Amarcord, una Leonessa è per sempre: il giorno che ha cambiato la storia del tennis italiano

Oggi ripercorriamo l'impresa di Francesca Schiavone, la Leonessa che ha regalato un sogno allo sport italiano. Ex numero 4 del mondo e campionessa in campo e fuori: ha vinto il Roland Garros nel 2010 e sconfitto il linfoma di Hodgkin pochi mesi fa.

A quasi dieci anni di distanza, nel nostro percorso tra gli amarcord, abbiamo scelto di emozionarci tornando con la mente, e con le parole, all’inizio degli anni Dieci del secolo XXI. Nel 2010, infatti, si è infiammata la miccia che ha portato all’esplosione del tennis femminile nostrano nei Grande Slam. Esattamente due settimane dopo la terza Champions League conquistata dall’Inter contro il Bayern Monaco, il 5 giugno 2010, Francesca Schiavone vinceva in due set nella finale del Roland Garros, mandando in visibilio tutto il Philippe Chatrier contro Samantha Stosur. Oggi vogliamo riportarvi lì, a sognare ancora ad occhi aperti. Per dimenticare anche solo per un momento questi tempi difficili. O per ricordarci tutti insieme chi è Francesca Schiavone, la Leonessa che il 13 dicembre 2019 ha annunciato di aver sconfitto anche il cancro.

Probabilmente, tutti i risultati che abbiamo avuto la fortuna di vivere a partire da quel 5 giugno erano scritti nel destino di Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Sara Errani e Roberta Vinci. Il quartetto che ha vinto tre Fed Cup nel 2009, 2010 e 2013, con Schiavone e Pennetta già presenti però nel successo del 2006 e nella finale persa nel 2007. Un gruppo che a partire da quel 5 giugno, ha visto tutti i suoi elementi in almeno una finale di un Major e conseguentemente per diverse settimane anche in Top-10. Una serie di traguardi storici che, al di fuori della Fed Cup, ha trovato la sua radice in un giorno d’estate del 2009. Precisamente il 17 agosto, quando ufficialmente Flavia Pennetta, dopo la semifinale nel Wta di Cincinnati, faceva il suo ingresso nella Top 10. La prima italiana nella storia ad entrare nel gotha del tennis mondiale.

Che il legame umano tra le quattro ragazze abbia spinto ognuna di loro verso l’Olimpo dello sport italiano è verissimo. Ma è anche vero che nel singolare, al tennis, si gioca molto per sé stessi. Ed è proprio per questo che il percorso che ha portato Francesca Schiavone a quel fatidico 5 giugno, è iniziato ancor prima di quel 17 agosto. Tra il 2001, anno del quarto di finale a Parigi e il 2005, Schiavone aveva infatti navigato tra la Top-50 e la Top-20. Il salto di qualità era arrivato nel 2006, quando per diverse settimane si era assestata al numero 11 della classifica Wta. Negli Slam però i risultati stentavano ad arrivare. Così, dal torneo di Linz del 2008 Schiavone aveva abbandonato anche la Top-30. Il disegno della sua vita, e della storia del tennis italiano, si sarebbe messo in moto, ad insaputa di tutti, otto mesi dopo. Ovviamente, al Roland Garros. Il 26 maggio del 2009, infatti Schiavone perdeva per 6-4 6-2, all’esordio, contro un’australiana nata il 30 marzo del 1984. Nome: Samantha Stosur, da non dimenticare. Una sconfitta dolorosissima, che rispediva la milanese alla 50esima posizione mondiale, peggiore classifica dal maggio del 2001.

Fed Cup 2010

È qui che comincia il cammino della Leonessa verso la storia. Perché meno di un mese dopo Schiavone ruggisce a Wimbledon torna nei quarti di finale di un Major a quasi sei anni di distanza dall’ultima volta. In classifica è in un baleno di nuovo nelle prime 30: esattamente due anni dopo l’ultima volta torna in una finale Wta, perdendo a Praga da Sybille Bammer. Poi l’autunno: ancora Sam Stosur, che la batte in finale ad Osaka. A Mosca, però, è inarrestabile, perde il primo set del torneo, ma nei successivi 10 lascia per strada solo 26 game. Addirittura solo 7 tra semifinale e finale contro Alona Bondarenko e Olga Govortsova. Secondo titolo in carriera dopo Bad Gastein 2007, che aveva interrotto la serie di 11 finali perse, le prime della sua lunghissima carriera. A inizio 2010, dopo la vittoria in Fed Cup è quindi nuovamente tra le prime 20 del mondo, posizione numero 17. La stessa con cui si presenterà al Roland Garros, forte però del titolo a Barcelona.

