fognini un po’ troppo titubante, che lo porta a perdere il servizio nel proprio primo turno di battuta e il set per 6-3.
Il secondo vede Fognini crescere, e giocare come con Dimitrov, con più accelerazioni e con scambi presi in mano. Questo Fognini riesce a neutralizzare la potente combinazione servizio-dritto di Berdych e a portare a casa il set per 6-3.
Nel terzo set il ligure lotta ancora moltissimo contro un giocatore che sulla carta non gli avrebbe dato chance, e con il quale riesce a fare partita pari: dopo un set molto combattuto si arriva alla giusta conclusione di un match del genere, cioè il tie-break: dopo essere arrivati al 2-2 dopo quattro errori non forzati, ovviamente due per parte, Berdych smette di sbagliare, mentre Fognini non riesce a tirare fuori ulteriori forze, e finisce col perdere 5 punti di fila e il tie-break per 7-2. Il punteggio finale è di 63 36 76(2) per il ceco.
Dopo certi match ci si domanda: ma allora lo ha il talento da campione o è un fuoco di paglia? La risposta è da trovare nell’estate del 2013, quella magica estate che lo ha portato a vincere due dei suoi tre titoli in bacheca, quando s’impose a Stoccarda e Amburgo. Ma Fognini è riuscito anche ad archiviare altri risultati importanti: la semifinale di Montecarlo sempre nel 2013, la finale a Rio di quest’anno, i quarti del Roland Garros 2011. Anche in doppio Fognini riesce a sfoderare un grande tennis: clamorosa è la vittoria degli Australian Open di quest’anno in coppia con Bolelli, con il quale ha disputato, sempre quest’anno, le finali dei tornei di Indian Wells (persa da Pospisil/Sock) e Montecarlo (persa con i gemelli Bryan).
Ma il vero problema di Fognini non sta nei colpi, aiutati da un talento smisurato, ne tanto meno nel fisico, che ha spesso dimostrato di aiutarlo in partite molto tirate, ma nella testa: il ligure è un fenomeno strano, capace di giocare al livelli altissimi ma non costantemente, un giocatore che può fare semifinale in un Master 1000 per poi uscire al primo turno di un 250; e la chiave di tutto sta nella testa, che lo porta a compiere gesti folli contro le sue povere racchette, passando per insulti e sceneggiate.
Clamoroso è quello che è successo durante gli ottavi del torneo di Montecarlo 2014 quando, durante un cambio campo, ha iniziato a litigare pesantemente col padre, o quando a spaccato in due la racchetta appoggiata alla panchina dopo aver perso il servizio. La chiave di tutto risiede proprio nella testa del ligure che, se messa a posto, può portare a livelli inaspettatamente alti.