Questi Australian Open non s’han da fare

A Melbourne si respira la peggiore aria del mondo, eppure si deve giocare. Raccattapalle e tennisti svengono e collassano. Ma dov'è il buonsenso?

A Melbourne si respira la peggiore aria del mondo. Ma a Melbourne hanno preso il via le qualificazioni degli Australian Open, primo Slam dell’anno, che si gioca…all’aperto. The show must go on, avranno pensato Craig Tiley e compagnia cantante, a quanto pare grandi fan dei Queen. La domanda che, a ragione, tutti coloro che non fanno parte di Tennis Australia si sono posti è: perchè?

Facciamo un passo indietro. Come è noto, l’Australia sta andando a fuoco. Stanno bruciando otto milioni di terreno, oltre che case e animali: si stima che al momento sia andata in fiamme una superficie simile a quella dell’intera nazione del Portogallo. Nello stato del Victoria, di cui Melbourne è la capitale, ci sono sedici focolai attivi che hanno distrutto 355 abitazioni. Le autorità competenti hanno chiesto ai cittadini di restare in casa il più possibile, per respirare meno aria inquinata dal fumo degli incendi. Eppure le qualificazioni degli Australian Open sono state fatte cominciare regolarmente. Unica contromisura: l’inizio delle partite di ieri è stato posticipato di un’ora.

Dobbiamo davvero aspettare che accada qualcosa di brutto per mettere un freno a tutto questo? I tennisti non sono carne da macello, non sono animali da circo costretti a esibirsi per sottostare alle leggi del dio denaro. Sono, prima di tutto, uomini e donne. E come tali devono essere rispettati. In realtà, di questo avviso pare essere anche il direttore del torneo: “i test sulla qualità dell’aria in loco vengono effettuati continuamente, e l’opinione di esperti medici, ambientali, scienziati e metereologi continua ad essere ascoltata per decidere se ci sono le condizioni per poter giocare”. Le conseguenze, però, dicono altro.

Evidentemente bisogna sostituire ciascuno di quegli esperti o sedicenti tali che ha menzionato Tiley, in quanto solo nel primo giorno di gare si sono riscontrati due svenimenti di due raccattapalle e un quasi-collasso di una giocatrice, ovvero Dalila Jakupovic, costretta al ritiro. Ciò significa, per fare chiarezza, che la tennista slovena ha detto addio ad un potenziale montepremi di 32.500 dollari australiani, che alla numero 82 del mondo avrebbero fatto comodissimo (si è dovuta ritirare dopo aver vinto il primo set, sul 5-6 A-40 del secondo). Per non parlare dei rischi che comporta il giocare e fare uno sforzo fisico provante in condizioni così malsane.

Molti tennisti non hanno tardato a far sentire la propria voce tramite i social network, ai quali sono stati affidati messaggi di preoccupazione spesso sfociata in un giustificato panico. Non voglio, con questo pezzo, ergermi a Greta Thunberg del tennis. Dico solo che ci vorrebbe un po’ più di buonsenso, di attenzione verso l’uomo in quanto tale. Molti giocatori (tra cui anche la povera Jakupovic) si erano anche resi disponibili a giocare anche due partite in un solo giorno, pur di aspettare che le condizioni dell’aria migliorassero. Chiunque può andare su un qualsiasi sito che misuri la qualità dell’aria per rendersi conto che a Melbourne è praticamente impossibile fare degli sforzi fisici senza rischi salutari. È assolutamente necessario trovare delle soluzioni prima che sia troppo tardi, e che le conseguenze diventino irreversibili. Bisogna farlo ora, subito. Right here, right now.

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