Le tenniste che hanno reso grandi gli Stati Uniti

Protagonisti indiscussi da sempre, terra di dominatori e dominatrici del circuito, gli USA possono contare su decine e decine di campioni, numeri 1 del mondo, vincitori Slam, ori olimpici. La loro storia, dalle origini alla vittoria di Sofia Kenin a Melbourne, passando da chi ha preso il tennis e lo ha cambiato per sempre, le sorelle Williams.

Il tennis non è nato negli Stati Uniti, chiunque abbia letto giusto qualche accenno della storia di questo sport sa bene che affonda le sue radici nei prati inglesi. Eppure, una volta arrivato negli USA fu presto chiaro a tutti come questo paese fosse destinato a regnare. I rivali non sono mancati, se si prendono tempi relativamente recenti in campo maschile la Spagna ha saputo prendere d’assalto la classifica, mentre nel femminile ci hanno pensato Russia e Repubblica Ceca, ma rimane un paragone azzardato e per capirlo serve ampliare lo sguardo e considerare la storia tennistica degli Stati Uniti d’America.

La storia del tennis americano femminile dello scorso secolo si può riassumere, con immensa difficoltà, in 4 grandi nomi: Billie Jean King, Martina Navratilova, Chris Evert e Monica Seles. Sia chiaro, questo non è neanche lontanamente sufficiente a rappresentare la quantità di successi e trionfi delle tenniste a stelle e strisce. Billie Jean King è, tra le varie cose, la fondatrice della WTA, nonché la più grande sostenitrice dei pari diritti tra i generi in questo sport. È rimasta alla storia la Battle of the Sexes, la partita giocata tra lei e Bobby Riggs, vinta proprio da Billie Jean e diventata qualche anno fa un film di Hollywood con Emma Stone nei panni della leggenda americana. Anche Martina Navratilova ha dato tanto al circuito, sia in campo che fuori. Tra le più vincenti di sempre, la nativa ceca naturalizzata americana ha sostenuto insieme a Billie non soltanto l’uguaglianza dei generi ma anche il movimento LGBT, esponendosi in prima persona. Tra le sue migliori amiche sul circuito c’era anche Chris Evert, compagna di squadra e di avventure, che per anni ha spartito il numero 1 della classifica e gli Slam proprio con Martina. E infine, Monica Seles negli anni 90 è stata l’unica giocatrice al mondo in grado di tenere testa a Steffi Graf, grazie a potenti fondamentali in grado di spezzare le solide geometrie della tedesca. Purtroppo la sua carriera è stata spezzata con violenza in un nefasto giorno di aprile, quando un tifoso della sua grande rivale l’ha accoltella durante un cambio campo. Nulla sarà più lo stesso per la nativa di Novi Sad, in Serbia, che non riuscirà più a giocare lo stesso tennis negli anni seguenti.

American tennis player Billie Jean King is seen in play during the women’s singles at the All England Lawn Tennis Championships at Wimbledon in London on July 8, 1967. King defeated her opponent Anne Jones of Britain. (AP Photo)
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Qualche anno dopo, in un momento di fioritura per gli Stati Uniti, quando Davenport, Seles e Fernandez erano all’apice e Capriati stava per tornare ai vertici, dopo i grandi risultati ottenuti da ragazzina, due sorelle entrano nel mondo del tennis. Due giovani ben lontane dai livelli più alti della società, allenate fin da piccole dal padre Richards e destinate a cambiare per sempre la storia di questo sport. La più grande è alta e slanciata, elegante, grintosa. La più piccola è di statura media, con un sfisico possente, ancora più grintosa e, rispetto alla sorella, più “cattiva”. La sua chiave del successo, secondo il padre coach. La prima ad avere successo è Venus, la maggiore, che nel 1998 entra tra le prime 10 del mondo. Appena un anno dopo anche la più giovane, Serena, arriva ai vertici e finiscono il 1999 da numero 3 e 4 del mondo. Sono ancora teenagers ma è già chiaro che il mondo ha davanti due delle tenniste più forti di tutti i tempi, dotate di un servizio devastante e grande completezza tecnica. Nei 4 anni che seguono, le sorelle si aggiudicano 9 dei 16 Major disputati, si impongono come una delle coppie di doppio più forti del circuito e si spartiscono il trono della classifica. In una lunga carriera però ci sono anche anni difficili, e prima Serena ha  diversi problemi fisici e motivazionali, poi nel 2011 a Venus viene diagnosticata la sindrome di Sjogren. Le difficoltà vengono però pian piano superate e nel 2012 Serena, a 30 anni, trova la miglior forma della sua carriera, tornando presto al numero e conquistando uno Slam dietro l’altro. Venus impiega qualche anno ad imparare a convivere con la sindrome, ma riesce poi a tornare in top10 e a giocare altri finali Slam, purtroppo sempre perse. Nel 2017 le due giocano una straordinaria finale a Melbourne che ha un valore ben superiore a quello che appare: Serena è incinta e questa sarebbe stata (ad ora) l’ultima finale disputata tra le sorelle. Dopo la gravidanza Serena è in grado di tornare tra le prime 10, Venus invece cala d’intensità ma mai d’eleganza. Gli anni passano, tenniste arrivate nel circuito dopo di loro si ritirano, altre più giovani di oltre 20 anni si cimentano nei tornei che contano, e loro sono lì, ormai sui 40 anni, a dare ancora lezioni di tennis, e non solo

