Aus Open Amarcord: Edberg-Lendl, la storia in una semifinale

Correva l'anno 1985, e in un'Australia precedentemente snobbata dal tennis che conta, ecco che una semifinale tra due talenti assoluti stava per cambiare la storia dello Slam del Sud.

Un talentuoso drammaturgo indiano, che per brevità chiamerò Cleto, una volta scrisse che il solo modo di ampliare i nostri orizzonti è quello di polverizzare ogni conoscenza pregressa per dar spazio alle future.

Discutibile o meno, è necessario partire da questo assioma per compiere l’impegnativo retrobalzo temporale che ci teletrasporterà agli Australian Open del 1985.

edberg_lendl_3 La semifinale degli Australian Open tra Lendl ed Edberg

Siamo esattamente lì dove dovremmo essere, ma ogni singolo elemento suggerisce il contrario. Un trentennio fa gli Open australiani si disputavano in bassissima stagione, tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, sul manto erboso (anche un po’ plebeo) di Melbourne. In sostanza, un altro sport.

Al tempo veniva considerato lo Slam “storpio”, sfacciatamente snobbato da Bjorn Borg, che non andò mai oltre il terzo turno, e così tanto bistrattato da divenire erba di conquista per carneadi in grado di fare carriera soltanto come maniscalchi e guardarobieri una volta appesa la racchetta al chiodo. Ora ci siamo ambientati e possiamo prendere posto per assistere alla partita che ci ha regalato una delle più gustose rivalità di sempre. Una delle due semifinali, intrisa profondamente tanto di spettacolo quanto di storia.

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Ivan Lendl

La parte del favorito è interpretata obbligatoriamente dal numero 1 del mondo, il cecoslovacco Ivan Lendl. Lui, il bianco duca della racchetta, algido calcolatore, cinico ed essenziale. Nessun gesto atletico fine a se stesso, nessuna decisione sul campo priva di logica, ossia il miglior compagno d’ascensore possibile in caso di guasto improvviso.

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Stefan Edberg

Il timido sfidante, invece, ha le fattezze dell’imberbe svedese Stefan Edberg: numero 20 del mondo dal talento purissimo. Un istintivo geniale, snodato ed elegante con il volto dell’eterno chierichetto: fondamentalmente il miglior compagno immaginabile per una gita a Gardaland.

L’inizio è contrassegnato dalla proverbiale strategia lendliana: un approccio alla partita apparentemente blando, una sorta di bluff dichiarato fatto di colpi giocati ad una velocità ridotta al solo fine di trovare il ritmo più adatto per imbrigliare l’avversario. Tuttavia Edberg non trova difficoltà a disinnescare questo collaudato canovaccio e si procura numerose occasioni per portarsi avanti di un break, anche se Lendl, insolitamente spazientito, trova il modo di trascinare il set al tie break. Nel breve volgere di pochi minuti, lo svedese concentra più errori di tutti quelli commessi nei 12 game precedenti, e Lendl non deve far altro che aspettare alla cassa i gratuiti di Edberg e aggiudicarsi  il primo set.

Nel secondo parziale il paggetto scandinavo accusa il colpo e il vampiro dell’est sembra pronto ad affondare i canini e fare scempio del sempre più tremebondo svedese. Lendl però, forse mosso a compassione, non concretizza le molteplici possibilità per distanziare ulteriormente Edberg, sottovalutando colpevolmente le risorse in possesso del rivale, il quale sul 5-5 trova la chiave giusta per capovolgere improvvisamente l’inerzia della partita, break decisivo all’undicesimo gioco e risultato nuovamente in discussione.

Il terzo parziale è un assolo superlativo di Edberg, capace di rifilare un 6-1 al suo avversario: quello dall’altra parte della rete è un Lendl trafitto, travolto dalla varietà di soluzioni a disposizione dello svedese. E’ così costretto ad aggrapparsi alle variabili climatiche,  “azzannando” il quarto set, dopo una sospensione dovuta ad un forte acquazzone, grazie ad un break ottenuto subito dopo la ripresa del gioco.

L’emorragia tennistica, per lo svedese, è inarrestabile. Il quinto set si apre con un break a favore del fresco vincitore degli US Open, ma il pallino del gioco resta saldamente nelle mani di Edberg, che riesce a pareggiare con un controbreak di importanza capitale (video hot shot). L’inerzia del match è tutta a favore di Edberg, con il suo avversario che arranca affidandosi più alla paura di vincere del fuoriclasse in fasce che alla sua maestria tattica.

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Lo svedese non trema, e dopo essersi fatto annullare tre match point, sul 5-4, concretizza la quarta possibilità di vittoria: 8-8. Dopo un sconclusionato attacco a rete del numero 1, è un diritto a campo aperto a decretare la fine della contesa. Lo storico finale di una partita che fa da spartiacque tra due precise ere per quanto riguarda la storia degli Australian Open, con due modi diversi di concepire questo gioco il cui sublime collante è rappresentato da questi due pilastri della storia del tennis.


Edberg vs Lendl  6-7, 7-5, 6-1, 4-6, 9-7

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