L’amore di Francesca con Bois du Boulogne era evidentemente sbocciato già nove anni prima, quando a fermarla nei quarti ci pensò la numero 1 del mondo, Martina Hingis. Ma Schiavone aveva già stupito, ancor prima che il mondo, l’Italia intera, per nulla abituata ad una 20enne che colleziona risultati. Nel 2010 però di anni sta per compierne 30, ed è nel miglior momento della sua carriera. Dell’inizio della cavalcata, contro Regina Kulikova, non si conservano immagini. Ma quello di primo turno è il match in cui Schiavone rischia di più: pareggia col 6-3 il primo set perso 5-7, ma poi si ritrova sotto di un break al terzo. Il parziale dal 3-4 al 6-4 finale, è quello decisivo nel suo torneo, che decolla definitivamente. Zero immagini anche della vittoria a senso unico contro la qualificata australiana Sophie Ferguson, ma oramai Schiavone non conosce titubanze. Ferguson fa solo quattro giochi e solo due in più se ne aggiudicherà Li Na in terzo turno. L’azzurra ha un tennis più completo, la capacità di cambiare ritmo punisce spesso l’impazienza della cinese, che commette errori decisivi. Impresa ai limiti dell’impossibile scardinare la difesa di Schiavone, che utilizza le variazioni per riportarsi al centro e col dritto farà la differenza per tutte e due le settimane. Lo schema preferito è un dritto stretto che manda fuori dal campo le avversarie, per poi scegliere la soluzione migliore. La numero 17 Wta infatti utilizza benissimo anche la palla corta, e, dotata di grande sensibilità, non si fa problemi nel cercare la via della rete in maniera redditizia. Il 28 maggio, Schiavone apre il programma sul Suzanne Lenglen contro Maria Kirilenko. Schiavone però fa la differenza, in un match tirato, sulla seconda dell’avversaria, e con un break per set s’impone 6-4 6-4. È dal match di quarti che però il torneo comincia ad assumere contorni epici. Sotto il cielo piovoso dello Chatrier, la milanese domina infatti la numero 3 del mondo, a lungo numero 1 l’anno precedente, Caroline Wozniacki. Soprattutto il primo set è senza storia, con 16 vincenti dell’italiana per il 6-2 finale. Il dritto è un incubo per la danese, costretta a corse continue, ma non al meglio. Un 6-2 6-3 che cambia tutto, anche la fiducia di poter attraversare momenti più duri.

A mettere di nuovo in difficoltà Schiavone, giovedì 3 giugno, è il talento di Elena Dementieva, nel set più duro, fino a quel momento, per il torneo della Leonessa. La russa va avanti di un break sul 4-3, ma fisicamente ha sempre meno energie. Con grande volontà si spinge fino al 2-0 nel tie-break del primo set. Ma poi brillantezza e grinta di Schiavone vengono fuori, insieme alle lacrime di Dementieva, che ceduto il primo parziale si arrende al dolore e manda in finale Schiavone. In finale, come ben sappiamo, c’è Samantha Stosur, vittoriosa lo scorso anno nel match di primo turno al Roland Garros. Anche la Stosur è cresciuta esponenzialmente nel ranking, e rispetto all’anno precedente in cui era testa di serie numero 30, ora è la numero 7. Il confronto è equilibrato, e tra due tenniste molto simili per caratteristiche. Fisicamente sono entrambe forti, l’australiana serve meglio ed è un po’ più potente, ma sulla terra rossa Schiavone è nel suo habitat naturale e le sue parabole nel 2010 sono velenose. E in questo contesto, sono l’istinto ed il coraggio a fare la differenza. Stosur trema nel nono gioco del primo set, Schiavone fa il break e chiude per 6-4. Il braccio dell’italiana non ostenta paura neanche sotto nel punteggio. Sotto 2-4 nel secondo set, un paio di errori dell’avversaria la rimettono in corsa, fino ad arrivare al tie-break che scriverà la storia del tennis italiano. Da 2-2 è show di Schiavone, che affronta la situazione di petto e raccoglie i frutti della sua sagacia tattica. Vola 6-2 con una volée di rovescio, una di dritto, un vincente di dritto e poi una stupenda stop volley di rovescio. Colpi straordinari, a confermare una superiorità inaspettata alla vigilia, proprio per le similitudini tra le due. Stosur aveva vinto anche gli ultimi quattro precedenti senza perdere neanche un set. Ma Schiavone ha avuto la forza di variare di più, perché più lucida, oltre che di quattro anni più grande. Stosur si sposta moltissimo col diritto, ma è frettolosa e chiude con 28 eccessivi gratuiti. L’azzurra è ancora clamorosamente solida e di errori ne fa nove in meno, con un vincente in più (26 a 25).  Per la storia, basta il primo match point: un rovescio steccato dalla Stosur con Schiavone che cade a terra commossa. È campionessa del Roland Garros 2010, prima tennista italiana a vincere uno Slam tra maschile e femminile.

E due giorni dopo sarà anche numero 6 del mondo, la prima ovviamente a raggiungere queste vette. Così come sarà la prima a partecipare alle Wta Finals. È l’inizio di un sogno che durerà fino alla finale del 2011. Il 31 gennaio toccherà addirittura la posizione numero 4. Poi a rompere la magia ci penserà Li Na. In Top-10 rimarrà per 62 settimane consecutive, fino al 10 ottobre 2011. La sua carriera finirà sette anni dopo quella finale, a Gstaad. Sconfitta al primo turno, contro, ovviamente Sam Stosur, oramai divenuta un’amica. Una Leonessa è per sempre, però. Perché Francesca non ha smesso di lottare. E a dicembre del 2019 ha confessato di aver vinto di nuovo. Una partita ben più difficile, contro il linfoma di Hodgkin, ma con lo stesso risultato di un decennio prima. Un sorriso indimenticabile e la capacità di ispirare le persone col suo essere diretta e spontanea.

Quel 5 giugno poi, ha cambiato per sempre la storia del tennis italiano, e per noi tifosi il sogno è continuato fino al 12 settembre 2016, quando dopo 24 settimane di permanenza consecutiva anche Roberta Vinci ha lasciato la Top-10. In mezzo la finale del Roland Garros 2012 di Sara Errani, altre due semifinali e quattro quarti di finale, con qualificazioni alle Wta Finals nel 2012 e nel 2013. In totale 89 settimane consecutive tra le prime 10, col best ranking di numero 5 nel maggio del 2013. Poi, ovviamente, Flavia Pennetta, con le sue 34 settimane in Top-10 tra 2009, 2010, 2015 e 2016. La strada iniziata in quel giugno 2010 ha portato alla vetta massima del tennis italiano di ogni tempo, raggiunta il 12 settembre 2015, quando Flavia Pennetta ha battuto in finale agli Us Open Roberta Vinci.

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