I magnifici otto: Kei Nishikori

Primo ritratto per i partecipanti al Masters. Nishikori, dopo un grande 2014, si appresta a giocare il suo primo, ma non sarà l'ultimo...

Primo ritratto per i magnifici otto, dedicato a Kei Nishikori. Il giovane giapponese, 24 anni, sale sempre di più in classifica. Ora è quinto, e questo è il suo primo Masters di fine anno. Poi spiegherò perché, secondo me, non sarà l’ultimo.

Ripercorriamo velocemente la sua stagione: a Brisbane batte Cilic, agli Australian Open viene fermato negli ottavi da Nadal, conferma il titolo di Memphis. La stagione americana è accompagnata da qualche problema all’inguine, ma a Miami infila vittorie con Dimitrov, Federer e Ferrer, arrivando a una semifinale non disputata per infortunio.

A Barcellona la svolta. Nishikori impressiona e va a vincere il torneo, lasciando appena 18 giochi per strada. A Madrid, la settimana successiva, raggiunge la finale, prendendo a pallate Nadal prima di cedere a causa di un grave fastidio alla schiena, che danneggerà le sue performance a Parigi e a Wimbledon.

Poi è la volta della stagione nord-americana: un altro infortunio porta il giapponese dritto dritto all’ultimo Slam dell’anno. E qui cala l’asso. Supera Raonic e Wawrinka in cinque set e Djokovic in quattro. Dopo queste tre super maratone e epiche battaglie, viene schiantato in finale da uno straordinario Cilic in versione deluxe.

Sono contento per il giapponesino, il dolce e simpatico ‘Ninja’. Dicevo prima che secondo me questo imminente non sarà l’ultimo Masters per lui. Ad impressionare, infatti, è stata la straordinaria stagione disputata nonostante i numerosi infortuni. Come se, a 24 anni, Nishikori sapesse già conviverci perfettamente. Forse Nadal lo ha contagiato. E poi a dare sicurezza c’è la completezza dimostrata in campo. Ottimi fondamentali, grande senso dell’anticipo, sublime atleta. Rapido e scattante per compensare una potenza deficitaria.

Il piccolo adorabile ‘Ninja’ si è trasferito precocemente negli Usa, senza una parola d’inglese in valigia. Chi lo ricorda oggi dice che la timidezza era compensata da una disciplina a dir poco ferrea. Nishikori parlava poco, molto poco. “Il suo grande pregio è parlare poco, Kei non ama un dialogo molto fitto” ha dichiarato Bollettieri. Bottini, che segue Nishikori tutto l’anno, ha raccontato di come anni fa la comunicazione tra i due fosse di fatto nulla: “Io parlavo e lui non mi rispondeva, non sapevo se avesse capito o meno. Quando io e Chang non siamo d’accordo su qualcosa, ne parliamo prima tra noi in modo da far arrivare a Kei un solo concetto per non creare disordini.”. Sto ridendo da dieci minuti per questa dichiarazione.

Il meraviglioso project-45 (la 45esima posizione Atp, l’obiettivo di Nishikori e del suo staff a inizio a carriera, per diventare il giapponese più avanti in classifica di sempre) è nel frattempo diventato project-20, project-10, ora project-5. Spero di cuore possa diventare un project-1, ne ha le potenzialità. Vedremo cosa combinerà in questo Masters.

Mi raccomando, però. Un concetto alla volta, non accavallate le voci e parlategli uno alla volta. Così, “per non creare disordini”.

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