Negli ultimi anni ci sono anche altre tenniste statunitensi che hanno provato a rappresentare gli USA ad altissimi livelli, come Madison Keys, ragazza dotata di servizio e dritto di rara potenza, e Sloane Stephens, che con colpi pesanti e grande fisicità è riuscita anche a vincere uno Slam davanti al pubblico di casa, a New York, nel 2017. Nessuna delle due è stata però in grado di confermarsi, e se la prima è rimasta quasi sempre almeno in top20, Stephens ha conosciuto un crollo verticale dal 2019l, il suo ranking è salvo solo grazie a qualche buon risultato su terra e la pandemia l’ha salvata in tempo prima di veder scadere anche quei punti. Ha avuto un solo anno di gloria invece Coco Vandeweghe, che sul più bello è incappata in un infortunio da cui pare non riuscire a riprendersi. Pure la giovanissima Cici Bellis è stata fermata da un brutto infortunio ancora prima di arrivare ai vertici, ma forse ha intrapreso la via del ritorno. Attualmente però gli Stati Uniti sembrano aver trovato una nuova stella e tante ottime promesse. Sofia Kenin va ormai considerata come la top player quale è; la classe 1998 di origini russe ha giocato un 2019 splendido all’insegna della continuità e della serietà nel lavoro e a inizio 2020 ha lasciato tutti a bocca aperta superando la numero 1 del mondo Ashleigh Barty in semifinale a Melbourne prima di prendersi il titolo in rimonta contro Garbine Muguruza in finale. La giovane campionessa Slam si sta proiettando ai vertici del ranking e se saprà reggere la pressione potrà fare grandi cose. Certo, questo dipenderà anche dalle future colleghe, tra cui vi sono diverse interessanti connazionali. La prima è Amanda Anisimova, ormai nel tour maggiore da un paio d’anni, che nonostante i soli 18 anni affronta le sue partite con la maturità di una veterana. Dotata di fisico longilineo e fondamentali rapidi e pesanti, è da considerarsi una delle grandi candidate a vincere uno Slam quando si riprenderà a giocare. La seconda promessa è Coco Gauff, vero e proprio fenomeno mondiale. Classe 2004, Coco a soli 15 anni è arrivata di prepotenza nel circuito, giungendo agli ottavi a Wimbledon e vincendo il suo primo titolo WTA a fine 2019. Il suo destino pare già scritto da tempo, ma c’è una lunga strada per far sì che si compia. Nonostante un fisico già sviluppato e possente, il suo gioco è ancora in fase di affinamento e i margini di miglioramento sono ampi. Poi vi è Caty McNally, classe 2001, che in singolare si sta facendo le ossa e porta nel tour un ottimo serve and volley e un dritto esplosivo. Inoltre, Caty gioca il doppio insieme a Gauff e con ottimi risultati, candidandosi già ora a coppia da Olimpiadi. E poi la lista prosegue con Osuigwe, Baptiste, Volynets, Liu e tante altre, tutte possibili protagoniste tra qualche anno.

È vero, gli Stati Uniti hanno avuto qualche momento oscuro, in cui sembrava che senza le sorelle Williams non ci fosse modo di dire la propria nei tornei che contano, ma il futuro sembra essere ben diverso. Tante giovanissime promesse sono pronte a dimostrare a tutto il mondo che le sorelle Williams sono state un pilastro insostituibile di questo sport, ma non sono state l’ultimo capitolo di una gloriosa storia. Il futuro dell’America è ancora tutto da scrivere.

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