Djokovic ha sbagliato, ma crocifiggerlo non serve a nulla

Novak Djokovic ha commesso un grave errore organizzando l'Adria Tour. Invece di insultarlo, però, si potrebbe analizzare ciò che è accaduto nei Balcani in modo da non ripetere gli stessi sbagli in futuro ed agevolare la ripresa del tennis.

Come un fulmine a ciel sereno, il Coronavirus si è abbattuto sul tennis. A far da filo conduttore tra questi due poli l’Adria Tour, torneo di esibizione organizzato da Djokovic nei Balcani che ha coinvolto svariati tennisti. A dir la verità l’assenza di mascherine, guanti e qualsiasi tipo di misura precauzionale aveva destato più di qualche sospetto ma purtroppo più volte una bugia viene raccontata e più si finisce per crederci. E alla fine è andata a finire proprio così.

Negare le responsabilità di Djokovic sarebbe ingiusto oltre che sbagliato in quanto Nole ha agito in maniera sconsiderata ed è giusto che paghi per quello che ha fatto. Tuttavia, è altrettanto ingiusto crocifiggerlo dato che non è stato il solo che ha contribuito al “successo” di questo torneo. La tale rilevanza del personaggio, che in Serbia è venerato quasi come una divinità, avrà indubbiamente facilitato il tutto, ma dai piani alti non è arrivato nessun divieto. L’impressione, purtroppo, è che il tennis così come lo sport possa essere stato vittima della politica. Nello scorso weekend, infatti, nel paese serbo si sono svolte le elezioni, stravinte dal partito conservatore del presidente Vucic, ergo è possibile che acconsentire alla disputa dell’Adria Tour ma anche al sentitissimo derby calcistico di Belgrado tra Partizan e Stella Rossa, che ha ospitato circa 20.000 tifosi, potesse rientrare nelle strategie. Ovviamente si tratta esclusivamente di ipotesi perciò anche in questo caso puntare il dito sarebbe affrettato. 

Tra le altre cose che potrebbero aver giocato un ruolo importante potrebbe esserci la condizione economica della Serbia, che dopo essere stata a lungo in lockdown, ha allentato la presa sulle restrizioni poiché forse consapevole che l’economia locale avrebbe potuto pagare a caro prezzo un’ulteriore chiusura. Le responsabilità sono quindi multiple e nessuno, Djokovic compreso, è esente da colpe. Il serbo è infatti apparso piuttosto spavaldo e incurante delle regole, sicuramente in buona fede come ha scritto nel post di scuse e con l’intenzione di regalare un sorriso alla sua gente, ma ha inevitabilmente contribuito a creare questa situazione spiacevole e potenzialmente molto pericolosa. Piuttosto emblematico il video della sua serata in discoteca, dove ballava a torso nudo insieme ad altri colleghi come se nulla fosse accaduto.

Apparentemente potrebbe sembrare una marachella commessa da ragazzini, autori di una stupidaggine di cui si sono resi conto troppo tardi, quando rimediare non era ormai più possibile. Ma sfortunatamente non è così. In questo caso c’è infatti di mezzo la salute della popolazione mondiale, perciò è quantomai sacrosanto che chi ha sbagliato paghi e si assuma le proprie responsabilità. 

Tuttavia, ciò che sta accadendo e che è accaduto negli ultimi giorni è piuttosto spiacevole. Alcune persone, da un lato, hanno preso atto di ciò che è accaduto provando a sdrammatizzare con giochi di parole come “Djocovid” pur senza negare le oggettive colpe di Nole; altri utenti sui social hanno invece usato l’Adria Tour e tutto ciò che ne è scaturito come un pretesto per rivolgere insulti pesanti a Djokovic e per denigrarlo. Djokovic ha indubbiamente commesso un grav(issimo)e errore, ma in precedenza si era anche reso protagonista di gesti da vero campione come ad esempio la maxi-donazione all’ospedale di Bergamo. Novak non è mai stato amato dal pubblico quanto Federer e Nadal e probabilmente lo sarà ancora meno dopo questo spiacevole episodio, ma anche in seguito alle sue dichiarazioni relative ai vaccini. Tuttavia, il tifo o la simpatia dovrebbero restare fuori da determinati giudizi. La verità è che il danno ormai è stato fatto e piangere sul latte versato serve a poco o nulla. Al contrario bisognerebbe invece cercare di ripartire, prendendo ciò che si è verificato come una lezione su cosa non fare in futuro. Fondamentale quindi non commettere più errori simili in modo che il problema non vada ad acuirsi ulteriormente e cercare di fare tutto il possibile perché il mondo del tennis non perda credibilità, ma soprattutto che possa ripartire in estate come da programma.

Molti tornei hanno infatti dimostrato che praticare questo sport senza mettere a rischio l’incolumità delle persone è possibile. Basta pensare all’Ultimate Tennis Showdown, alla “Battle of Brits” o, senza andare troppo lontano, ai Campionati Italiani Assoluti di Todi. Dando un’occhiata a ciò che sta accadendo in Umbria, le misure restrittive adottate sembrerebbero essere persino eccessive, ma in realtà è proprio ciò che serve per fronteggiare al meglio una situazione simile: sanificare ogni ambiente prima e dopo ogni match, panchine dei giocatori e sedie dove poggiare gli asciugamani posizionate su due lati diversi del campo e ovviamente nessuna stretta di mano a fine match né con l’avversario né con l’arbitro. Come se non bastasse, il torneo organizzato da MEF Tennis Events ha dato un’ulteriore prova della sua efficienza mettendo in vendita alcuni biglietti e dunque consentendo l’accesso al pubblico seppur in maniera limitata. Come possibile ammirare dalle immagini che giungono, la gestione delle persone non rappresenta un problema in quanto gli spettatori sono seduti ad un posto di distanza l’uno dall’altro ma soprattutto indossano tutti la mascherina. Inutile dire che ciò non azzeri completamente la possibilità di contagio o che qualcosa vada storto, ma rende tutto più sicuro.

La parola chiave per i prossimi mesi sarà quindi prudenza, nella speranza che le conseguenze dell’Adria Tour non si ripercuotano sul tennis mondiale e che il comportamento di Djokovic sia stato solamente un brutto errore da non ripetere. E se le scuse del serbo sono effettivamente sincere, magari perdonarlo per il bene del tennis.

 

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