Jannik pazzesco, Nole di più

Medicina amara per Sinner che fa il Nole per due set poi cede alla rimonta ineluttabile di Djokovic (5-7, 2-6, 6-3, 6-2, 6-2).

L’inizio è da incubo. Il primo punto di Jannik arriva a scoppio ritardato, sotto 1-0 e 0/40, ma è di quelli in grado di dare la sveglia: un’accelerazione di dritto dopo un lunghissimo scambio di cortesie. Nole non si scompone e scappa senza problemi sul 3-0. Jannik si sblocca ma sembra avere poche carte in mano per mettere in difficoltà questo Nole, che si limita a controllare, sornione come al solito. La buona notizia è che Sinner si dimostra in grado di tenere botta da fondo, quella cattiva è che non riesce a conquistare punti facili e veloci nella stessa misura del suo mostruoso avversario. Tant’è che si fa concreto il rischio di un severo 1-5 ma Sinner annulla la palla break e chiude con un ace (2-4). Nel gioco seguente ci sono un doppio fallo e una smorzata sbagliata di Nole che poi piazza un ace 15/30. Il punto successivo può dare la svolta, Jannik lo sa e si attacca allo scambio come un mastino: un altro dropshot di Nole che si stampa sul nastro e poi un altro doppio fallo confezionano il controbreak. Il 4-4 arriva in modo naturale, senza strappi o sforzi esagerati. Ora si gioca davvero. Nole ha un accenno di fiatone quando non punisce l’esitazione di Jannik nei pressi della rete poi soccombe su uno scambio infinito: è palla break per Jannik, annullata con un passante chirurgico. Nole ha perso sicurezza e sbaglia tanto ma lo conosciamo bene, questi sono momenti fugaci che sa superare con mestiere: 5-4 per il serbo. È ancora la palla corta a tradire Nole: questa volta ne mette due che Jannik raggiunge facilmente, poi l’accento sul break ce lo deve mettere Sinner con un drittone incrociato che sbatte il suo avversario fuori dal campo: 6-5 e servizio. Nole si punisce a suon di racchettate sulle gambe, Sinner chiude il set ai vantaggi

Nole reagisce come se fosse la leggenda che è: porta a casa il game impallinando le righe. Jannik sale di tono e nel terzo game mette i piedi in campo a punire la seconda di Nole per il break del 2-1. Il 3-1 arriva facile, sembra un sogno ma Djokovic in questi casi è più pericoloso di un cinghiale ferito, il suo computer mentale sta calcolando le infinite scelte binarie che governano il mondo per trovare la maniera di vincere anche questa partita. Il compito di Jannik è quello di non farlo pensare. Un errore maldestro a rete concede una mezza chance alla risposta dell’ex numero uno ma tra il servizio e una lettura ottimale dello scambio arriva il benedetto 4-2, seguito dal secondo break e una rimonta da 0/30 a chiudere un parziale letteralmente dominato.
Il tempo stringe anche per Nole che deve dare un segnale istantaneo: si prende il proprio game e poi va a palla break; Jannik capisce il momento con la saggezza di un anziano capo indiano, alza il livello e si salva. Ma al secondo giro di giostra il castello non tiene e Djokovic gli strappa il servizio. C’è tutto Nole in quest’inizio di rimonta: da un lato la carica nervosa a suon di urla, dall’altro l’umiltà di limitare momentaneamente il livello di rischio in modo da non sbagliare più senza farsi aggredire di Sinner, che patisce un leggero calo fisiologico. Jannik Tiene il servizio poi imbastisce un punto in risposta con due lob e palle corte… tutto bellissimo e quasi esaltante, peccato che stimoli ulteriormente la rabbia del serbo che chiude il 5-2 in un amen Jannik sembra stanco, concede due set point ma li annulla, poi chiude con due ace. Nole serve e va 40/0 Jannik sul primo set point fa un recupero da cineteca prima di cadere 6-3.

Comincia a materializzarsi l’incubo ineluttabile in cui Nole rimonta da 2-0 e vince come gli è successo altre millemila volte, tanto che sembra farlo apposta.
È un momento difficile perché adesso la velocità di crociera premia Djokovic, che non sbaglia più nemmeno quando stecca, in parole povere ci vuole un miracolo per ogni punto e soprattutto un tasso di rischio insostenibile. Manca ancora tantissimo ma sembra già di sentire le urla di esultanza del cannibale. Il set è appena comincaito ma per certi versi è già finito con il break iniziale, poi replicato. Jannik lotta come un leone, sfiora il break, si scaviglia e annulla due set point prima di capitolare per 6-2: sarà quinto set.

O la va o la spacca. Jannik riesce a tenere il turno nonostante il Nole vintage che non lascia più niente sul piatto. Però ora sembra difficile combinare qualcosa in risposta, mentre i game di servizio sono ogni volta un’avventura. Adesso tutto dice Nole, anche i muri dicono Nole, l’unica speranza è la testa di Sinner che rifiuta di arrendersi. Sul 15/30 manca la manina per chiudere a rete e il baratro si fa tangibile. La prima latita e c’è solo da remare: è ancora una volta il tocco a tradire, questa volta su una palla corta che non passa la rete. Nole trova il dropshot che gli era tanto mancato e soprattutto serve benissimo: 3-1 e l’azzurro è in ginocchio (sui ceci). Non c’è più risposta che tenga, Nole picchia giù tutto con il martello di Thor e si avvicina a grandi passi alla linea del traguardo. Sul 30/30 con Jannik al servizio l’uomo di gomma gioca un passante di rovescio semplicemente irreale che mette la pietra tombale sul match. La frustrazione di Jannik è palpabile così come quella di chi ci ha creduto. Il finale è indigesto ma il ventenne che abbiamo visto in questi giorni è decisamente un tipo da Slam, mentre dall’altro lato fatichiamo a immaginare chi possa fermare Djokovic.

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